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Fotografia e dintorni




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Continuiamo la ricerca su “Senigallia della fotografi” e, arrivati ai prodromi della costituzione del gruppo Misa, ci soffermiamo sul fotografo Gemmy Tarini classe 1894 al fine di verificarne l’influenza sulla fotografia senigalliese, i rapporti con Cavalli e con i “giovani “della gruppo Misa, e soprattutto per una prolusione su alcune sue ottime fotografie che mi sono state gentilmente fornite e illustrate dalla dr.ssa Marella Tarini, nipote di Gemmy Tarini, coadiuvata dal consorte, il dr. Pietro Rinaldo Fanesi.




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"Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere." (Robert Doisneau)



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Che cosa incrociano i tuoi sentimenti? Che cosa comunicavano le parole di Nino Migliori durante gli interstizi culturali delle brevi pause e il suo fare eccitato durante il work-shop? Osservare gli elementi che ci circondano, cercare qualcosa che può portare ad una conclusione; i toni, le gradazioni dei colori, i bianchi mangiati, bruciati, i neri intesi e aperti nel ricordo dell’imperscrutabile di Mario Giacomelli o lo sfocato, il mosso…per riprendere, fotografare non solo le cose che appaiono nel mondo, ma soprattutto quelle che sono nascoste, che non vediamo.


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Occorre guardare, osservare i vari elementi, cercare qualcosa che ti porta ad una conclusione, anche i toni, le gradazioni,i colori, i bianchi mangiati, bruciati, i neri intesi o aperti,lo sfocato, il movimento…perché ognuno deve saper riprendere, fotografare non solo le cose che sono nel mondo, ma anche quelle che sono nascoste che non vediamo, (possiamo pensare solo agli sconfinati paesaggi dell’anima, solo quando riusciremo a capire, osservare, riprendere le forme che ad una prima osservazione non sono visibili e trasformarle con la nostra fantasia e creatività in visioni la cui interpretazione è sempre nuova e soggettiva).

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Immagino che come accade per chi sente o legge l’oroscopo (molti), qualche fotoamatore sarà curioso di sapere se si potrà prevedere un futuro (immediato) per la fotografia; forse nella serendipità degli eventi, utilizzando la sua memoria storica e tracciando un bilancio di come si è mossa la fotografia (e non solo negli ultimi tempi), alla luce delle nuove ed incalzanti tecnologie( per esempi tra l’analogico e il digitale) potremmo azzardare una direzione per il 2010.(In realtà non abbiamo la pretesa di essere così veggenti e se lo fossimo saremmo più occupati con le lotterie).

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Presentare Gianni Berengo Gardin, è per me motivo di orgoglio e di soddisfazione per tutta una serie di motivi che tenterò sinteticamente di ricomporre, elencandoli: in primis  per la stima e l’amicizia che nutro nei suoi confronti, complice lo stesso Mario Giacomelli che ci ha presentati circa 27 anni fa.

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Giorgio Cutini a Fermo, Palazzo dei Priori fino al 30 luglio.
Le riflessioni di presentazione sul percorso estetico di Giorgio Cutini, vanno in parallelo con alcune considerazioni e contributo di idee, sul percorso della nostra cultura fotografica.

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“Mail art” o arte postale è un’esperienza di rappresentazione che coinvolge la relazione, il comportamento, il concetto ed il prodotto che ha preso inizio negli anni sessanta principalmente con l’americano Ray Johonson, del gruppo d’avanguardia Fluxus, che nel 1962 con la sua proposta” Add to and return to” propose per posta i suoi lavori in tutto il mondo e che fondò la New York Corrispondence School of Art.

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Mario Giacomelli, all’unanimità di critica e pubblico uno dei più altri fotografi del nostro tempo, stroncato da una grave malattia il 25 Novembre 2000, cavalca nei paesaggi infiniti dell’anima. Nato a Senigallia il 1 agosto del 1925, inizia la sua attività di fotografo la vigilia di Natale del 1952. Si regala una fotocamera Comet e si reca sulla spiaggia per fotografare il mare; per riprodurlo mosso, animato, muove la macchina. Nasce la sua prima fotografia, L’approdo, con la quale si allontana, consapevolmente, dalla tradizione fotografica.

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Il Myanmar risplende magicamente nelle immagini di Ivano Bolondi.
L\'ex Birmania, il popolo dei monaci del buddismo theravada, una sorta di filosofia della vita, alla ricerca delle nobili verità della raggiunta illuminazione di Siddharta Gautama Sakyamuni.

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Incominciamo una nuova rubrica dal titolo: Fotografia e dintorni con alcune riflessioni che partendo da una città, Senigallia, con forte vocazione per la fotografia, possano in qualche modo, portare dei contributi in questa direzione; potranno essere storie di passioni, recensioni, o altri fatti sempre con un occhio attento e rigoroso e una voce forte, senza influenze.
Sarà anche un luogo dove chi vuole potrà aver selezionate le proprie immagini, magari anche con qualche riguardo.