comunicato stampa
Giocare a carte con una mano sola


A volte giochiamo a “Uno”. Io prendo il mazzo, lo divido in due, poi prendo entrambe le carte, sia la mia che la sua. Le faccio vedere la combinazione delle due carte insieme e lei mi dice se va bene oppure no. Se batte le ciglia vuol dire sì, se non le muove vuol dire no. Così la prima partita l’ha vinta lei, la seconda io. Si è divertita molto e abbiamo fatto sei partite, una dietro l’altra. Non voleva smettere.
Maddalena ha 16 anni e vive allettata da quando ha 3 mesi, collegata a un tubo che l’alimenta. Il suo capo e il suo corpo riposano giorno e notte su quel giaciglio, ma la sua voglia di alzarsi e di esserci a volte sembra sollevarla dal letto. Basta osservarle i capelli. Ha dei capelli riccissimi e ribelli che sono apparentemente fermi li sul cuscino, ma a volte si spostano e sembrano alzarsi in aria, come a volerla sollevare tutta.
Maddalena vive in una stanza colorata, piena di indicazioni mediche su come aiutarla, raccomandazioni su come interagire con lei, disegni e farfalle colorate. Ce ne sono a centinaia nella sua cameretta immersa nella campagna marchigiana dove arriva sempre una luce dolce e armoniosa che fa venire voglia di coricarsi lì vicino, insieme a lei.
Incontrare Maddalena significa cancellare la quotidianità e immergersi in un universo parallelo dove lo spazio e il tempo sono sospesi: la vita va avanti con un ritmo diverso. Il suo mondo sembra racchiuso in un letto e un corpo apparentemente fermo. Eppure quando le parlo e lei puntuale risponde a tutto quello che dico e riesce a farmi capire quello che vuole dirmi, io subito vedo la persona che c’è oltre quel corpo.
E allora chi sono io e chi è lei? Difficile dirlo, ma sicuramente in quel letto c’è una persona con gli stessi sentimenti ed emozioni che provo io.
Il momento più difficile è stato l’inizio. All’inizio è così: non si riesce a capire bene, ci si sente in imbarazzo, si ha paura di sbagliare, non si riesce a capire come comportarsi, è tutto nuovo, strano. Ma poi quando ogni volta che vado a trovarla, devo guardarla negli occhi per comunicare ed entrare in sintonia con lei, devo fare i conti con le mie paure.
Così lei mi fa capire che tutto è possibile, che basta poco a volte per sentirsi meno soli: leggere un libro insieme, giocare a “Uno” con una mano sola.
Per maggiori informazioni sul Progetto Persone sole vai sulla pagina Fb della Fondazione o chiama allo 071.9931265/342.1574468

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