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Il tradizionale Pagellone di Sanremo 2021

14' di lettura Senigallia 05/03/2021 - Come ogni anno il dottor Stranumore - Giacomo Valeri - dice la sua sul Festival di San Remo. Avere un 6 nel suo pagellone è più difficile e gratificante che vincere il Festival.

FULMINACCI - “Santa Marinella” - VOTO 8+

Targa Tenco come miglior album d’esordio. Giovanissimo ma talentuoso. Un cantautore che ha qualcosa da raccontare e sa come farlo. Testo davvero intenso, parole ricercate (e questa, al Festival di Sanremo è una notizia). Mi sbilancio: il miglior testo. Questo spettacolo lo inghiotte, forse lo brucia persino. Troppo fragile, delicato. Ma noi lo ricorderemo e compreremo il suo album. Glielo dobbiamo. Bravo.

BUGO - “E invece sì” - VOTO 7,5

Vi siete scatenati su Twitter con le facili battute su uno dei 5 migliori artisti in gara, eh?

Ha stonato? Si, certo, e chissene frega? Renga ha stonato, ed è grave, perché ha costruito una carriera sull’intonazione. Bugo, perdonatemi il paragone da denuncia penale, come Battisti (ma anche come Tricarico) se ne fotte dell’intonazione perfetta. Bugo va valutato per testo, contenuto, interpretazione. E sono da 7 pieno. La canzone da 8.

Dov’è Bugo? In mezzo agli artisti veri, a differenza di molti altri. Con o senza Morgan.

AIELLO - “Ora” - VOTO 4

Intendiamoci, la canzone è carina. I suoi pezzi sono orecchiabili e alla fine suoneranno tanto. Però il testo! Cazzo, il testo è imbarazzante.

E poi c’è un limite, invalicabile, tra il carisma, la grinta, l’energia...e l’aggressività, l’arroganza, la boria. Lui l’ha abbondantemente superato. Quando mi ha urlato in faccia: “SESSO IBUPROFENEEEE” , volevo tirargli un ceffone dalla tv. Mi ha fatto un po’ l’effetto di: “io non faccio l’amore , io scopo forte”. 50 sfumature di Aiello. Anche meno.

ARISA - “Potevi fare di più” - VOTO 5,5

Giacomo dimenticati che il testo è scritto da Gigi D’Alessio. Giacomo dimenticati che il testo è scritto da Gigi D’Alessio. Giacomo dimenticati che il testo è scritto da Gigi D’Alessio. Dimenticalo. Dai.

Raga, lei brava, la solita tecnica mostruosa. Però, cazzo... Il testo è scritto da Gigi D’Alessio. Quello che si è presentato sul palco con i trapper, Più fuoriluogo di mia nonna che vuole fare i TikTok con il telefono della Brondi. A parte questo... No, niente, non riesco ad andare oltre.

(Bellissimo il duetto con Michele Bravi)

ORIETTA BERTI - “Quando ti sei innamorato” - VOTO 5

Non sono oggettivo. Lo riconosco. Che poi non è colpa sua, eh! È colpa di quella generazione che oggi ce l’ha con il rap, con l’autotune. Oggi tifa per la bella musica che non c’è più. Oggi ha i gusti raffinati. Oggi…Perché ieri faceva volare in finale “Io, tu e le rose” in quel Sanremo nefasto e uccideva l’incompreso Luigi Tenco.

“Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io, tu e le rose in finale”. Ecco. Appunto. Ce la dovrei avere solo con voi, non con lei. Dovrei mandare a fanculo una generazione intera. Ma sono un vigliacco e quindi me la prendo con lei. Sono come quelli che se la prendono con gli immigrati perché rappresentano il bersaglio facile. Tutti sanno che non hanno colpa alcuna, ma sono il bersaglio più facile. Ecco, sono un vigliacco. Aiutiamo Orietta Berti a casa sua.

RENGA - “Quando trovo te” - 5

Renga punta tutto sul (bel)canto, sull’intonazione, sulla bella voce, sugli acuti. Ecco, durante la prima serata ha stonato dall’inizio alla fine della canzone. Capite che in questo caso è grave, nel caso di Bugo no? In questo caso è grave, in quello di Bugo no. Ripetiamo insieme: in questo caso, mancando contenuto, l’intonazione è tutto. Nel caso di Bugo no.

WILLIE PEYOTE - “Mai dire mai, la locura” - VOTO 8

Qui il discorso è molto complesso. Partiamo dal principio. Siamo di fronte a un grande artista. Per Sanremo, questo livello è altissimo. Quasi un pesce fuor d’acqua. come Rancore lo scorso anno.

Il testo è un dissing (per i boomer: un testo che ha l’obiettivo di criticare qualcosa o qualcuno). Un dissing contro tutti. Contro Sanremo stesso “Questa è l’Italia del futuro, un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte”. Contro Elettra Lamborghini "Non ho capito in che modo twerkare vuol dire lottare contro il patriarcato”, contro Achille Lauro "C’è il coatto che parla alla pancia ma l’intellettuale è più snob. In base al tuo pubblico scegliti un bel personaggio, l’Italia è una grande sit-com”. E ancora contro i nuovi rapper, i trapper, la politica ecc. ecc.

Non sono d’accordo su tutto. In particolare, mi rompono i coglioni i rapper old school che fanno finta di non capire la trap. Però per presentare un brano così a Sanremo ci vogliono due peyotes così. E lui ce l’ha.

NOEMI - “Glicine” - VOTO 6

Dove la metti sta. È un po’ come quell’abito che veste ma non impegna. Non canna mai, non entusiasma mai. Grintosa, graffiante, pure simpatica. Però Irene Grandi è un’altra cosa. Per dire. senza infamia, senza lode. Professionista.

GIO EVAN - “Arnica”- VOTO 2

Lo scorso anno lo volevo a tutti i costi come ospite, da me, nel Centro Civico che gestisco, per presentare il suo libro. Perché Gio Evan muove le folle di ragazzine dall’ormone impazzito. Lo volevo a tutti i costi. Ecco. Fermatevi qua se volete il commento democristiano. Perché tra poco degenero. Davvero, non andate oltre...

Se siete arrivati a leggere fino qui, significa che volete la verità. Lo facevo per soldi. Solo per soldi. Le sue poesie (poesie?) sono di una banalità disarmante. Tipo baci perugina, ma peggio. Le sue canzoni (canzoni?) sono l’insieme delle poesie banali. Un Cristicchi che non ce l’ha fatta. Un Tricarico senza vena poetica e quella bella malinconica. Male. Ma male, male.

IRAMA - “La genesi del tuo colore” - VOTO 5

La genesi dei due coglioni che mi fa Irama. Oh, gli avevo dato 2, dico 2, in pagella e lui è tornato con la hit da Festival Bar e quella faccia da playboy.

Dai, facciamo i seri. Durdust è Durdust. Quindi il sound è spaziale. Irama è Irama…”Ed è qui - il grande Bardo direbbe - che c’è l’intoppo”.

Non infierisco oltre perché so che vi piace. Potrei dirvi che la cover di Guccini cantata senza anima grida vendetta. Una roba così, dovrebbe essere considerata reato penale, forse qualcosa di più. Ma non ve lo dico. Ovviamente mi dispiace per la questione Covid che mi impedisce, per sensibilità, di dire fino in fondo quello che penso.

EXTRALISCIO E DAVIDE TOFFOLO – Bianca luce nera - VOTO 7,5

Come si fa a non amare questi che hanno portato la balera postmoderna sul palco dell’Ariston? Suonano da paura. Hanno cantato alle 1 di notte e io sono saltato sul letto per ballare il folk romagnolo con il cuscino. Roba forte…Cioé, almeno, così mi è sembrato a quell’ora, l’ora in cui prendo lo Xanax per dormire. Come dite era lo Xanax? No, dai, pezzo carino. Era lo Xanax? Era lo Xanax.

MADAME - “Voce” - VOTO 9

Sia chiaro, questo fatto che chiunque usi autotune non è un artista, è roba non solo da boomer, proprio da mentecatti. L’autotune è uno strumento. Come tutti gli strumenti, se usato bene, crea delle cose belle. Se usato male, partorisce cagate pazzesche.
Madame lo usa benone. Il pezzo è bello e cresce ascolto dopo ascolto. Non a caso questa diciottenne è già presente in tutti gli album rap più importanti usciti nel 2020.
Questa è brava per davvero. La mia prefe. Lunga vita a Madame.

ERMAL META – Un milione di cose da dirti - VOTO 8

Vince il Festival? Si, secondo me si. Ermal Meta è uno che non partecipa mai per il gusto di partecipare. Porta un pezzo sanremese. Non il suo brano migliore, ma basta e avanza. Ogni volta che usa quel falsetto diventa intenso e straziante. Bravissimo autore, fuoriclasse come interprete. Vince per la seconda volta, su due, la serata cover giudicata dall’orchestra con Caruso di Lucio Dalla. Non è un caso, Amici. Non è un caso.

And the winner is…

MANESKIN - “Zitti e Buoni” - VOTO 7

Parto smontando i ragazzini dal tweet facile: no, non è Rock. Rock è Loredana Berté e ve l’ha mostrato con il suo repertorio la prima sera.

Però sarebbe da vecchi sfigati non ammettere che il brano suona da paura. Damiano è bello, l’abbiamo capito, ma è anche molto bravo. Non è Rock! So che vi fa male, quindi giro il coltello nella piaga. Però per Sanremo è una botta di energia. Non è Rock! L’ho detto? Urge ripeterlo, però suona.

MALIKA - “Ti piaci così” - VOTO 5

Un’artista incredibile che ancora si è espressa al 5% delle sue potenzialità. Non so perché. Non lo so. Ha i mezzi per schiacciare tutti e finisce sempre per essere schiacciata. Ti piaci così ?…E va bene, ma sappi che puoi fare molto di più. Ma molto davvero.

GAIA - “Cuore amaro” - VOTO 6 (10 per la partner di duetto)

Fermi, fermi, fermi. Momento, momento, momento. Sì, lei brava, canzone elegante ecc. ecc. Ma passiamo alle cose serie: chi è quella dea che ha cantato con lei nella serata delle cover? Mio Dio…Chi è? OOOOoooo dovete dirmi chi è! Subito!

Scherzo. Ho passato la notte a cercare informazioni. Ora vi saluto che sono arrivato in Belgio.

GHEMON - “Momento perfetto” - VOTO 6

Ghemon è un fenomeno e un grande masochista. Alterna autentici capolavori a cagate pazzesche. Questo brano si colloca nel mezzo. Lui ha il timbro più bello tra tutti gli artisti in gara, per questo, a volte, esce dal rap per rientrare in quella sfera neo-soul. Certo, portare a Sanremo un pezzo che andrebbe ascoltato 60 volte prima di capire una vaga linea melodica, non è proprio una mossa azzeccatissima. Non dico Sincerità di Arisa, ma un pezzo più orecchiabile, dopo un anno di Pandemia, ce lo meritavamo. Mannaggia a te Ghemon, mannaggia.

COMA COSE - “Fiamme negli occhi” - VOTO 7,5

Loro mi piacciono tanto. Di solito sono più Urban. Giustamente hanno cucito il pezzo su misura per il Festival. Un brano pop, leggero, morbido, essenziale ma sempre centrato. Il testo, come tutti i loro testi, offre ottimi spunti di riflessione:
Metà sono una donna forte
Decisa come il vino buono
Metà una Venere di Milo
Che prova ad abbracciare un uomo
E anche se qui c’è troppa gente
Io me ne fotto degli altri
E te lo dico ugualmente
Resta qui ancora un minuto
Se l’inverno è soltanto un’estate
Che non ti ha conosciuto
”.
Bene, ragazzi, bene!


COLAPESCE E DIMARTINO - “Musica leggerissima” - VOTO 8

Correte a sentirla, non ascoltarla, sentirla e poi tornate a leggere la pagella.
Canzone pop che tratta la depressione con la leggerezza di una musica leggera. Sarà che il tema mi è particolarmente caro, ma questo brano mi entra dentro. Capisco tutto quello che vogliono comunicare, parola per parola.
Metti un po’ di musica leggera
Nel silenzio assordante
Per non cadere dentro al buco nero
Che sta ad un passo da noi, da noi

Atmosfera anni ’80 , scelte ricercate per questi due fragili artisti dati per favoriti dai bookmakers. Non vinceranno mai. Però hanno vinto un posto nel mio cuore ( e, mi auguro, nel vostro). SI.

RANDOM - “Torno a te” - VOTO 2

È la copia sputata di Moreno. Giustamente vi chiederete: chi cazzo è Moreno? Quel mezzo rapperino uscito da amici, andato di moda per 5 mesi e poi sparito. Quello che ormai spunta fuori solo per partecipare alle partite della Nazionale cantanti. Quello lì.

Ecco, speriamo che Random faccia la stessa fine. Lo vedrei bene come terzino.

ANNALISA “Dieci”…Meno 4 = VOTO 6

Da Suor Annalisa a questa tigre, questo prodotto della casa discografica. I cambiamenti repentini degli artisti mi spaventano un po’ perché denotano poca personalità.
Lo so, a voi piace tanto. Lo so, canta benissimo. Lo so! Però mi emoziona come un discorso in inglese di Renzi. Come una sciabolata morbida di Chiellini. Come una brioche vuota la mattina. Come la pasta in bianco che mi cucino per sopravvivere.
Il brano è carino, con questo mezzo rap che diventa cantato. Però lei…
Tutti gli anni provo a farmela piacere. Ci provo. Come quando prima di prendere un medicinale dico che sa di arancia, per autoconvincermi e puntualmente sa di medicinale di merda.
PS: la vedo sul podio. Forse perfino seconda. Vi piace proprio, eh?

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA - “Amare” - VOTO 7+

Sconosciuti ai più. Classe nell'interpretazione, eleganza negli arrangiamenti. Ho un grosso debole per La rappresentante di lista. A differenza di Annalisa (vedi sopra) lei è un vulcano di emozioni, di idee. Il duetto con la Rettore è da stading ovation virtuale. Peccato non averglielo tributato live per colpa di questo maledetto, bastardo, lurido, putrido, infame, schifoso, merdoso…Vaffanculooooooooo….Covid. Scusate lo sfogo. Era necessario.

GAZZÈ - “Il farmacista” - VOTO 7

Un brano alla Gazzé, con la voglia di stupire tipica di Gazzé, con quella meravigliosa zeppola di Gazzé, il sound alla Gazzé. Brano che profuma di farmacia, di medicinali…Odori familiari. La Trifuoperazina è un farmaco che solitamente si usa per le persone affette da schizofrenia. Perché lo so? Perché sono un cazzo di ipocondriaco, tipo Verdone , e conosco tutti i farmaci del Mondo. Il fatto che la band sia inesistente mi fa pensare che lo schizzofrenico sia interpretato da Gazzé. Geniale no? Come sempre. Non vincerà mai e lo sa. Non è lì per questo.

FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ - “Chiamami per nome” - VOTO S.V.

Quello che ha avuto Fedez sul palco si chiama attacco di panico. E io, di fronte alla fragilità, alla crudeltà della mente e delle sue sfide, metto da parte qualsiasi tipo di gioco.

La canzone mi piace? No. Ma non importa. Bravo Fedez che è riuscito a portare a termine quell’esibizione.

LO STATO SOCIALE - “Combat pop”- VOTO 7

Che paraculi! Questi sono paraculi veri. Subito un omaggio agli Skiantos, serata cover con gli artisti dello spettacolo ormai dimenticati da Dio. Pezzo figo. Dallo scatolone al posto di Lodo mi aspettavo uscisse una scimmia ballerina, una vecchia, Morgan e Bugo. Insomma…Siamo su quella scia paracula lì. Ma gli si perdona tutto perché sono fighi.

FASMA - “Parlami” - VOTO 3

Ahahah scusate, rido da solo. Stavo per pubblicare le pagelle senza Fasma. Me l’ero dimenticato. La dice lunga, no? Non è forse la non pagella essa stessa una pagella? Dai facciamo finta che non mi sono ricordato. Ok? Shhh…

ACHILLE LAURO VOTO 10

Ora va di moda criticarlo. Ok, lo difendo io. Su, ragazzi, smettiamola di criticare Achille Lauro, di dire che le cose che fa sono già state fatte 30 anni fa.

Lui fa uno show, pop, ma soprattutto si prende la libertà di portare sul palco quel cazzo che gli pare, di dire quello che vuole. Cerca di veicolare messaggi di rottura.

Perché se lo fanno artisti inglesi o americani è figo e vale spendere 200 euro per un concerto e se lo fai lui, è già visto, ripetitivo, coatto?

Sale sul palco e porta uno show al limite, in tutti i sensi. Direi che ne abbiamo ancora bisogno nel nostro Paese, anche se qualcuno l'ha già fatto.






Questo è un articolo pubblicato il 05-03-2021 alle 14:32 sul giornale del 06 marzo 2021 - 1320 letture

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