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comunicato stampa
Consiglio Grande sulla questione del 5G, la proposta di Luciano Chiappa

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da Luciano Chiappa

In esito al mio intervento nella seduta congiunta delle Commissioni consiliari III e IV sul 5G, del 9 settembre, rendo noto che ho avanzato la richiesta che sull’argomento sia convocato un Consiglio Grande, a norma dell’Articolo 23 dello Statuto comunale. È bene infatti che i cittadini possano rendersi pienamente consapevoli dell’enorme impatto che il 5G avrebbe sulla città e al tempo stesso che i Consiglieri Comunali e la Giunta ascoltino le proposte e gli orientamenti che possono essere espressi dalla comunità rappresentata.

Il vigente Piano comunale delle antenne prevede la localizzazione di meno di venti impianti di telefonia mobile. Col 5G si tratterebbe invece di installare a Senigallia molte migliaia di impianti ricetrasmittenti (totalmente al di fuori dei perimetri stabiliti dal piano, uno ogni 100 m) ciascuno dotato di decine di antenne. Riguardo poi ai dispositivi, la sola Tim parla di un potenziale pari ad un milione di dispositivi connessi per km quadrato: quindi per Senigallia parliamo di oltre 15 milioni di potenziali dispositivi connessi i quali riceveranno e ritrasmetteranno continuamente, h24, onde elettromagnetiche millimetriche; e questo nuovo volume di campo elettromagnetico artificiale si aggiungerà a quello già irradiato dagli attuali impianti 3G e 4G.

Il fatto che, anche a seguito della mia Istanza, gli organi rappresentativi delle istituzioni locali abbiano iniziato a discuterne seriamente è certamente positivo. Ma, come era prevedibile, il merito della discussione desta non poche preoccupazioni. Le posizioni espresse sono ancora molto distanti. Gli esponenti della Giunta comunale senigalliese sono attestati su una linea che, pur apprezzabile dal punto di vista della buona volontà soggettiva, sul piano oggettivo sembra non lasciare spazio ad un governo improntato al principio di precauzione del complesso delle questioni legate al 5G.

Tuttavia siamo ancora in tempo ad affrontare con scienza e coscienza questa gigantesca questione. Innanzitutto vanno rispettate le condizioni poste dalle leggi nazionali, regionali e anche dai Piani comunali di localizzazione delle antenne. Anzi, i valori limite stabili dalla legislazione nazionale e regionale vigente è bene che siano aggiornati a livelli ancora più cautelativi. Mentre per quel che riguarda il Piano comunale senigalliese di localizzazione delle antenne bisogna assolutamente vigilare affinché esso non sia maldestramente aggirato e tanto meno modificato al mero scopo di lasciare campo libero e incondizionato ai gestori di rete 5G.

Deve essere chiarito una volta per sempre che non spetta ai cittadini l’onere della prova: spetta alle multinazionali delle telecomunicazioni dimostrare non solo la conformità formale ai limiti di legge e dei Piani comunali bensì la prova sostanziale, sotto responsabilità civile e penale, della certa assenza scientifica dei rischi per la salute umana e per l’ambiente delle proprie tecnologie; come già avviene per qualsiasi altro settore dell’industria. Questa prova non è stata mai fornita. Allo stato attuale delle conoscenze, nessuno al mondo ha la ben che minima idea degli effetti a breve, medio e lungo termine che l’abnorme carico di campo elettromagnetico artificiale indotto dal 5G (nel quale saremo obbligati a vivere) potrà provocare sul vivente umano e non umano. Mentre sappiamo con certezza che gli attuali volumi di campo elettromagnetico artificiale generati dalle attuali stazioni radio base sono possibili agenti cancerogeni e in generale dannosi per la salute umana.

Ma c’è di più. A differenza delle antenne 3G e 4G, in cui il segnale di una singola antenna si diffonde su una vasta area, le stazioni radio base 5G sono sistemi digitali fatti di più antenne disposte in "schiera a fasi” (phased array) i quali, emulando i sistemi radar militari, emettono fasci di onde elettromagnetiche millimetriche che possono essere anche direzionate in base alla provenienza del segnale di eccitazione ovvero che si rintracciano a vicenda. A loro volta i telefoni 5G saranno dotati di molte minuscole antenne per tracciare e puntare, al pari di ogni oggetto connesso nell’IoT, un fascio di onde elettromagnetiche millimetriche sulla stazione 5G più vicina.

Si tratta di un vero e proprio sistema invisibile, ma pervasivo, di mappatura; in grado di localizzare e manipolare da remoto, senza latenza, ciascun singolo oggetto connesso e dunque anche di mappare ciascun essere umano in ogni momento e in ogni spazio; e dove non arrivano le antenne 5G, arriveranno i Satelliti5G o i droni5G. È persino banale evidenziare che tutto ciò prefigura un sistema di controllo totalitario che pone enormi problemi legati alle libertà fondamentali umane. Non possiamo sapere il reale uso che già oggi si farà di un simile “apparato offensivo” figuriamoci se possiamo sapere l’uso che se ne potrà fare o che se ne farà domani, e in mano a chi sarà la chiave del tutto.

Pertanto, è stata saggia la decisione presa dai consiglieri della III e IV Commissione consiliare di proseguire il prezioso lavoro di approfondimento sul 5G. Il mio impegno e auspicio è che si possa giungere, in ossequio ai superiori e protetti diritti alla salute e alle libertà fondamentali, ad una mozione consiliare unitaria che impegni la Giunta e il Sindaco ad emanare una ordinanza preventiva di moratoria precauzionale nella implementazione del 5G, contestualmente alla adozione di una ben precisa e circostanziata istruttoria di governo territoriale di questa nuova tecnologia; fondata sul principio di precauzione, di informazione e concertazione e su una attenta e preventiva valutazione degli effetti causati dal cumulo (effetto cumulo) dei campi elettromagnetici.