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Le notizie che non scriviamo: Caro Riccardo...

2' di lettura Senigallia 17/04/2019 - Rispondo con dolore alla lettera di addio lasciata da Riccardo Morpurgo, imprenditore di Senigallia che ha optato per la soluzione estrema. Togliersi la vita.

Caro Riccardo,
parlo con nozione di causa perché conoscevo la tua onestà morale, la tua sensibilità e la tua educazione figlia (ahimè) di tempi lontani.

Un giorno, nella tua campagna ci siamo scambiati parole di stima. Aria pulita caro Riccardo. Erano state poche parole incastonate nel mezzo di altri discorsi. Parole di quelle che restano.

Caro Riccardo,
tu eri vivo, molto vivo, purtroppo ad essere morte erano le regole che per anni hai applicato con dedizione alla tua esistenza.

È morta l’onestà in un paese dove chi paga tasse e sta alle regole è un povero ingenuo (un coglione).

Sono invece vivi e vegeti quelli esperti nel raggirare leggi e farsi beffe di tutto e di tutti.

È morta la fiducia negli altri. Quella che per chissà quanto tempo è stata una tua fedele compagna di viaggio. Chissà quanti NO mascherati da SI hai incontrato in questi anni.

È morta l’educazione che era parte del tuo modo di essere, è morta l’idea che parlando a bassa voce si possano ottenere gli stessi risultati di chi urla e apre porte senza bussare.

È morta la dignità mentre campano bene le schiere dei “senza vergogna” perché tanto con i soldi in tasca puoi tutto.

La dignità e l’integrità che hanno accompagnato il tuo cammino e contraddistinto le tue azioni non avevano nulla di strategico.

Vince chi sorpassa a destra, chi ruba il parcheggio al disabile, chi non si intesta nulla perché così frego e li frego.

Funzionano i furbi e non gli onesti.
Funzionano i cinici e non i buoni.
Funzionano quelli che scelgono scorciatoie e non quelli che seguono il percorso corretto.

E tutto questo, caro Riccardo, rende inadeguate le brave persone.
Talmente brave che si addossano colpe che non hanno e portano croci che non gli spettano.
Che si sentono sbagliate quando invece sono dalla parte della ragione.

Perché è così che stanno le cose.

Mi sono permesso di scrivere queste riflessioni, per dare ulteriore risonanza a quella tua lettera che arriva al cuore ed è più affilata di una scheggia di vetro.

Hai voluto renderla pubblica e allora tentiamo di farla decollare.

Che almeno per un secondo serva a farci specchiare in questa realtà mostrandoci per ciò che siamo. Per ciò che stiamo diventando, un giorno dopo l’altro.

Mi sono permesso di farlo solo per questo. In nome di quel rispetto per l’essere umano che era per te una filosofia di vita.

Un abbraccio
Luca






Questo è un articolo pubblicato il 17-04-2019 alle 16:54 sul giornale del 18 aprile 2019 - 10332 letture

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