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L’hobby di uccidere

2' di lettura Senigallia 06/10/2017 - Non è bello la domenica mattina essere svegliato dalle schioppettate di un fucile. Apro la finestra e vedo il tipo. Si rimette il fucile in spalla e continua a camminare lungo il perimetro della recinzione del mio giardino. Non gli urlo nulla perché non ne ho voglia, per legge dovrebbe starsene almeno a 100 metri dall’abitazione, ma battezzare la domenica mattina litigando con un cacciatore mi angoscia.

Poi lui ha il fucile e io no. Un vantaggio mica da poco, e siccome non sono Clint Eastwood lascio perdere.

La mia riflessione però va oltre. Ha senso nell’anno 2017, mentre siamo circondati da supermercati e ristoranti, coltivare l’hobby di uccidere? La caccia non è più questione di sopravvivenza, non si risparmiano soldi, anzi, immagino che fucile e cartucce non siano così a buon mercato. Resta solo il brivido di vedere una lepre stramazzare a terra o un fagiano precipitare nel campo. Sicuramente un'emozione forte a chi piace, ma forse non sarebbe il caso di ragionare e provare a coltivare qualche altra passione?

E non mi parlate degli allevamenti intensivi, dei pesticidi, della mattanza dei tonni, del brodo di pinne di squalo, del ragù di papera, degli hamburger e del paté. Più me ne dite e più penso che appunto per tutte queste nefandezze che commettiamo verso gli animali, potremmo fare a meno di alzarci la domenica mattina con la voglia di ucciderne altri. Perché di questo si tratta amici miei. Il brivido è lì che si concentra.

Fatico ad immaginare il senso di trionfo generato dall’abbattimento di un essere vivente ma non lo contesto. Ognuno ha la sua sensibilità. Quello che mi lascia più perplesso è la mancata accettazione dei tempi che cambiano. Oggi anche a scuola si parla di rispetto della vita. Un concetto tra l’altro facilmente assimilabile da chiunque. Sarebbe bello sentir dire da un cacciatore “non vado più a caccia perché ho capito che bisogna rispettare ogni forma di vita. È un sacrificio ma ho messo via il fucile. Vado in campagna a passeggiare ed è bello anche così”.

Magari qualcuno lo ha detto o lo dirà. Voglio essere ottimista perché la speranza, dopo lepri, tordi e fagiani è come sempre l’ultima a morire.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 06-10-2017 alle 23:59 sul giornale del 09 ottobre 2017 - 13918 letture

In questo articolo si parla di attualità, caccia, luca pagliari

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