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Silvestri: "Credo che molti No-Vax siano in buona fede. Ma è in malafede chi specula sulle loro paure"

Guido Silvestri 14' di lettura Senigallia 07/09/2017 - Intervistato da Vivere Senigallia Guido Silvestri parla a 360° dei vaccini, del Decreto Lorenzin, del confronto tra la scienza e gli scienziati e chi dei risultati della scienza non si fida. Non mancano le critiche al Dott. Montanari che ha tenuto una conferenza presso "La Terra ed il Cielo" ad Arcevia e ai medici che somministrano ritrovati omeopatici.

I genitori di bambini e ragazzi in età scolare sono alle prese in questi giorni con gli adempimenti sulle vaccinazioni obbligatorie. È corsa contro il tempo per vaccinare i propri figli o richiedere una vaccinazione con appuntamento e presentare la relativa documentazione alla scuola di infanzia o alla scuola dell’obbligo, entro i termini rispettivi dell’11 settembre e 31 ottobre.

L’obbligo per le vaccinazioni ha suscitato molte discussioni e polemiche, anche tra coloro che in linea di massima non sono contrari ai vaccini, ma contestano il decreto Lorenzin per i metodi impiegati e le sanzioni introdotte. Molti genitori poi sono preoccupati sugli effetti e le conseguenze delle vaccinazioni. Il dibattito è molto acceso sulle reazioni avverse e i possibili pericoli dai vaccini.

Per cercare di fare chiarezza su un argomento tanto delicato abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda al professor Guido Silvestri, medico e scienziato originario di Senigallia che da oltre 20 anni vive e lavora negli Stati Uniti, ad Atlanta.

Guido Silvestri, senigalliese, è Professore Ordinario e Vice-Direttore del Dipartimento di Patologia Generale alla School of Medicine della Emory University (di Atlanta), dirige la Divisione di Microbiologia e Immunologia presso il Centro Nazionale di Ricerca sui Primati di Yerkes, e detiene il prestigioso titolo di “Eminent Scholar” dello stato della Georgia. Dal 1993 Silvestri è impegnato in studi sulla patogenesi, la prevenzione e la cura dell’AIDS. È autore o co-autore di 221 pubblicazioni in questo settore, incluse alcune nelle riviste più importanti (Cell, Science, Nature ecc.). I suoi lavori sono stati citati più di 17.000 volte e sono stati presentati a seminari e conferenze in 26 paesi diversi. Il Prof. Silvestri è anche editore del Journal of Virology, la più antica e prestigiosa rivista al mondo nello studio dei virus. Recentemente ha co-presieduto la 9ª Conferenza Internazionale sull’AIDS a Parigi, nel luglio 2017.

Grazie prof. Silvestri per aver accettato questa intervista. Cominciamo subito con una domanda secca e diretta. I vaccini che si somministrano oggi in Italia sono sicuri?
Sicurissimi. Gli effetti collaterali gravi sono estremamente rari, e i vantaggi in termini di prevenzione delle malattie infettive sono enormi.

I vaccini obbligatori introdotti dal decreto Lorenzin sono troppi, sono pochi? Oltre ai 10 obbligatori e ai 4 consigliati ne andrebbero fatti altri, per sicurezza?
È una domanda difficile, anche perché si deve mettere d’accordo un principio di salute individuale (la libera scelta di fare o non fare un trattamento sanitario) con un principio di salute pubblica (il mantenimento di coperture vaccinali tali da mantenere l'immunità di gregge). I 14 vaccini nominati nel DL Lorenzin sono da fare, su questo non ci piove. La discussione tra gli esperti verte sul come arrivare alla copertura vaccinale più alta possibile. E qui purtroppo i dati non sono sempre facili da interpretare, nel senso che in certi casi misure coercitive sembrano funzionare (si vedano i dati relativi alla California), mentre in altre situazioni, tipo Svezia o Finlandia, si raggiungono coperture altissime semplicemente implementando percorsi di raccomandazione e persuasione.

I genitori possono sentirsi sicuri con l'introduzione della nuova legge?
Sì. Come abbiamo detto prima, su obbligo o non-obbligo si può discutere, sulla sicurezza e sull'efficacia dei vaccini non si deve più discutere, perché la scienza ha da tempo emesso i suoi verdetti.

Perché secondo lei in questo momento storico c’è così tanta paura e un così elevato lo scetticismo nei confronti dei vaccini? Eppure i vaccini hanno salvato milioni di persone nel mondo da terribili malattie. C’è chi pensa che alcuni vaccini, come quello sulla poliomielite, non siano più necessari perché le malattie che combattono sono state debellate. C’è chi pensa anche che grazie alle migliori condizioni di vita e di igiene raggiunte nei Paesi occidentali i vaccini non servano più perché le malattie infettive non si trasmetterebbero più, grazie alle migliori condizioni.
Anche questo è un problema complesso. Paradossalmente le vaccinazioni pagano il prezzo del loro stesso successo: oggi nessuno o quasi ricorda cosa fossero malattie come la polio o la difterite (che sono sparite proprio grazie ai vaccini). In parte da questo nasce la percezione che queste malattie non siano poi così pericolose, e che i vaccini non siano più necessari. Poi c’è il fatto che viviamo in un’epoca storica in cui, per varie ragioni, si è incrinato quel rapporto di fiducia reciproca tra cittadini ed istituzione che dovrebbe essere alla base della società civile. A volte ho come l'impressione che un pezzo di Paese si sia “staccato” e non creda più a quello che viene detto dalla classe dirigente, sia essa politica, istituzionale, sociale, medica o scientifica. Sono persone fondamentalmente confuse, sfiduciate, disorientate, e per questo facilmente preda dei ciarlatani che speculano su questi fenomeni.

Quali strategie dovrebbero mettere in campo le autorità sanitarie per informare in modo corretto la collettività sul funzionamento e gli effetti sui vaccini? Si fa abbastanza, si potrebbe fare di più o meglio?
A mio parere questa è la vera battaglia. Bisogna certamente coinvolgere gli operatori sanitari e scolastici, e creare una infrastruttura che rimuova ogni ostacolo pratico e logistico alle vaccinazioni. In questo senso un punto critico è la responsabilizzazione del personale infermieristico – come fanno per esempio nei Paesi Scandinavi—e anche la creazione e/o il potenziamento di appositi centri vaccinali dedicati a promuovere questa pratica di salute pubblica. Poi bisogna lavorare tantissimo sui cosiddetti “esitanti”, cioè quelle persone che possono essere convinte se le si ascolta e se si riesce a conquistare la loro fiducia. Molto importante è anche la creazione ed il mantenimento di una anagrafe vaccinale che possa permettere di individuare sacche di bambini non-vaccinati ed intervenire con tempestività. Ultima cosa su cui insistere in modo molto forte è la vaccinazione del personale sanitario.

Vaccini e autismo. Sappiamo che lo studio di Andrew Wakefield, medico britannico che sosteneva la correlazione tra vaccini e autismo, è stato ritirato ed è stato dimostrato essere frutto di una frode. Wakefield è stato radiato dall’Ordine dei medici britannici. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i vaccini non causano autismo (o disturbi dello spettro autistico, come sarebbe più corretto dire), eppure una parte dell’opinione pubblica continua a credere a questa tesi, nonostante tutto. Per quale motivo, secondo lei?
Perché alcune persone a volte credono a cose che la Scienza ha completamente smentito? Torniamo al discorso affrontato sopra, quell’insieme di sfiducia ed ignoranza che crea la sensazione che qualcuno, lassù, nelle sfere alte della società, ci voglia “fregare”. Sono le teorie dei cosiddetti complotti, che alcuni autori hanno attribuito a forme di personalità paranoide. Sono spesso persone che hanno un rapporto difficile con l’autorità, e che per questo sperimentano quotidianamente l’incapacità di incidere in modo positivo nella loro vita. Col tempo diventano frustrate, perdono l’autostima, ed iniziano ad internalizzare visioni e narrative iper-semplificate della realtà, fatte di buoni e cattivi, mentre diventano incapaci di cogliere le sfumature e le sottigliezze della nostra esistenza. È questo il meccanismo con cui finiscono per identificare dei bersagli (in questo caso i vaccini, la scienza ufficiale, Big Pharma, il governo etc.) su cui concentrare il loro profondo disagio esistenziale, ricavandone un qualche senso di sollievo.

Gli attacchi più duri ai vaccini provengono soprattutto da associazioni molto ben strutturate, che oltre ad organizzare incontri e conferenze, agiscono attraverso siti web e social media, con aggiornamenti continui. Spesso utilizzano vere e proprie tecniche di comunicazione manipolatorie, afferenti più al marketing e alla vendita che non all’informazione medico-scientifica, e puntano sa suscitare una reazione emotiva forte nel pubblico. La competenza nell’utilizzo degli strumenti di comunicazione, con notevole impiego di risorse, sia umane che economiche, suggerisce la presenza di veri e propri professionisti. Cosa si cela, secondo lei, dietro questo sistema così ben strutturato e quali possono essere le vere finalità di queste organizzazioni?
È difficile dire cosa si celi dietro questi movimenti. Come quasi sempre in questi casi, è probabile che alla base ci siano semplicemente degli interessi economici. Personalmente credo alla buona fede della gran parte dei cosiddetti “no-vaxx”, che immagino non guadagnino una lira dal loro attivismo. Ma credo anche che ci sia un gruppo di persone che ha fatto dell’antivaccinismo un business. Su questo sarebbe importante che indagasse chi di dovere.

Nei giorni scorsi si è svolta una conferenza sui vaccini presso la Cooperativa La Terra e il Cielo di Piticchio di Arcevia, con Stefano Montanari, ricercatore che sostiene la presenza di nanoparticelle nei vaccini insieme a metalli pesanti in quantità tali da essere nocive per la salute. Secondo lui praticamente tutti i vaccini sono inutili e pericolosi. Si tratta di accuse gravissime che minano nelle fondamenta studi di immunologia e virologia di oltre un secolo. Poi ha messo sotto accusa il medico britannico Edward Jenner, scopritore del vaccino contro il vaiolo, e perfino il famoso chimico e biologo francese Louis Pasteur, padre della microbiologia. Studiosi che hanno dato un contributo fondamentale alla scienza e al progresso dell’umanità, almeno per come li abbiamo studiati tutti a scuola. Possibile che siano stati degli imbroglioni? Possibile che tutti i vaccini siano sempre e comunque dannosi e i medici che li somministrano una specie di emuli del Dottor Mengele? Sembra un controsenso logico, prima ancora che scientifico.
È incredibile. Sentire questo signore mettere sotto accusa Jenner e Pasteur è come sentire un pidocchio accusare una balena di non essere abbastanza pesante. Scherzi a parte, sono affermazioni non solo assurde dal punto di vista scientifico ma anche dannose a livello sociale, in quanto creano paure ingiustificate tra la popolazione. Lo studio sulle nanoparticelle che lei cita è del tutto privo di controlli, e come tale non ha alcun valore scientifico. È la regola numero uno: niente controlli = niente scienza. Non per niente è stato pubblicato su una rivista a pagamento che non compare su PubMed (il server medico-scientifico usato in tutto il mondo, n.d.r.). Per non parlare del fatto che due gruppi francesi hanno clamorosamente smentito le sue conclusioni, trovando tracce di matalli pesanti persino nella soluzione fisiologica, e concludendo che si tratta di banale contaminazione ambientale. In realtà colpisce come questo Montanari, che non ha nessun incarico accademico o governativo, abbia convinto tanta gente di essere un “esperto”. Uno dei miei studenti ha esaminato la sua produzione scientifica, ed ha scoperto che, a 68 anni, ha scritto in tutto solo otto lavori indicizzati su PubMed, e nessuno di questi ha nel titolo la parola “vaccino”. Davvero, si ha la sensazione di entrare in un universo parallelo in cui la realtà dei fatti non conta più.

Gli organizzatori della conferenza di Piticchio hanno criticato i medici “pro vaccini” che non hanno voluto partecipare all’evento, sottolineando che si sono voluti sottrarre al contraddittorio. Montanari ha anche parlato di una sua telefonata per “impedire” che questo evento si svolgesse. Per dirimere tutti i dubbi, ci vuole spiegare perché ha fatto la telefonata agli organizzatori dell’evento e perché generalmente i suoi colleghi scelgono di non partecipare a questi eventi?
In realtà, pensando di fare cosa utile, ho telefonato in modo amichevole al Presidente della Cooperativa, il sig. Bruno Sebastianelli, esprimendo la mia preoccupazione che l’incontro diventasse un monologo “no-vaxx”, e suggerendo di invitare come contraltare il Dr. Daniel Fiacchini, un medico della zona che si occupa di vaccini. Purtroppo Fiacchini ha dovuto cancellare la sua partecipazione. Tutto qui, come confermato dallo stesso Sebastianelli
che si è scusato per l'accaduto. Poi sul fatto che per uno scienziato serio sia difficile dialogare con certi interlocutori non ci piove. Su questo punto mi piace molto la metafora dell’amico Burioni: è come andare a giocare a calcio con gente che a un certo punto afferra il pallone con le mani e si mette a correre verso la rete. Che senso ha giocare quel tipo di partita?

Il dibattito sui vaccini si è polarizzato ed estremizzato. Come si è arrivati a questo punto e come se ne esce, se ne esce, per ricondurre il confronto su toni più civili?
Come abbiamo detto sopra: pazienza, ascolto, informazione, ed apertura assoluta verso i cosiddetti “genitori esitanti”. Allo stesso tempo, nessuno sconto verso quelli che hanno fatto dell’antivaccinismo un business. Poi bisogna che la politica si comporti in modo intelligente. In questo senso l’insistere sull’obbligo, che poi è un obbligo all’acqua di rose, visto che con qualche centinaio di euro uno ne esce fuori, ha avuto il risultato di galvanizzare il mondo dei no-vaxx, e quindi potrebbe rivelarsi un errore tattico. Ripeto: ferma restando la nozione che i vaccini sono sicuri ed efficaci, io avrei preferito un sistema basato sulla persuasione e raccomandazione. Ma non sono io a fare le leggi, è il Parlamento della Repubblica Italiana.

Infine, una considerazione sull’omeopatia. Molti italiani ricorrono all’utilizzo di farmaci omeopatici per curare diverse patologie, leggere ma anche gravi. Nei mesi scorsi abbiamo avuto nelle Marche il tragico caso della morte di un bambino di 7 anni per un’otite non curata con metodi omeopatici. Lei ha espresso critiche molto dure nei confronti dell’omeopatia, anche a seguito di questo caso tragico. Perché l’omeopatia è così diffusa e perché molte persone continuano a fare uso di rimedi omeopatici, nonostante la loro efficacia non sia stata scientificamente dimostrata? Molte farmacie vendono e consigliano farmaci omeopatici, anche a Senigallia (inchiesta di Vivere Senigallia e intervista al presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Ancona) e anche molti medici li prescrivono. Sul tema sembra esserci una sorta di ambiguità proprio da parte di chi dovrebbe consigliare i cittadini. Come si deve intervenire per fare chiarezza su questo tema?
L’omeopatia nasce da concetti vecchi di 200 anni (il principio del similia similibus curantur e la memoria dell’acqua) che sono stati completamente sconfessati dalla scienza e dalla medicina moderne. Purtroppo la omeopatia è stata lasciata nell’ambito della “medicina legalmente praticabile” dalle normative europee, poi recepite dall’Italia. Ora ci sono migliaia di medici e farmacisti che praticano questa disciplina, ed è ovvio che ogni azione tesa ad eliminare l’omeopatia dalla medicina ufficiale incontrerà l’opposizione veemente di queste persone, che sono rappresentate negli ordini professionali. Come diceva lo scrittore Upton Sinclair, “è difficile fare capire una cosa a quelle persone il cui stipendio dipende dal non capirla”. Credo che, realisticamente parlando, la nostra speranza migliore sia che i cosiddetti medici omeopatici siano consapevoli di quello che fanno e che quindi usino l’omeopatia per quello che è, cioè un costoso placebo. Perché altrimenti, se l’omeopatia viene usata “sul serio”, cioè come sostituto delle medicine vere, è inevitabile che ci scappi la tragedia, come nel caso del piccolo Francesco.






Questa è un'intervista pubblicata il 07-09-2017 alle 16:46 sul giornale del 08 settembre 2017 - 5061 letture

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