NeTaTwOrK. Più PIL per tutti

I Progetti integrati locali (PIL), creature della nuova programmazione comunitaria 2014/2020, sono stati inseriti nel nuovo Programma di Sviluppo Rurale delle Marche per esaltare il principio di sviluppo condiviso e partecipato delle zone rurali. In particolare, saranno utili a favorire la condivisione di obiettivi comuni da parte delle pubbliche amministrazioni di un determinato ambito territoriale; a garantire un ruolo fondamentale ai cittadini, alle imprese e alle forme associative; ad incoraggiare una programmazione finalizzata, basata sulla coerenza dell’analisi dei fabbisogni con le relative strategie d’intervento.
Questi Progetti sul territorio dovranno essere ancora costruiti (Bandi) ma l’impegno della Regione e dei 6 Gruppi di Azione Locale per giungere a questo traguardo è stato forte. L’anno scorso sono state fatte decine d’incontri di sensibilizzazione ed ascolto d’istituzioni, imprese e cittadini, tesi alla raccolta di informazioni inerenti ai punti di forza e di debolezza del contesto attuale, permettendo così di definire una strategia condivisa di Sviluppo Locale (PSL) su tre ambiti: sviluppo dell’occupazione tramite il sostegno alle imprese ed i sistemi produttivi locali; la valorizzazione del territorio e dei suoi tematismi (ambientali, culturali, paesaggistici, manifatturieri) con finalità legate alla preservazione ed all’accoglienza; il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali e dei relativi servizi.
Nella Valli del Misa e del Nevola insistono due GAL: Esino Frasassi (Ostra, Ostra Vetere, Barbara, Arcevia e Serra de’ Conti); Flaminia Cesano (Trecastelli e Corinaldo). La dotazione finanziaria regionale complessiva 2014/2020 è di 60 milioni di euro distribuiti fra sei GAL.
Come si progetta un PIL? Intanto, è necessaria una dimensione minima (almeno tre Comuni) sufficiente a raggiungere una massa critica di risorse umane e finanziarie da impiegare efficacemente nel progetto; ed una dimensione massima (max 500 Km² e 35.000 abitanti), che renda possibile una partecipazione reale e proficua dei cittadini e delle imprese del territorio alla progettazione, attuazione e monitoraggio dell’iniziativa.
Si rende necessaria poi un’analisi dell’area prescelta (SWOT), interrogandosi su quali siano i punti di forza e di debolezza (fattori interni) e le minacce e le opportunità (fattori esterni) per quel territorio.
Successivamente, si collegano i fabbisogni derivanti da problemi, carenze, disagi, disservizi, sprechi a specifici gruppi di cittadini, nell’interesse dei quali si realizza il PIL. Dalla lista dei fabbisogni se ne sceglieranno alcuni che tradotti in obiettivi concreti , misurabili e raggiungibili (Piano Azione) dovranno soddisfare esigenze di natura economica o sociale. Facciamo qualche esempio:
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obiettivo di natura economica: aumento dell’occupazione nell’ambito della valorizzazione delle risorse ambientali e naturali; oppure, aumento dell’occupazione nell’ambito del turismo sostenibile basato sulla valorizzazione del territorio e dei suoi tematismi ambientali, culturali, paesaggistici;
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obiettivo di natura sociale: aumento del numero di cittadini che hanno accesso ai servizi pubblici nuovi o migliorati.
Insomma il PIL rappresenta veramente una grande opportunità per il contesto rurale a rischio di abbandono e di spopolamento a favore dei comuni rivieraschi. La strategia che è alla base è molto sfidante, perché poggia sulla partnership locale tra enti pubblici, soggetti privati e rappresentanti della società civile. In queste aree verrà praticato il metodo della programmazione dal basso o bottom up secondo la metodologia LEADER (Liaison entre Actions du Developpement de l’Economique Rurale).

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 22-05-2017 alle 12:16 sul giornale del 23 maggio 2017 - 870 letture
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