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Lac Marche: "Troppo pericolosa la caccia al cinghiale, serve la sterilizzazione"

cinghiale 2' di lettura Senigallia 19/12/2016 - I tragici episodi di cacciatori marchigiani morti nel corso di battute di caccia al cinghiale, come quelli avvenuti nei giorni scorsi a Pianello di Cagli e sui Prati di Gagliole, sono solo gli ultimi di una serie lunghissima di incidenti legati a questo tipo di caccia, estremamente pericolosa e sanguinaria e, come si è visto, non solo per i cinghiali.

Come LAC da alcuni anni stiamo quindi proponendo dei metodi incruenti per controllare e limitare drasticamente il numero di questi ungulati, che oggettivamente sono diventati un serio problema per i danni che procurano alle colture agricole e per gli incidenti automobilistici determinati dal loro investimento. La nostra proposta, che abbiamo presentato lo scorso luglio anche in occasione di una audizione alla II Commissione consiliare delle Marche, consiste nella somministrazione di un farmaco anticoncezionale, da destinarsi, come prima sperimentazione, alle popolazioni di cinghiale presenti nelle aree protette marchigiane, dove la caccia è vietata.

Il farmaco è stato scoperto e messo a punto da una ricercatrice italiana, Giovanna Massei, che lavora in Inghilterra, dove è stato già testato con ottimi risultati. Il medicinale verrà fatto assumere ai cinghiali mescolato al loro cibo, mediante degli appositi dispenser, che verranno posizionati in determinati punti all’interno del parco, oppure “sparato” con delle siringhe, come avviene per gli animali che devono essere anestetizzati. Se, come i ricercatori ed i biologi sono convinti, la sperimentazione avrà effetto, determinando una drastica riduzione della riproduzione e quindi della popolazione dei cinghiali, allora la “cura” potrà essere applicata anche ad altre aree protette in Italia e, in prospettiva, estesa a tutto il territorio nazionale. E’ naturale, quindi, che se il farmaco darà i risultati sperati, determinando nel giro di pochi anni una radicale diminuzione dei cinghiali sul territorio nazionale, con evidenti benefici sia per l’agricoltura che per la sicurezza stradale, a quel punto non avrà più senso praticare la caccia a questo animale.

Anche perché, come dimostrato dai dati scientifici e statistici forniti dall’ISPRA, la fortissima pressione venatoria degli ultimi decenni nei confronti di questa specie ha fatto sì che essa si riproducesse più volte nello stesso anno, ed in modo più prolifico, causando quindi un aumento esponenziale del numero dei cinghiali in Italia! Purtroppo però, finora, i nostri politici ed amministratori hanno volutamente ignorato questa nostra proposta perché, se funzionasse, essa sancirebbe la fine della caccia al cinghiale nelle Marche e in Italia e soprattutto verrebbero meno i lauti ricavi economici per gli stessi cacciatori dovuti alla vendita dei capi abbattuti ai ristoratori specializzati in cacciagione, un tipo di carne peraltro sempre a rischio sanitario, vista la persistenza di malattie come la TBC, la peste suina e la brucellosi che ancora contagiano i cinghiali.


da Danilo Baldini
Delegato LAC Marche





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 19-12-2016 alle 10:15 sul giornale del 20 dicembre 2016 - 2517 letture

In questo articolo si parla di attualità, matelica, cinghiale, Danilo Baldini

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