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Post referendum, M5S: 'La bruciante sconfitta e la negazione della realtà'

4' di lettura Senigallia 08/12/2016 - Abbiamo atteso qualche giorno prima di inviare questo comunicato stampa. In queste ore, ci siamo ritrovati a pensare all’enormità del risultato che il MoVimento 5 Stelle e tutti i soggetti del fronte del NO, politici e non, come dei piccoli Davide, hanno conseguito nel confronto contro il portentoso schieramento di quasi tutti i mass media e l’enorme utilizzo di denaro (pubblico) da parte del PD, il gigante Golia della situazione.

Siamo stati tutti bersagliati senza tregua, in questi mesi, da una campagna martellante per convincerci a rinunciare alle garanzie democratiche della nostra Costituzione antifascista da parte del PD, che ha investito in questa scellerata impresa circa 3 milioni di euro, senza contare poi le lettere inviate ai cittadini italiani sia in Italia che all’estero, i 300mila euro per il tour della Boschi in Sud America e i 90 spostamenti di Renzi - tutti fatti a spese dei contribuenti - con oltre 32mila euro spesi solo per spostarsi con un elicottero militare da Messina a Reggio Calabria. Questo martellamento ha probabilmente sortito un effetto paradosso, come nel caso del venditore insistente che cerca di persuaderti ad acquistare la sua mercanzia e che di solito finisce per allontanare il cliente che annusa la “sòla”, come dicono a Roma.

Non è la prima volta che i politici provano a manomettere la Costituzione, la casa di tutti gli Italiani. Iniziò il governo Berlusconi nel 2006 con una riforma (molto simile a questa) approvata a maggioranza assoluta con i voti di parte del centrodestra, mentre i centristi dell’UdC e altri parlamentari della maggioranza votarono contro e fecero campagna elettorale a favore del “no” insieme a tutto il centrosinistra. Il secondo referendum costituzionale della storia della Repubblica Italiana si tenne il 25 e 26 giugno 2006, e il 61.3% degli italiani rigettò la riforma costituzionale (affluenza del 52%). Curiosamente, si schierarono per il NO molti “intellettuali di sinistra” che stavolta hanno appoggiato senza riserve la riforma Boschi-Renzi-Verdini.
Nel 2013 ci ha provato il PD.

Il governo Letta, approfittando delle vacanze agostane, cercò di manomettere l’art. 138, che definisce le garanzie costituzionali e le modalità di revisione della Carta, e dovette infine desistere per merito dell’efficace ostruzionismo dei portavoce del M5S che, per salvare la democrazia e i principi democratici, tennero impegnata per giorni la Camera dei Deputati durante quell’estate fino a salire, nel settembre 2013, sul tetto di Montecitorio (foto).

Infine, Renzi.
A dicembre 2013 il sindaco di Firenze vince le primarie e diventa il nuovo segretario del PD, a gennaio 2014 fonda con Berlusconi il “Patto del Nazareno” per sdoganare una nuova legge elettorale e riformare la Costituzione e a febbraio diventa premier dopo aver “silurato” Letta. Tra marzo e aprile 2014 l’Italicum e la riforma Boschi iniziano l’iter parlamentare.
Le carte in tavola cambiano con l’elezione di Mattarella come 12° Presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015. Si dissolve il patto del Nazareno e Forza Italia, che aveva inizialmente sostenuto la riforma della Costituzione, inizia a votare contro.
Il governo ha forzato continuamente l’attività parlamentare con le proprie iniziative, un terzo delle quali fatte approvare a colpi di fiducia (ben 50 volte, una ogni 15 giorni). La riforma è stata approvata a tappe forzate con l’ausilio di tagliole, canguri ... e finanche allontanando dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato due parlamentari del PD, Mineo e Chiti, rei di non essere sufficientemente allineati con il capo. Il fronte del NO è stato ignorato e deriso, emeriti costituzionalisti sono stati etichettati come “professoroni, gufi e rosiconi” per il solo fatto di aver evidenziato in maniera oggettiva che la riforma era stata scritta coi piedi.

In questa scellerata campagna distruttiva per riformare la Carta, Renzi e il PD sono riusciti a spaccare il paese, e a dissipare un patrimonio di voti e credibilità. La riforma è stata respinta in particolare dai giovani e dagli under 60/65. Qualcuno afferma, con sprezzo del ridicolo, che il PD ha comunque vinto, in quanto ha portato in massa gli italiani alle urne. Gli italiani sono andati a votare in massa (affluenza del 69%) perché hanno compreso l’enormità della posta in gioco. Qualcuno chiosa che il 40% degli italiani è dalla parte di Renzi. Ma quelli non sono voti suoi. Hanno votato SI - secondo l’Istituto Cattaneo - anche elettori del centrodestra e della Lega.
Il 4 dicembre resterà una data scolpita nella storia. I nostri padri costituenti sono ancora Calamandrei, Dossetti, La Pira….






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 08-12-2016 alle 00:07 sul giornale del 09 dicembre 2016 - 1107 letture

In questo articolo si parla di politica, Movimento 5 Stelle, Senigallia 5 stelle

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