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Sabato 3 dicembre i Ribelli al Finis Africae

4' di lettura Senigallia 02/12/2016 - Radio Arancia, in collaborazione con il Finis Africae organizza il secondo appuntamento di Dinner Show, l'evento musicale dedicato alla musica melodica italiana degli anni 70-80. Ospiti Sabato prossimo, 3 dicembre, il gruppo dei Ribelli, la formazione creata da Adriano Celentano nel 1959.

A cena si canteranno tutte le canzoni del famoso "molleggiato".
Alleghiamo intervista con il leader del gruppo, Gianni Dall'Aglio, batterista storico di Adriano che lo sefgue da allora in ogni suo importante evento.

Il bambino che Adriano porta in braccio nella foto è Gianni Dall'Aglio allora 14enne.

Quando parli di Gianni Dall’Aglio per forza di cose devi anche parlare di Adriano Celentano.

Gianni, infatti, nel 1959, a soli 14 anni, diventa il batterista di Adriano Celentano.

Nel 1960, chiudendo l’esperienza dei Rock Boys Adriano Celentano doveva trovare un nuovo gruppo di accompagnamento per i concerti: ingaggia quindi un giovane batterista mantovano, Gianni Dall'Aglio (soprannominato Cocaina perché i genitori gestivano una drogheria), che suona negli Original Quartet (Celentano lo ha sentito suonare in un locale), e con Nando de Luca alle tastiere, suo nipote Gino Santercole (proveniente dai Califfi di Clem Sacco) alla chitarra e Domenico Pasquadibisceglie detto Dino al basso e Giorgio Benacchio (nei dischi dell'epoca a volte il cognome è scritto Bennacchio) alla seconda chitarra forma I Ribelli, dal titolo di una sua canzonecdi lanciata qualche mese prima.

Il gruppo, la cui denominazione precisa nei primi anni è I Ribelli di Adriano Celentano, piace subito tanto e ad incuriosire è proprio Gianni, il batterista bambino.

Gianni come è avvenuto l’incontro con Adriano?
In modo molto fortuito, io e miei amici suonavamo spesso nei locali della mia città, Mantova, accompagnati da mio padre che credeva molto in me.
Ci capitò di essere chiamati a Salsomaggiore per una serata, arrivati li ci accorgiamo che avremmo iniziato la serata di Adriano Celentano, allora era già famoso a livello locale.
Io avevo 14 anni, per me era un grande onore, ricordo che lui arrivò, come al solito in ritardo, e con il suo solito modo di fare, s’inventò che il suo gruppo aveva avuto dei problemi e che aveva bisogno di un gruppo che lo accompagnasse.
Mio padre colse al volo l’occasione proponendo subito noi, ma Adriano rimase un pò contrariato quando vide me, praticamente un bambino, alla batteria. Mi mise subito alla prova dicendomi:” conosci tuttifrutti?”
“Certo, signor Celentano - risposi proprio così - vuole la versione di Presley o di Little Richard?”
La risposta gli piacque, mi guardò, mi fece un sorriso pensando: “però il ragazzino - poi continuò - di Presley”. Si girò ed iniziò a cantare, provammo e andò benissimo.Da allora non ci siamo più lasciati e l’ho sempre seguito nei momenti più importanti della sua carriera.

Con i Ribelli però non è finita lì.
Si, è vero, abbiamo fatto anche un nostro percorso artistico quando siamo usciti dal Clan.
Arruolammo un giovane cantante bravissimo, Demetrio Stratos, e con lui abbiamo abbandonato il beat per fare il melodico italiano d’ispirazione soul. Pugni Chiusi, il pezzo scritto da me, segna proprio questo momento di passaggio.

Tu nel frattempo ti eri fatto anche un nome come session-man.
Si, è vero, lavorando con la Ricordi ero sempre in studio per suonare la batteria ai tanti nomi importanti della musica italiana che passavano di lì come Ricky Gianco, Mina, Patty Pravo..e tanti altri ed è così che ho conosciuto Lucio Battisti con cui è nata una collaborazione che è durata sette anni, dal 1968 al 1975.

Qual’è stato il momento più emozionante della tua carriera?
Il regalo più bello che può fare la vita ad un musicista è sempre quello di salire su di un palco, è sempre una grande emozione. Forse la più forte è stata quando con Adriano abbiamo suonato per il papa a Bologna davanti a 300.000 persone.Tremavamo entrambi, visto che siamo due credenti, ma è stato bellissimo.

Ora la tua seconda vita dei Ribelli.
Si, giriamo l’Italia cantando le canzoni di Adriano e noto con piacere che c’è la voglia di non dimenticare quegli splendidi anni in cui la melodia italiana ha regalato a tutti sensazioni forti.








Questa è un'intervista pubblicata il 02-12-2016 alle 08:02 sul giornale del 03 dicembre 2016 - 1667 letture

In questo articolo si parla di musica, spettacoli, intervista, radio arancia

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