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comunicato stampa
Domenica a San Rocco la presentazione del progetto fondativo dei Libeguali

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da Luciano Chiappa

Luciano Chiappa
Dopo aver presentato in anteprima alla stampa il libro intitolato “Anticipazioni al prologo del manifesto dei libeguali”, domenica 23 ottobre, all’Auditorium San Rocco di Senigallia, dalle 16.30, presenterò pubblicamente il contenuto fondativo del libro e del manifesto dei libeguali.

Il libro è, infatti, un tassello di un mosaico progettuale, il prologo al manifesto dei libeguali, che vuole costituire la base d’avvio di un più ampio processo d’emancipazione verso un paradigma inedito dei rapporti sociali umani: il paradigma sociale libegualitario. Perciò condensa in sé noccioli concettuali che possono contribuire ad un decisivo passo avanti delle scienze politiche e sociali, e soprattutto dei processi sociali democratici.

Tengo quindi a precisare che ciò che sto rappresentando pubblicamente, anche per mezzo di questo libro, è una fondazione complessiva di valenza generale che non può essere interpretata con le lenti e le logiche dei tempi brevi e convulsi dettate dal circolo mediatico mainstream o da questa o quella scadenza elettorale o dalla cosi detta “agenda politica”. Ad oggi non siamo che a prima dell'inizio, a “prima della prefazione”; ci guida la serenità che deriva, da un lato, dalla consapevolezza dell’inadeguatezza della totalità delle culture politiche fino ad ora conosciute e, dall’altro lato, dalla possibilità-necessità di dare corpo alla cultura politica libeguale quale espressione di un paradigma mai sperimentato dei rapporti sociali umani: il paradigma sociale libegualitario.

Va da sé che lo sviluppo di una simile inedita prospettiva non potrà che assumere il profilo della massima apertura; cioè di un "processo generante" che può accogliere in sé il più ampio campo di energie democratiche singole e associate, a prescindere dalle “provenienze novecentesche”. Al di là del mero gossip politico, l’evento del 23 ottobre porta con sé oggettivamente il carattere della storicità.

Fissato nel libro, quale suo titolo e contenuto fondamentale, compare per la prima volta nella storia del pensiero il neologismo libeguali. Non è una parola, non è un logo: è l’espressione storico concettuale di un processo reale in potenza e in atto d’emancipazione sociale onnilaterale. È un processo che fonda la sua ragion d’essere sulla infissionabilità della “molecola democratica” ovvero sul legame indissolubile degli “atomi costitutivi” della natura umana secondo il suo proprio essere: libera individualità eguale socialità. A prescindere dai favori che potrà incontrare, è un neologismo destinato a segnare oggettivamente il linguaggio dell’economia, della filosofia, del diritto e della politica, poiché nel suo “nomen” si esprimono un paradigma sociale inaudito e una conseguente cultura politica inedita che la politica non ha voluto sinora conoscere.

Se il XIX secolo è stato il secolo dei liberali e il XX quello dei comunisti; il XXI secolo, non tornerà quello dei liberali, sarà il secolo dei libeguali.

Il libro non è un “approdo finale”, ma un atto preliminare; esso anticipa anche una mia trilogia, la “trilogia dei libeguali”, per mezzo di uno svolgimento pubblico in forma di cicli di conferenze. Si tratta di sei cicli di conferenze più in ciclo dedicato. Il primo ciclo è intitolato “Costituzioni e società umana” e si articola in tre conferenze: 5, 12 e 26 novembre 2016; il secondo ciclo è intitolato “Sinistra e Destra, Debito pubblico, Controllo globale”, si articola in quattro conferenze: 14 e 22 gennaio, 11 e 25 febbraio 2017; il terzo è intitolato “Natura e rapporti sociali umani”, si articola in quattro conferenze: 11 e 25 marzo, 22 aprile e 6 maggio 2017; il quarto è intitolato “Il paradigma sociale libegualitario”, si articola in quattro conferenze: 21 e 27 maggio, 14 e 21 giugno 2017; il quinto è intitolato “L’autonoma fondazione filosofica dei libeguali”, si articola in quattro conferenze: 21 ottobre, 11 e 25 novembre, 16 dicembre 2017; il sesto ciclo è intitolato “La Glocapolis libegualitaria”, si articola in quattro conferenze: 21 gennaio, 24 febbraio, 25 marzo, 21 aprile 2018; il ciclo di conferenze dedicato è intitolato “In onore di Karl Marx, un doveroso tributo sulla via dell’inaudito”, si articola in due conferenze: 16 e 30 settembre 2017.

Per certi aspetti, contenuti e termini presenti nel libro richiedono un minimo d’attenzione in più da parte del lettore. Compaiono parole sconosciute agli attuali dizionari e molte di quelle conosciute sono da me inquadrate sotto altra luce; ma non è frutto di un “vezzo letterario”: è frutto del fatto. Il fatto che come ogni contenuto reca con sé il suo metodo, cosi reclama per sé i suoi propri termini e i suoi propri nomi.

Un paradigma sociale e una cultura politica inauditi e inediti non possono che reclamare per sé un proprio linguaggio: è impossibile che concetti davvero inediti possano essere espressi con parole edite.

D'altra parte, oggi si fa ineludibile l’esigenza di una totale rilettura del significato da attribuire ai processi dei rapporti sociali umani e quindi anche a talune parole con le quali questi stessi processi sono stati fino ad ora espressi. Per l’intanto, ho inserito comunque una pagina con una minima, ma proprio minima, terminologia; terminologia che già per mezzo delle conferenze sarà via via sviluppata per la profondità e l’estensione necessarie.

Nel rendere pubblica questa progettualità, sottolineo che il nostro presentarci oggi al mondo come libeguali non è per convincere: non abbiamo da convincere alcuno che noi siamo meglio degli altri; lasciamo volentieri il giochino “dell’essere meglio” al teatrino corrente del fintoantitetico. E non è tentativo di partito o movimento interno all’esistente: piuttosto, è esistenza di un differente modello di società. È l’essere in potenza di una società libegualitaria e il nostro coltivare in essa il fondamento della libegualità quale contenuto del nostro proprio essere sociale unitario, il nostro esserci in essa come processo sociale d’autodeterminazione democratica e di realizzazione umana e personale.

Tra i molteplici contenuti voglio qui evidenziarne uno, che è una preoccupazione da me espressa anche nel libro: il rischio che da uno stato di guerra permanente indotto dalle dinamiche espansionistiche del Capitale globalizzato non se ne esca se non trascinati dentro una vera nuova guerra mondiale. I segnali non sono incoraggianti e richiederebbero una capacità, e soprattutto una volontà, di lettura dei processi internazionali che è totalmente sconosciuta alle attuali classi dirigenti europee. A maggior ragione, s’impone un poderoso processo d’inedita autodeterminazione dei popoli quale unica autentica via d’uscita per l’umanità; come nella storia è sempre stato e sempre sarà.



Luciano Chiappa