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comunicato stampa
“Un Progetto per San Gaudenzio”, in vista del convegno a San Rocco conosciamo la storia del luogo

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dagli Organizzatori


La collina di San Gaudenzio, posta a pochi km dalla città, è uno dei luoghi più identitari di Senigallia per il ruolo importante che ha avuto nella sua storia.

Prende infatti il nome dall’abbazia omonima fondata fra X e XI secolo e di cui restano ancora chiare vestigia nella villa edificata sulle sue rovine. La scelta del luogo per edificare l’abbazia non fu disgiunta dall’esistenza di una ricca sorgente d’acqua, che dovette alimentare la città fin dai tempi antichi, come dimostra la presenza di una vasca quadrata in calcestruzzo e tracce di condutture d’età romana. La notorietà della sorgente è legata soprattutto all’opera del duca Francesco Maria II Della Rovere, che alla fine del 1500 ordinò la costruzione di un acquedotto per rifornire d’acqua le fontane della città, compresa quella edificata in Piazza del Duca. Nel corso del 1500 anche l’antica chiesa a tre navate venne abbandonata e andò in rovina.

Sulle sue fondamenta nel 1876 il Cav. Attilio Fedrighini, proprietario dell’area e autore della prima attività estrattiva, fece edificare la villa che si vede ancor oggi. Al suo interno e all’esterno sono ancora osservabili vestigia e tracce dell’antica abbazia. Il terzo elemento di collegamento della collina di San Gaudenzio con la città, quello divenuto via via più importante nel tempo, è stato il suo utilizzo come luogo di estrazione di gesso e marna per l’edilizia.

Lo sfruttamento industriale su larga scala iniziò solo nel 1885, quando con la partecipazione del Cav. Attilio Fedrighini, proprietario dell’area, si costituì la Società Italiana Cementi, che avviò l’estrazione e la lavorazione della marna per la produzione del cemento e della calce idraulica. Seguirono poi altre società e l’ampliamento dell’attività fino alla definitiva chiusura negli anni ‘80 del secolo scorso. A testimonianza di questa attività resta la cava naturalizzata ed entrata a far parte dell’area protetta e il monumentale edificio della fornace in grave stato di degrado, ma suscettibile ancora di riqualificazione e riutilizzo, unico esempio di archeologia industriale sopravvissuto a Senigallia.