intervista
Il Re Lear di Mariano Rigillo: il Re distrutto dal dolore e divorato dalla follia arriva al Teatro la Fenice


Tra tutti i personaggi usciti dalla penna di William Shakespeare, quello più complesso per spessore e linguaggio è sicuramente Re Lear. Ultima opera composta dal Bardo tra il 1605 e il 1606, è uno di quei testi che può mettere in difficoltà anche i più grandi attori. Ed è stato anche questo il caso: “Re Lear è un personaggio complesso in quanto è la somma di tanti altri personaggi delle opere precedenti – ci racconta Mariano Rigillo, che nella sua carriera ha interpretato una lunga galleria di personaggi shakesperiani - Quando me l'hanno proposto all'inizio ero quindi intimorito da Lear tanto che durante le prove spesso mi sentivo spaesato perché non sapevo che direzione prendere nel portarlo in scena. Poi un giorno, durante la anteprova, qualcosa è scattato, non so bene neppure io come, e quelle parole che avevo ripetuto tante volte finalmente hanno acquisito un significato e il mondo di Lear mi è apparso davanti come se fosse reale”.
“E non a caso è avvenuto con una battuta che per me ha molto valore: “o buon speziale, dammi un'oncia di zibetto per profumare la mia immaginazione”. Profumare l'immaginazione. É proprio questa la magia del teatro secondo l'attore napoletano: “ogniqualvolta si va a teatro, una persona deve uscire più arricchita di come entrata; che si tratti di una semplice idea, di un sentimento o di un pensiero”.
“E poi, ascoltate queste parole – ci invita - come suonano; è questo il motivo per cui le opere di Shakespeare, e quindi il “Re Lear” o persino quelle dell'antichità classica sono così moderne: riescono ad esprimere i sentimenti vestendoli di un linguaggio poetico, in una forma in cui noi tutti vorremmo esprimerci”. Linguaggio poetico che permette all'opera di Shakespeare, anche dopo 400 anni dalla morte del Bardo, di arrivare al pubblico, sia adulto che giovane.
Il “Re Lear” del regista Antonio di Pasquale arriva a Senigallia in collaborazione con il Comune di Senigallia, il Teatro Stabile di Napoli per un'anteprima regionale dopo un avvio non proprio semplice. Inizialmente infatti, lo spettacolo avrebbe dovuto aprire a Catani il 1° aprile ma “ci hanno giocato un vero e proprio “pesce”: a causa dei mancati stipendi, i dipendenti hanno occupato la struttura lasciandoci di fatto senza una sala prove e senza materiale di scena - ricorda Mariano - siamo così andati direttamente a Napoli ma eravamo senza le scenografie; così uno dei nostri attori, prima dell'apertura del sipario, è uscito a spiegare la situazione al pubblico”.
Quello che avrebbe potuto essere un handicap per lo spettacolo, ha invece reso possibile una forte complicità con il pubblico, decretandone di fatto il successo. E non solo. “ Le vicissitudini che hanno accompagnato la fase iniziale di questo progetto hanno permesso a me e a tutto il cast di ritrovare un nuovo entusiasmo, una nuova freschezza nello svolgere il nostro lavoro – aggiunge - un entusiasmo che ci ha portato a lavorare al minimo salariale e di andare in scena con una rinata serenità, un dono importante per noi attori in quanto ci permette di instaurare un legame particolare con i nostri personaggi”.
E il legame con il suo personaggio è avvenuto proprio sul palco, esibizione dopo esibizione, applauso dopo applauso cercando di dare risalto soprattutto al dolore del Re che non riesce a comprendere la risposta della figlia minore e scivola così nel vortice della follia per poi capire, in punto di morte, il significato e il valore dell'amore. Ma per creare la magia, per dare vita a questo personaggio c'è bisogno di un pubblico che sappia accoglierlo e che possa celebrare insieme agli attori al meglio il 400 anniversario della morte di William Shakespeare.

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