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Sister Act: un'anteprima nazionale che conquista Senigallia a suon di paillette sfavillanti e ritmi travolgenti

4' di lettura
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di Isabella Agostinelli
redazione@viveremarche.it

Sister Act - Il Musical
La commedia “divina” per eccellenza torna sui palcoscenici italiani sotto la regia di Saverio Marconi. Il risultato? Un altro successo annunciato che a suon di jazz, paillette e un ritmo travolgente ha conquistato il pubblico di Senigallia, lanciando anche un messaggio davvero importante: non avere paura del diverso.

In un turbinio di paillette luccicanti, stivali rossi (da “tr.....ehm...trotto”) capelli afro e ritmi soul, l'adattamento della Compagnia della Rancia di Sister Act ha fatto il suo debutto italiano al teatro la Fenice di Senigallia, sabato 5 dicembre.

A vestire gli abiti sfavillanti e poi il velo monacale della suora più svitata e travolgente mai esistita in TV o a teatro é Belia Martin, già protagonista della versione spagnola del musical. Belia racconta di aver poco in comune con la sua alter ego teatrale, “non solo per quel che riguarda la vita assai meno tormentata ma men che meno per le paiettes”- scherza l'attrice madrilena. Ad accomunarle é però l'amore per la musica; un amore unico e quasi viscerale che sarà proprio la chiave di svolta della storia portata per la prima volta sugli schermi negli anni 80 da Whoopi Goldberg. Il passaggio dalla versione spagnola a quella italiana ha richiesto a Belia non solo un lavoro extra di dizione “per aggiustare i suoni”, ma anche una sorta di “trasposizione culturale”: “non potevo certo portare la Deloris “spagnola” qui in Italia – mi spiega Belia - “ho quindi lavorato molto con Saverio Marconi proprio per renderla “più italiana” nei gesti e nel modo di porsi”.

Un lavoro minuzioso che ha visto protagonista anche Francesca Taverni che dopo aver visto il film in TV non avrebbe “mai pensato di finire nei panni della Madre Superiora”. Francesca é un'attrice che nella sua lunga carriera ha preso parte a un notevolissimo numero di musical, arrivando a calcare persino i palcoscenici internazionali e che ha trovato nella Madre Superiora una sfida alquanto interessante: “i miei lineamenti sono un po' arcigni e quindi perfetti per rappresentare questo personaggio. Inoltre, ho sempre sofferto un po' della sindrome da “prima della classe” il che mi ha aiutato a rendere credibile la Madre Superiore. Ma allo stesso tempo questa suora si dimostra anche amorevole, prima con le sue sorelle e poi con Deloris. Trovare un bilanciamento tra questi due poli é stata la vera sfida e ho lavorato moltissimo con Saverio per incontrare il giusto equilibrio”. Sfida decisamente vinta.

Lo stesso si può dire per il personaggio di Suor Maria Roberta, la novizia in attesa della chiamata divina, portata in scena da Veronica Appeddu: l'attrice sarda é infatti riuscita a cogliere quel mix di insicurezza e forza divampante che caratterizzano questa “suorina”. Il tutto davanti agli occhi di Suor Cristina, seduta in platea e letteralmente accolta da un'ovazione in sala. La vincitrice dell'edizione 2014 di “The Voice” presterà infatti la sua voce a Suor Maria Roberta in alcune date romane in programma al Teatro Brancaccio dal 10 dicembre. Una presenza quella della vera “sorella” che é stata molto preziosa per le altre attrici dato che “molti dei dubbi e le tante passioni portate sul palco, lei le aveva provate veramente ed è la sua presenza alla prove è stata davvero un'ispirazione per tutte noi” mi spiega Francesca.

Ma dietro tutte le paillette, i ritmi dance e al divertimento travolgenti, questo musical vuole lanciare anche un messaggio importante. “Stiamo vivendo una situazione di forte intolleranza nei confronti di coloro che sono differenti” - ci tiene ad evidenziare Francesca - “Questo musical é la dismostrazione che il diverso, se viene accettato con amore, può arricchire. É ciò che succede alla Madre Superiore con Deloris e alla stessa Deloris con le suore”. In mezzo, la musica, “capace di risolvere e superare le differenze e a far capire ad entrambe che in fin dei conti i loro punti di vista non sono così differenti e che in fondo dicono la stessa cosa”.

Un messaggio sul quale, davvero, vale la pena riflettere.



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