Paradisi sulla ex Gil: "Ennesima sconfitta di un irresponsabile governo cittadino"

Si tratta della ditta romagnola che vinse l’appalto alla ex Gil (allora assessore ai lavori pubblici era l’attuale sindaco) e subito subappaltò illegittimamente i lavori ad una ditta umbra (la Bioar). E si ricordano i senigalliesi come terminò la vicenda? Ci fu un contenzioso perché la Sacramati, dopo aver violato le normative sugli appalti pubblici e il contratto d’appalto, chiese ingenti pagamenti al Comune per danni lamentati e pagamento di lavori ulteriori e residui.
L’Amministrazione comunale (che agì in modo apparentemente incomprensibile violando ogni principio di trasparenza e buon andamento), non eccepì mai l’inadempimento contrattuale della Sacramati (il sub-appalto illecito), eccezione che avrebbe facilmente legittimato la risoluzione del contratto ai danni della ditta appaltatrice. Incomprensibilmente, il Comune, senza mai denunciare al collegio arbitrale quell’illecito (come mai?), si difese solo nel merito dei lavori. E perse clamorosamente condannando i cittadini di Senigallia a pagare alla Sacramati la funambolica somma di 2 milioni di euro (532.958,50 € a titolo di pagamento per pretesi lavori residui non pagati; 261.653,27 € a titolo di risarcimento del danno, 1.109.167,47 € a titolo di pagamento delle riserve presentate dalla ditta contro il Comune; il tutto oltre rivalutazione ed interessi).
L’Amministrazione comunale, invece di fermarsi e magari riflettere sull’immenso danno erariale procurato per aver evitato di eccepire l’inadempimento della Sacramati (qualcuno prima o poi dovrà dare una spiegazione sul perché), decise di ricorrere alla magistratura ordinaria che confermò il lodo arbitrale. Oggi l’ennesima doccia fredda e l’ennesimo colpo per le finanze pubbliche. La Corte di Appello di Roma, definendo peraltro “inutile lo sforzo difensivo del Comune di Senigallia” (che nemmeno in sede di appello ha eccepito incredibilmente l’inadempimento della Sacramati con violazione delle norme sul sub-appalto) ha confermato il lodo e condannato il Comune a pagare oltre 29 mila euro di spese legali. Chi rimborserà all’erario (e quindi ai cittadini) un danno frutto quantomeno di incapacità, fare maldestro, approssimazione?

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 02-12-2015 alle 16:00 sul giornale del 03 dicembre 2015 - 1707 letture
In questo articolo si parla di roberto paradisi, politica, Unione Civica
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