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Corinaldo: nonno ridotto in fin di vita. Oggi la convalida dell'arresto per Mattia

3' di lettura 12/11/2015 - Si terrà questa mattina alle 10,30 in Tribunale ad Ancona la convalida dell'arresto di Mattia Morganti, il 30enne di Corinaldo, che ha quasi ucciso a colpi di martello e di coltello il nonno 74enne Giuseppe Manoni.

Il giovane, affetto da problemi psichici, si trova ora rinchiuso nel carcere di Montacuto con l'accusa di tentato omicidio. Nelle prime 24 ore trascorse in cella Mattia avrebbe mantenuto lo stesso atteggiamento freddo e impassibile mostrato fin dai minuti successivi all'aggressione del nonne. Lui stesso, dopo aver lasciato il nonno agonizzante a terra in una pozza di sangue e credendolo morto, è andato in caserma dai carabinieri per confessare: “Ho ucciso mio nonno”. In attesa di comparire questa mattina davanti al giudice Antonella Marrone, Mattia, al momento difeso dall'avvocato Stefano Mengucci, nominato d'ufficio, non ha dato segni di cedimento né di pentimento. Il 30enne è sempre apparso molto freddo e lucido.

Non avrebbe accennato a vuoti di memoria e forse, anche per la dinamica della feroce aggressione, neanche l'ipotesi del raptus d'ira sembra convincere gli inquirenti. Mattia mercoledì mattina infatti, è uscito dalla sua abitazione di Corinaldo in via Qualandro e a piedi si è diretto a casa del nonno, in via del Crocefissetto, lontanto poco più di un chilometro. In tasca aveva un martello e un coltello. Il giovane ha quindi aspettato che l'uomo uscisse di casa per aggredirlo. Prima una breve lite verbale, poi Mattia avrebbe estratto il coltello colpendo il nonno alla spalla. Subito dopo ha continuato ad infierire colpendo il 74enne a colpi di martello. Uno l'ha raggiunto al cranio provocandogli una emorragia. Mentre fuori si stava per consumare una tragedia, in casa c'era anche la moglie di Giuseppe e nonna di Mattia, la signora Luigia. Mattia mercoledì mattina, subito dopo la confessione, è stato trattenuto in caserma dove è stato ascoltato dal comandante di Stazione Francesco Gagliardi e dal comandante della Compagnia dei Carabinieri di Senigallia Cleto Bucci.

Poi il provvedimento di fermo per il reato di tentato omicidio e il trasferimento a Montacuto dove Mattia ha raccontato quanto accaduto anche al pm Irene Bilotta. Stesse parole, mai una contraddizione per quella che pare a tutti gli effetti una ammissione di responsabilità. Dopo la convalida dell'arresto la posizione giuridica di Mattia potrebbe essere meglio definita. Nel corso dell'udienza di convalida infatti potrebbero essere aggiunta aggravanti come la premeditazione, il legame di parentela e i futili motivi. Inoltre occorrerà aspettare anche l'evolversi del quadro clinico di Giuseppe Manoni. Le sue condizioni infatti, seppure stazionarie, sono gravi. Mercoledì all'ospedale regionale di Torrette ha subito un delicato intervento il cui esito, per i medici, è stato positivo.

Occorre però aspettare il superamento delle 48 ore fatidiche per poter stabilire una prognosi più precisa. Se infatti il 74enne supererà la fase critica post operatoria allora le speranze di farcela sono maggiori. Al momento la prognosi è riservata. Se Manoni non dovesse farcela e dovesse morire, allora la posizione giuridica del nipote sarebbe ulteriormente aggravata con pene, in caso di condanna, doppie rispetto al reato di tentato omicidio. Altra questione che il giudice dovrà valutare, stando alle condizioni psichiche di Mattia, l'opportunità di far restare il 30enne in carcere o trasferirlo in una struttura più adeguata.






Questo è un articolo pubblicato il 12-11-2015 alle 23:40 sul giornale del 13 novembre 2015 - 1688 letture

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