comunicato stampa
Barbara: l'ex-vicepresidente della Crusca sul tema “Dal ‘rasagnolo’ alla lasagna nella terra dei ‘vincesgrassi’”


Il linguista ha dimostrato che il termine ‘lasagna’, adottato in quasi tutte le regioni italiane nel Medioevo e altresì da Jacopone da Todi (“granel di pepe vince per virtù la lasagna”), Boccaccio (“lasagne maritate”), non deriva dal greco ‘lausanon’ “treppiede da cucina” e dal latino ‘lasanum’, “pentola”, accettato dubitativamente anche da Giacomo Devoto, o da “losanga’ a sua volta derivato del gallico ‘lausa”, “pietra piatta”, come proposto nel Dizionario Etimologico Italiano. L’etimo è invece il vocabolo latino scomparso *rasanea “pasta spianata” o *rasaneolum “cilindro di legno per spianare la pasta”, con la sostituzione delle liquide ‘r’ con ‘l’ nel caso di lasagna, mentre il ‘rasagnolo’ - versione dialettale locale dell’italiano ‘matterello’ - avrebbe conservato la rotacizzazione iniziale.
Il nome "vincisgrassi", ‘vincesgrassi’ secondo la denominazione locale, conferito alle lasagne all’anconetana, si diffonde invece solamente nel corso dell' '800, in quanto tale piatto sarebbe stato gradito o dedicato ad un alto ufficiale austriaco della casata Windisch-Graetz, comandante dell’esercito imperiale durante la dominazione austriaca della città portuale. Ma se probabilmente si trattava di Alfred, nato nel 1787 e nominato feld-maresciallo nel 1833, sicuramente non era presente durante la campagna napoleonica del 1799, come vorrebbe la tradizione popolare, in quanto sarebbe stato appena dodicenne.
Ha fatto da contorno una visita guidata alla mostra permanente sul Risorgimento, al centro storico di Barbara, al palazzo del cardinale Annibale Albani, attuale municipio, e alla settecentesca chiesa abbaziale di S. Maria Assunta, monumentale opera neoclassica di Francesco Ciarafoni.
Per l’occasione Primo Patrignani, docente di cucina presso l’Istituto Alberghiero di Loreto, ha offerto, negli antichi locali del suo ristorante barbarese “’L Castellaro”, un pranzo dal menù tipico della zona, a base di ‘vincesgrassi’, sottili strati di pasta ripassata in acqua calda, ben cotta e condita con besciamella e ragù di carne.
La locale azienda vinicola ha infine offerto una degustazione all’interno della cantina ospitata nei sotterranei di un settecentesco convento francescano.

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