x

SEI IN > VIVERE SENIGALLIA > ATTUALITA'

articolo
La Caritas sulla vicenda Viktor, 'E' lui che rifiuta il nostro aiuto'

5' di lettura
3156

di Sudani Scarpini
redazione@viveremarche.it


“La Caritas non allontana né nega l’accoglienza a nessuno. Chiede però il rispetto delle regole”. A precisarlo sono il vice-direttore della Caritas Giovanni Bomprezzi e Don Paolo Gasperini, a seguito delle accuse rivolte al centro di accoglienza dai due ex volontari che, nel tentativo di risolvere la situazione del 50enne albanese che da diverso tempo dorme all’esterno della struttura, hanno diffuso la vicenda.

Non ci piace parlare pubblicamente della vita e delle cose private delle persone ma- osservano- dato che ormai la riservatezza non c'è più e sono state mosse gravi accuse e critiche all'operato della Caritas, vogliamo fare chiarezza sui fatti. Fatti concreti e documentati".

Conosciamo Viktor da 15 anni, da quando nel 2000 venne per la prima volta a chiedere il nostro aiuto, quindi- racconta Bomprezzi- non siamo gli ultimi arrivati.”. “All’epoca- continua- visto che rifiutò la stanza perché voleva dormire con il suo cane (cosa non consentita per legge, per le norme igienico-sanitarie di una struttura pubblica sotto sorveglianza del Nas), insieme ad alcuni privati la Caritas acquistò un camper per andare incontro alle sue esigenze".

Tutti gli interventi della Caritas, mettono ben in chiaro, sono stati sempre coordinati con le altre istituzioni preposte e sono stati sempre finalizzati a trovare una soluzione adatta ai disturbi di Viktor, che rendono il suo carattere un pò 'difficile'.

Dal 2003 al 12 giugno 2013 (data dell’ultimo ingresso nella struttura) Viktor, secondo i dati ufficiali della Caritas, è stato accolto 11 volte, due delle quali per più di un anno. Non solo. Dal 22 dicembre 2013 fino alle ultime settimane, quando poi è stato espulso dalla struttura per aver trasgredito le regole del centro di accoglienza, prosegue nel suo racconto il vice-direttore, ha avuto la camera singola come richiesto. “Prima-dice Bomprezzi- non era possibile accontentarlo in quanto la stanza era occupata”. “Ma questo- interviene Don Paolo Gasperini- dimostra che, pur avendo i suoi problemi, riesce a condividere una stanza con un’altra persona. Lo ha già fatto”.

I due ex volontari, invece, sostengono che “per la sua patologia (disturbo ossessivo compulsivo con numerose fobie tra le quali la claustrofobia) non riesce a stare in una stanza con altri”.

Non mettiamo in dubbio la buona fede dei volontari né diciamo che Viktor non è una persona con problemi ma- chiarisce a scanso di equivoci il vicedirettore- le sue problematiche non sono ancora ben riconosciute. Non esistono al momento certificati che attestino la sua patologia, e che asseriscano quindi la necessità di una cura duratura nel tempo. Inoltre, è importante chiarirlo, questo tipo di certificazione può arrivare solo da Enti come l’Asur. Non da medici privati come quello circolato nei giorni scorsi".

"Il vero problema- rimarcano- è che non vuole farsi aiutare, tanto che continua a rifiutare tutte le proposte. Si è rifiutato anche di andare dalla sorella che vive nel nord Italia e che si era proposta di ospitarlo. Lui vuole solo che siano accettate le sue condizioni. E noi non possiamo assecondarle tutte. Abbiamo delle regole da rispettare".

Al contrario, Sandra Mariani e Vittorio Luzzietti, che nel gennaio 2014 (quando morì il cane di Viktor) furono invitati a smettere la loro collaborazione con la struttura, "nel tentativo di aiutarlo lo assecondavano in tutto permettendo addirittura la conservazione del cane nel congelatore del piccolo frigorifero del mini-appartamento". “Sia chiaro- conferma Bomprezzi- questo non vuol dire che non possono più entrare alla Caritas o portare il loro aiuto. Significa solo che il centro di accoglienza ha delle regole ed una sua linea". “Chiunque ne fa parte deve condividerla"- aggiunge Don Paolo.

Detto ciò, e nonostante l’ultima trasgressione (quella che ha fatto scattare l’espulsione), la Caritas è pronta ad accoglierlo nuovamente ad una condizione: la condivisione della stanza. “Negli ultimi periodi, stazionando fuori dalla struttura (anche se accolto all’interno per numerose ore), si circondava di gruppi di minori. Il fatto ha suscitato diverse reazioni nel quartiere tanto che ci sono arrivate lettere, con la raccolta di firme dei genitori, per lamentare e segnalare questo fatto- dicono Giovanni Bomprezzi e Don Paolo Gasperini- E, dopo che il 7 ottobre 2014 la sorveglianza ha visto una 15enne entrare in camera sua, che ha un ingresso autonomo, alle 10 di sera (trasgressione grave alle regole della struttura che vieta, e tutti gli ospiti lo sanno, di fare entrare minori), non potevamo che chiamare le forze dell’ordine per segnalare la cosa ed espellerlo”.

La Caritas, che non accetta assolutamente che qualcuno stia in strada (a maggior ragione d’inverno e con la pioggia) e che lo assiste comunque (ma lui rifiuta abiti puliti perché in quelli che indossa sente ancora l’odore del proprio amico a quattro zampe), è pronta ad accoglierlo di nuovo. Deve solo capire, così anche chi gli sta intorno- concludono- che non può più essere assecondato. Soprattutto considerando che l’unica perizia lo indica come una persona che, pur avendo bisogno di essere seguita e stimolata, ha la forza e le possibilità per prendere in mano la propria vita. Se solo lo vuole“.

Il 50enne però continua a rifiutare la proposta di accoglienza della Caritas perchè vuole riavere la camera singola. Così il vicedirettore, che "non accetta che si dica che la Caritas non lo accoglie o non lo vuole aiutare", lancia un appello alle autorità competenti: "La situazione sta diventando più grande delle nostre possibilità e, malgrado l'aiuto di Asur e Comune, che si sono sempre dati da fare, c’è bisogno di trovare urgentemente una soluzione".