comunicato stampa
Ricordando Mario Giacomelli: fotografie inedite alla Galleria Angelini


Flavio Sabbatini ha onorato la memoria del Maestro esponendo presso la galleria Angelini, 14 scatti, opere inedite per quasi la totalità degli estimatori del grande Fotografo e realizzate per conto dello stilista Flavio Sabbatini per lanciare il suo prodotto si maglieria in Cashmere intarsiata a mano con filati scozzesi, presso la prestigiosa rivista di moda Vougue negli anni ’70. Sono scatti realizzati presso grazie alla cortesia di cinque senigalliesi (Manuela,Stefano, Lucio e Mario con il piccolo Lorenzo figlio di Flavio) che fungono da modelli con l’ambientazione di una casa colonica in rovina nei dintorni di Senigallia e, come scrive Caterina Dragone nella presentazione della mostra, uno degli scatti fotografici rappresenta un bambino dentro una coperta tenuta ai lembi dagli improvvisati modelli, ripetendo cioè la scena immortalata in una delle più magiche fotografie dei pretini della serie:”io non ho mani che mi accarezzino il volto”,realizzata da Giacomelli da una poesia di Davide Maria Turoldo.
E’ una mostra pulita, forse in sordina ma importante. Aldilà delle immagini quasi sconosciute ai più – ma sono sempre opere di un grande Maestro- l’operazione di Sabbatini, amico di Giacomelli, è doveroso omaggio e un ricordo importante che ripropone l’importanza del Maestro senigalliese onorato tra i massimi esponenti dell’arte figurativa del XX secolo. Una fotografia il cui tempo viene fermato come estensione e giustificazione della memoria. Immagini come autoanalisi, come specchio della sua stessa esistenza, come il “senso” della durata. La fotografia come rievocazione di interessi che spaziano come contraddizioni, come scelta morale e culturale. Vive nel riscatto di una realtà, forse evocata, forse segnata dalla memoria e dal ricordo, nelle sue pieghe,nei suoi interstizi, nella materia e nei suoi umori, nell’affrancamento della forma, nello scorrere delle stagioni, nella gioia della creazione e della conoscenza. E’ attratto da tutto quello che si può esprimere con la poesia e da quelle vibrazioni che suscitano interrogazioni.
La sua fotografia, attraverso il ricordo, con la forza della sua verità, comunicazione, realizzazione e trasformazione, permette una più ampia conoscenza di se stessi e “…è bello pensare che tutto ciò può essere anche ricreato, trasmesso con i mezzi della nostra civiltà”. Mario Giacomelli, all’unanimità di critica e pubblico uno dei più altri fotografi del nostro tempo, stroncato da una grave malattia il 25 Novembre 2000, cavalca nei paesaggi infiniti dell’anima. Nato a Senigallia il 1 agosto del 1925, inizia la sua attività di fotografo la vigilia di Natale del 1952. Si regala una fotocamera Comet e si reca sulla spiaggia per fotografare il mare; per riprodurlo mosso, animato, muove la macchina. Nasce la sua prima fotografia, L’approdo, con la quale si allontana, consapevolmente, dalla tradizione fotografica. La sua partecipazione al gruppo fotografico senigalliese “Misa” fondato da Giuseppe Cavalli (con Paolo Monti tra i teorici della “nuova fotografia italiana”) permette a Giacomelli di uscire dall’ambito della piccola città di provincia per inserirsi in un panorama di ampio respiro culturale, più congeniale alle sue motivazioni ed aspirazioni.
Eppure le opere più importanti del grande Maestro sono legate indissolubilmente alla sua terra: “Pur sentendomi un realista (mi testimoniava Giacomelli) ho scoperto che la poesia è il linguaggio con il quale credo di poter fuggire dalle formule della banalità quotidiana. Lo spazio non è più appiattito, le cose che vedevo sempre uguali, le stesse strade, la stessa gente della mia città, pensando alla poesia, ora mi sembrano modificate, tutto sa di avventura che mi coinvolge in esperienze nuove, mi fa vivere in territori immaginari”. La mostra è aperta dalle 18 alle 20 presso la Galleria Angelini di Senigallia , fino al 1 dicembre 2013.

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