comunicato stampa
Sanità: il consigliere Roberto Mancini interroga l'assessore regionale Mezzolani


Allora le voci discordi furono contenute perché la parola riforma significava progresso, miglioramento, passo in avanti, tanto che non fu difficile convincere i cittadini che avrebbero avuto a Senigallia, città capofila, una sanità migliore di quella che avevano nel loro piccolo ospedale di Ostra, Corinaldo o Ostra Vetere. Ad esempio, la costruzione dell’ultimo monoblocco, quello inaugurato nel 2010, fu decisa proprio in quel contesto di potenziamento di un ospedale che così sarebbe stato in grado di servire tutti i cittadini della vallata del Misa.
Ma oggi non è più così. Quando si sente la parola riforma si ha paura, si teme che servizi importanti vengano tagliati, ridimensionati tanto da non essere più sufficienti per i bisogni dei cittadini, come è avvenuto in tanti altri campi: la casa, la scuola, le pensioni. Tagli a senso unico che riducono la spesa sociale e lasciano inalterati privilegi, diseguaglianze, ingiustizie.
E’ per questo motivo che anche a noi a Senigallia siamo estremamente preoccupati circa il futuro della nostra sanità pubblica, subordinata alle esigenze di cassa, che rappresentano il nuovo faro che indica la rotta delle riforme, essendo sacrificate e emarginate le esigenze che vengono dal territorio, in un contesto in cui non si riesce a vedere l’approdo finale, il punto di arrivo, proprio perché non c’è un’idea di sanità pubblica che sia libera dalla subordinazione alle esigenze della finanza regionale e nazionale e alle logiche gestionali di tipo aziendalistico.
Non è oggi all’ordine del giorno la questione l’area vasta, se questa rappresenti la migliore organizzazione territoriale. Sappiamo però che l’organizzazione di un servizio deve corrispondere alla vita dei territori, alle relazioni economiche, ai legami amministrativi.
Per questo apprezziamo le Delibere della Giunta Regionale 1537 del 31 ottobre 2012 e 1590 del 12 Novembre 2012 che indicano “La rete clinica dell’Area metropolitana, caratterizzata dallo spostamento delle prestazioni di media complessità dall’Azienda Ospedaliera –Universitaria, alla quale sono richieste prestazioni di alta specialità ed alta complessità , agli Ospedali di Senigallia e di Jesi”.
Fate attenzione: si parla di “spostamento delle prestazioni di media complessità” da Torrette a Senigallia e Jesi. Ciò significa potenziamento dei servizi, un proposito che cozza con le realtà di segno inverso che si è andata determinando in questi mesi.
Si parla anche di “Area metropolitana”, definizione che apprezziamo perché corrisponde ad una realtà territoriale che è già connessa, un’area che esiste già per i cittadini, come dicevo, per quanto riguarda i servizi, l’economia, la densità della residenzialità sul territorio. Quindi, se c’è da individuare una direzione di marcia, credo che quella più consona sia questa.
In questo contesto, pensiamo che l’organizzazione del Servizio Sanitario centrata su
Ospedali Riuniti Marche Nord
Ospedali Riuniti Ancona
INRCA
ASUR
sia un grosso impedimento per una organizzazione a rete in quanto sono presenti quattro aziende dotate di autonomia imprenditoriale e di personalità giuridica, spesso concorrenziali tra loro.
La modalità tecnica-organizzativa che garantisca il funzionamento a rete del sistema ( sia ospedaliero per le acuzie, che quello socio-sanitario post-acuzie) coincide con la soppressione delle quattro aziende e l’accorpamento delle stesse in due uniche strutture organizzative, coordinate direttamente dall’Assessorato, con competenza su tutta la regione, in modo tale che si abbia
una rete dell’alta specialità e delle acuzie
una rete socio-sanitaria territoriale post-acuzie, sub acuzie, fragilità.
La DGR 735, che affronta la riconversione dei piccoli ospedali , quindi impostando la riorganizzazione della rete socio-sanitaria post-acuzie, sub acuzie e fragilità, per quel che concerne la rete dell’alta specialità e della acuzie, spalma la riduzione e la riconversione dei posti letto in modo non chiaro, come risultato solo di una trattativa tra le quattro aziende e - per quel che riguarda l’ASUR - senza alcun parametro (che non viene riportato) e senza tener conto del fatto che i servizi, per economicità di gestione, devono essere concentrati dove maggiore è la densità abitativa, garantendo però a tutti un accesso veloce in caso di emergenza.
Io non ripeto l’elenco delle doglianze, degli sprechi e dei contemporanei tagli, degli incentivi, delle scelte che non corrispondono alle esigenze della salute pubblica.
Chiedo, però, all’Assessore:
- Intende la Regione perseguire l’obiettivo delle reti cliniche, così come ipotizzato dalle due delibere della Giunta Regionale che ho citato?
- Non ritiene utile modificare l’art. 2 della legge 17, prefigurando solo due aziende (al posto delle attuali quattro), una che si occupi di tutta la rete Ospedaliera e l’altra della gestione territoriale?
I vantaggi sono evidenti:
Risparmio per la gestione ( due strutture invece che quattro)
Scelte omogenee su scala regionale
Superamento della conflittualità tra aziende dipendenti dallo stesso organismo regionale.
Immediata pianificazione del sistema a rete che per sua necessità supera i confini delle aree vaste.
Sono convinto che, se così non fosse, si creerebbero sul territorio sempre maggiori bisogni che resterebbero insoddisfatti da parte del Servizio Sanitario Pubblico, i quali bisogni, essendo in buona parte incomprimibili, si rivolgerebbero alla sanità privata ancora di più di quanto non avvenga già oggi, col risultato di gravare sul bilancio pubblico e sui bilanci delle nostre famiglie, sulle quali pesa in misura insopportabile il lungo elenco delle scelte a senso unico dei governi di questi anni.

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