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Sanità e territorio: il bullismo a scuola tra violenza e richiesta d'aiuto

bullismo 4' di lettura Senigallia 11/08/2012 - Il termine bullismo viene utilizzato per designare un insieme di comportamenti attraverso i quali qualcuno, ripetutamente, fa o dice cose per avere potere su un'altra persona o dominarla.

Solitamente, gli atti di bullismo si consumano in uno degli ambienti ritenuti più sicuri dai genitori: la scuola. Infatti, se si pensa che la maggior parte degli episodi di violenza avvengono durante la ricreazione, si comprende quanto i ragazzi possano sfuggire al controllo degli adulti, anche dentro le mura scolastiche.
Il bullismo ha diverse forme che variano in base all’età dei soggetti coinvolti e al sesso.

Si parla di bullismo diretto-fisico quando la vittima viene colpita fisicamente (calci, pugni) o quando si sottraggono o rovinano oggetti di vario genere (astucci, zaini). Questa forma di bullismo è maggiormente esercitata dai maschi.
Una seconda forma di bullismo è quello diretto-verbale in cui la vittima non è colpita fisicamente, ma viene continuamente derisa, insultata e presa in giro dal bullo.
Infine, esiste il così detto bullismo indiretto basato sul diffondere pettegolezzi fastidiosi o storie offensive, escludere e isolare dal gruppo. Questa forma è più tipica delle femmine.

Quando veniamo a conoscenza di fatti di bullismo, comunemente tendiamo a provare compassione e dispiacere per la vittima e rabbia per il bullo, identificato come “cattivo” e privo di umanità; ma se si vuole trattare in maniera seria e scientifica questo fenomeno, occorre partire da una premessa: anche negli atti violenti del bullo sussiste un'implicita richiesta d'aiuto. Il bullo è un ragazzino che non si sa integrare se non dimostrando di essere forte; è solitamente un adolescente che appartiene ad una famiglia problematica, in cui vige la rigidità delle regole e la scarsa espressione degli affetti, è una persona sola e non compresa che, come un soldato, ha dovuto difendersi da una situazione familiare complessa sfoderando le armi della rabbia e della mancanza di empatia.

Si potrebbe affermare che l'estrema brutalità del bullo si coniuga con l'eccessiva insicurezza della vittima, come due facce della stessa medaglia.
In particolare, la costruzione dell'identità del bullo, ossia il ruolo che questo pensa di avere ed in cui viene riconosciuto, avviene attraverso le prepotenze esercitate sugli altri e tali comportamenti lo rendono comunque visibile e importante agli occhi dei compagni e degli insegnanti. Il bullo cerca e trova una vittima complementare, ossia con lo stesso bisogno di alimentare la propria autostima, anche a prezzo di subire angherie umilianti, pur di essere visti.

La vittima è solitamente emarginata da tutto il gruppo perché incapace di integrarsi, non sa interagire appropriatamente con i compagni, non sa difendersi e non possiede una salda autostima. La famiglia della vittima è spesso composta da una madre iperprotettiva che incrementa l’insicurezza del figlio con un controllo soffocante; il padre è solitamente molto impegnato nel lavoro e poco presente in casa.

Una comune sofferenza quindi, quella tra il bullo e la vittima, che si esprime in due modi diversi, opposti, che diventano interdipendenti.
Quando viene esercitata una violenza ai danni di qualcuno, ogni componente della classe ha un proprio ruolo e una propria responsabilità nel perpetuare gli atti di bullismo; per cui questo fenomeno non riguarda solamente il bullo e la vittima, ma appartiene a tutte le persone coinvolte nell’interazione (alunni, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici ecc.).

Detto questo, per cercare di arginare il problema del bullismo è fondamentale:
portare allo scoperto le situazioni nascoste;
fermare gli episodi nel momento stesso in cui li vediamo e successivamente cercare di capire le cause che l'hanno generati;
supportare e proteggere prioritariamente le vittime anche quando riteniamo che in qualche modo colludano con l'aggressore;
stimolare e favorire la cultura del raccontare ciò che accade, in un clima di chiarezza e fermezza e al tempo stesso il meno colpevolizzante possibile;
considerare i bulli come persone da aiutare oltre che da fermare;
assicurare ai nostri figli o alunni un ambiente sicuro in cui possano crescere imparando a fronteggiare e gestire le difficoltà, proteggendoli da eventi troppo difficili da gestire per la loro età.
Ognuno di noi può fare qualcosa per fronteggiare questo problema, senza dimenticare che occorre non solo agire singolarmente, ma collaborare attivamente per costruire una rete di supporto e di sostegno alla crescita armonica degli uomini di domani.

Per info:
www.villasilvia.com
Telefono Studi Medici 0717921369
Centro Diagnostico 0717926520


da Dott.ssa Nicoletta Torbidoni
Psicologa psicoterapeuta -Villa Silvia
Cultrice della materia di Psicologia dello Sviluppo
presso Università di Macerata-Fa





Questo è un MESSAGGIO PUBBLICITARIO - ARTICOLO A PAGAMENTO pubblicato il 11-08-2012 alle 11:03 sul giornale del 13 agosto 2012 - 4811 letture

In questo articolo si parla di sanità, attualità, villa silvia, senigallia, bullismo, Nicoletta Torbidoni

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