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GD: 'Ma alla fine di chi è la colpa dei disordini a Roma?'

Scontri durante la manifestazione a Roma del 15 ottobre 6' di lettura Senigallia 18/10/2011 -

Roma, pomeriggio di sabato 15 ottobre 2011, una grande manifestazione pacifica di oltre 300.000 persone, organizzata dagli Indignati, un movimento nato in Spagna ma rapidamente diffuso in tutto il mondo, si è trasformata in guerriglia urbana per colpa dell’infiltrazione di alcune centinaia di criminali, i cosiddetti black bloc.
 



La protesta era stata indetta contro la crisi e contro le misure attuate dal governo per contrastarla, ritenute inefficaci da questo popolo; quel giorno la manifestazione non è avvenuta solo in Italia ma anche in altre 951 città in 80 paesi del mondo; la differenza è che tutte si sono svolte pacificamente. Solo in Italia la protesta è sfociata in rivolta. Come sempre, la prima cosa che si fa in Italia quando succedono cose del genere è il trovare le cause scatenanti, fare il gioco dello scaricabarile e trovare il capro espiatorio. Infatti da una parte c’è stato lo sdegno e la dissociazione bipartisan dalla violenza di pochi sulle ragioni di tanti, ma dall’altra si è scatenato il dibattito e lo scontro politico. Per questo si possono leggere dichiarazioni come quelle dell’onorevole Gasparri, secondo il quale: “Caschi, bastoni, maschere antigas ed altre attrezzature da guerriglia erano in dotazione a migliaia di manifestanti che non sono stranieri, marziani o fantomatici black block, ma appartenenti a ben note organizzazioni dell'estrema sinistra. Sono individuabili. Lo sostengo da tempo. Chi minimizza, chi blandisce, gli strapagati banchieri che strizzano l'occhio ai manifestanti, incoraggiano i violenti”. Sulla stessa riga anche il commento del capogruppo della camera Cicchitto, secondo il quale "alcuni banchieri e un manager industriale hanno solidarizzato con gli indignados", riferendosi ad una possibile influenza nell’acuire il clima che ha portato all’esplosione di violenza di Draghi, Montezemolo, Della Valle, rendendoli i capri espiatori a causa delle loro opinione e nella loro vicinanza con i lavoratori, i precari, gli studenti che compongono il movimento degli indignatos. Quindi sono queste le cause scatenanti?

Oppure, semplicemente, “sono andate in scena due manifestazioni; una è quella meravigliosa di centinaia di migliaia di persone che hanno lavorato per portare i loro simboli, per manifestare pacificamente lo spirito di rivolta contro un destino di precarietà che rischia di risucchiare il senso della vita di questa generazione; dall'altra parte c'e' stata un'altra manifestazione, quella di minoranze di teppisti, di black block che come si e' visto, sono innanzitutto in azione per togliere la scena agli “indignati”, per prendere loro la parola, e “loro parlano bruciando auto e rompendo telecamere” come afferma Vendola. Quindi la colpa di chi è? Della mancanza di un servizio d’ordine da parte degli organizzatori della manifestazione? Della, ventilata da molti, simpatia degli indignatos con queste squadracce di criminali? Per quanto riguarda il primo punto, è vero, c’è stato un eccesso di ingenuità, riconosciuta dagli stessi organizzatori, un eccesso di fiducia sul fatto che non ci fossero violenze. Per quanto riguarda il secondo punto, la presunta complicità è solo una ignobile falsità, tutti, dagli organizzatori ai semplici partecipanti, si sono dissociati, e in alcuni casi si sono ribellati agli stessi black bloc, cercando di fermarli e a volte rimanendo feriti (fino alla perdita di dita della mano). La vera vittima delle violenze, oltre la città di Roma e i suoi cittadini, è il movimento stesso. Allora la colpa è delle mancanze delle forze dell’ordine, che si sono trovate spiazzate dall’attacco organizzato di questi vandali? In questo caso occorre fare un distinguo tra i vertici e la base: prendersela con i semplici poliziotti per non aver potuto sedare sul nascere le tensioni è offensivo: come sempre si tratta della lotta tra poveri di pasoliniana memoria. I membri delle forze dell’ordine guadagnano 1300 euro al mese, sono strozzati dai tagli del governo e devono rischiare la vita per evitare che stupidi vandali mettano a ferro e a fuoco la città, vandali che in molti casi sono “figli di papà”.

Ma al contrario del ’68, dove i poliziotti lottavano contro gli esponenti di una rivoluzione sociale basata su saldi e condivisibili principi, qui lottano contro semplici delinquenti il cui unico intento è causare caos e distruzione. Allora la colpa è della politica, della mancanza di regole precise necessarie per contrastare queste azioni? E se queste leggi ci sono, è la loro mancata attuazione ad aver permesso lo scoppio delle violenze? Senza ombra di dubbio, il mondo politico ha delle colpe, ma non per quanto riguarda il presunto clima pesante causato da alcune dichiarazioni di personaggi del mondo della finanza e dell’imprenditoria come ventilato da molti, oppure causate da esponenti di schieramenti politici opposti, ma proprio sulla mancanza e sulla non attuazione delle leggi. Basti pensare che negli 80 paesi del mondo in cui si è svolta la protesta degli Indignati, solo in Italia sono scoppiate queste violenze. Oppure basti pensare a quello che è successo a New York, al presidio permanente davanti a Wall Street, dove 22 persone sono state arrestate dalla polizia perche hanno messo piede in strada quando era loro permesso di sostare e presidiare solo sul marciapiede. Queste cose devono far riflettere tutti, dal semplice cittadino fino alle alte sfere dello stato. Perciò qual è la verità? La verità è che centinaia di teppisti hanno approfittato di un corteo pacifico per fare disordini e per sfogare la propria follia distruttiva, senza pensare che così avrebbero rovinato una manifestazione nata come protesta globale contro la crisi che colpirà anche loro, trascinando nel buio, o come minimo in secondo piano, le ragioni centinaia di migliaia di manifestanti. La verità sta nei numeri: 135 feriti tra manifestanti, black bloc e forze dell’ordine, 2,6 milioni di danni, 20 milioni di metri cubi di san pietrini divelti per farne proiettili, vetrine distrutte, macchine e cassonetti incendiati. Cosa pensare alla fine di una giornata del genere? A chi dare la colpa? Alla politica, ai “cattivi maestri”, agli organizzatori, alle forze dell’ordine? No, la colpa non può essere data ad una sola persona, ad una sola istituzione.

La colpa è di tutti, la colpa sta nel non aver percepito appieno la lezione del G8 di Genova, anche se le due manifestazioni non sono paragonabili, così come non sono paragonabili le violenze, e bisogna riconoscere che qualcosa si è fatto per evitarle nel futuro, anche se non abbastanza. L’unica cosa veramente certa dopo questa esperienza è che tutti, indipendentemente dagli schieramenti o dalle semplici simpatie politiche, si devono impegnare in modo che cose del genere non succedano più, che le violenze vengano sedate alla nascita e che i responsabili siano consegnati alla giustizia e che paghino veramente per le loro colpe.


da Michele Carotti
Giovani Democratici





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 18-10-2011 alle 17:54 sul giornale del 19 ottobre 2011 - 2229 letture

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