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Sanità e Territorio: adolescenti in crisi, aggressività e bisogno del branco


Il compito fondamentale dell’adolescenza è la definizione della propria identità. Questo processo di crescita a volte prevede una fase temporanea di contrapposizione ai genitori e alle norme.
Nel momento in cui gli adolescenti avvertono il bisogno di prendere le distanze dalla famiglia e dalla scuola per cercare una propria dimensione più autonoma il gruppo dei pari offre accoglienza, protezione e riconoscimento per la nuova identità che essi vanno formando: ciò li aiuta a non sentirsi più figli o allievi ma individui liberi di sperimentare nuove regole, nuovi modi di stare in relazione, nuove dimensioni quali l'autonomia, l'espressività, l'affettività, la sessualità, la creatività, l'affermazione personale.
Il gruppo è insomma un ambiente aperto in cui è più facile esprimersi e trovare le forme per esprimere la propria personalità, anche contestando il mondo degli adulti.
La ricerca del gruppo è quindi una tappa fisiologica dello sviluppo evolutivo dell’adolescente. Come nel caso della famiglia, anche la società ha modificato i suoi schemi, e i giovani hanno modificato il loro atteggiamento verso se stessi, verso la società e verso il mondo.
Questo “mutamento generale”, ha sviluppato quel fenomeno che si sta diffondendo con grande rapidità, e che vede giovani provenienti da ogni ceto sociale, manifestare un’aggressività che sfiora la violenza.
L'aumento di comportamenti di aggressività giovanile sta creando un diffuso allarme tra chi si occupa di adolescenti. Forme di violenza tra gli adolescenti, di prevaricazione sia fisica che psicologica, si riscontrano fin dalle scuole primarie e si diffondono fino ad arrivare alle superiori, creando un terreno favorevole allo sviluppo della delinquenza giovanile ed a situazioni di disagio psicologico per chi ha subito da vittima queste azioni.
Da un punto di vista psicologico gli atteggiamenti di adolescenti troppo aggressivi hanno spesso cause comuni, legate a processi infantili non adeguatamente sviluppati, a dinamiche famigliari negative e condizionanti, a situazioni emotive non risolte che hanno prodotto una fragilità caratteriale e risposte difensive diversificate.
Questi giovani sono portatori di un disagio, caratterizzato da una perenne tensione, da una continua insoddisfazione, da un senso di vuoto e di inutilità che possono portare per alcuni a comportamenti problematici come appunto l’aggressività oppure l’uso di sostanze, l’abuso di alcool, gli atteggiamenti antisociali o l’isolamento.
Le condotte aggressive costituiscono una maniera di indicare che esistono certe difficoltà e, allo stesso tempo, sono espressione di un proposito di lotta verso questi problemi.
Per molti adolescenti, queste condotte costituiscono una modalità di maneggiare e disfarsi dei sentimenti negativi e, delle pressioni, per cui possono essere poste nella stessa categoria dell’alcolismo, dell’abuso di droghe e del fumo di tabacco, dell’anoressia della bulimia e di altre forme di evitamento dei problemi.
Nella maggior parte dei casi questi possono essere comportamenti transitori, che segnano fasi di passaggio in molti giovani, ma il rischio è che in presenza di situazioni psicologiche
più difficili, in mancanza di occasioni d'aiuto per chi vive momenti di crisi, o con l'aggiungersi di eventi negativi a momenti di per sé già precari, questi comportamenti aggressivi tendano a radicalizzarsi.
Sempre più frequentemente, però, è proprio l’appartenenza al gruppo di pari che può alimentare una distruttività che lo stesso individuo non riesce a gestire. Possono così innescarsi varianti nell’evoluzione del gruppo che facilita il passaggio di impulsi aggressivi dallo stadio di fantasie a quello di agiti.
Si passa cioè dalla fase di gruppo a quella di branco, ovvero “un’aggregazione patologica” in cui sono presenti meccanismi di coesione che rispondono al bisogno di sostenere, le proprie frustrazioni, paure, ansie, insoddisfazioni, sensi di vuoto e di inutilità condividendole con quelle degli altri membri del gruppo.
Il passaggio all’azione aggressiva risulta un atto liberatorio. Il comportamento aggressivo diventa un messaggio che realizza il bisogno di riconoscimento del branco in pubblico, uno dei mezzi possibili per catturare l’attenzione dell’adulto.
A volte, con la condotta aggressiva, si raggiunge lo scopo di cementare un gruppo troppo povero di interscambi relazionali e che, grazie alla negatività emotiva che riesce ad acquisire dall’esterno, si riconosce e si unisce.
L’aggressività e l’appartenenza al branco sono elementi molto spesso legati a quel fenomeno su cui si è cominciato ad indagare recentemente anche in Italia e che è in continua espansione: il bullismo (bulling).
E' un comportamento di prevaricazione, singola o di gruppo, che viene esercitata in maniera continuativa, da parte di un singolo o di un gruppo di ragazzi definiti bulli nei confronti di una vittima predestinata.
Il coinvolgimento attivo degli adulti, siano essi genitori, insegnanti od altre persone a contatto con i giovani, è fondamentale nella prevenzione dei comportamenti aggressivi dell’adolescente e del suo bisogno del branco.
Gli adulti devono essere consapevoli del loro ruolo, che richiede un'attenzione ed una sensibilità educativa nei confronti di qualsiasi adolescente. Essi devono promuovere un'azione educativa comune nei contesti dove operano, devono essere più vicini al percorso evolutivo dell'adolescente, più impegnati a dare un senso, un significato, anche affettivo, al rapporto con loro, ma anche più impegnati a definire il proprio ruolo di guida e di garanti delle regole.
L'adulto non si deve quindi sottrarre dall'impostare una relazione educativa di tipo coevolutiva, dove, assieme all'adolescente, superare eventuali schematismi o rigidità dei rispettivi ruoli.
Una relazione più intensa da questo punto di vista avrebbe a una forte valenza preventiva nei confronti di questa forma di disagio giovanile.
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