comunicato stampa
Giacchella scrive a Spacca per la tutela dell'acqua pubblica


Gent.le Presidente Spacca, in qualità di cittadino marchigiano ma anche come membro del Comitato Referendario per la tutela dell'acqua pubblica e come Consigliere del Comune di Senigallia che il 12 maggio 2010 ha riconosciuto lo status dell’acqua come bene pubblico privo di rilevanza economica, ho appreso con forte delusione e sconcerto che all'interno del documento di assestamento del bilancio preparato dalla Giunta Regionale è stato inserito l'art. 38. Articolo.
Questo le cui finalità, come si evince chiaramente a pagina 36 del documento stesso sono quelle di “ permettere, in modo non traumatico (???), il passaggio della gestione dei servizi pubblici locali a soggetti privati o a società miste il cui socio privato sia individuato mediante procedure di evidenza pubblica. Tale passaggio è previsto dall’articolo 23 bis del d.l. 112/2008 ( il c.d. Decreto Ronchi) con un termine temporale del 31/12/2011. Si dispone, pertanto, la continuità del servizio da parte degli attuali gestori fino alla completa operatività dei nuovi, individuati secondo le disposizioni di legge, consentendo anche alla Regione di elaborare una adeguata strategia regionale in materia”.
Quello che si evince da ciò, le assicuro che non sono il solo a pensarla così, è che nella nostra Regione il c.d. Decreto Ronchi verrà applicato e che i suoi principi fondanti verranno recepiti prima della data del 31/12/2011, per renderci “meno traumatico” il passaggio. Applicazione questa che quanto meno contrasta con l'impugnazione del c.d. Decreto Ronchi dinnanzi alla Corte Costituzionale che nel dicembre del 2009 vide protagonista la nostra Regione da lei guidata. Era forse un'altra Regione o era solo diversa la maggioranza? E' la stessa Regione Marche che ancora oggi dichiara la necessità di tutelare l’acqua come bene essenziale, pubblico e universale, difendendola da ogni tentativo di privatizzazione? Caro Presidente la realtà che ho vissuto in questi mesi è bel lontana da quello che mi si prospetta con il recepimento del c.d. Decreto Ronchi. Ho vissuto la realtà della raccolta di firme a sostegno dei referendum volti ad affermare che l'acqua è un bene comune e che non solo la proprietà ma anche la sua gestione dovrà essere pubblica. In Italia sono state raccolte e depositate 1.400.000 firme, di queste oltre 40.000 sono state raccolte nella nostra Regione e oltre 4.000 sono state raccolte a Senigallia.
Di fronte a tale realtà credo che sia importante e doveroso riflettere. Abbiamo vissuto un’importante pagina di politica partecipata e collettiva. Ciò sta a significare, quindi, che vi sono ancora dei temi, e l’acqua sicuramente lo è, per i quali e grazie ai quali le persone, malgrado una certa politica, ritrovano l’entusiasmo e la passione per mobilitarsi e lottare. La politica, noi e chiunque riveste oggi un ruolo istituzionale o partitico non può prescindere da ciò, non può non prendere coscienza di quanto è avvenuto. Ho vissuto la realtà di un Consiglio Comunale, quello di Senigallia, che come tanti altre Amministrazioni Comunali della nostra Regione, ha modificato il suo Statuto sancendo il carattere pubblico e la non rilevanza economica dell’acqua e del servizio idrico integrato, in considerazione del fatto che il concetto di rilevanza economica dei servizi idrici è alla base del Decreto Ronchi e quindi dell’obbligo alla privatizzazione. Modifiche queste degli Statuti che oggi vanno lette considerando la recente sentenza del Consiglio di Stato . Con la Sentenza 6529 del 10 settembre 2010 il Consiglio di Stato ha sentenziato che sono gli enti locali ad essere competenti nel decidere sulla rilevanza economica di un servizio e quindi nel decidere quali servizi e quali no andranno o dovranno privatizzarsi. Questo fa si che la definizione di privo o non privo di rilevanza economica non dipenda dalla natura del servizio ma da una scelta politica dell’ente locale

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