comunicato stampa
Arcevia: affreschi quattrocenteschi da recuperare a Sant'Agostino


Gli edifici di storia ed arte che vanta Arcevia sono talmente numerosi, che può anche capitare di dimenticarsene qualcuno, come la chiesa di S. Agostino fuori le mura, uno degli edifici religiosi più antichi della cittadina.
La sua edificazione fra ‘200 e ‘300 avvenne parallelamente all’insediamento della prima comunità di frati agostiniani e la scelta di un luogo così appartato di fronte al Monte S. Angelo si deve sicuramente all’originario carattere eremitico della comunità stessa, oltre che alla vicinanza di una delle porte di ingresso al castello, dove confluivano allora le strade provenienti dal fondovalle e da Sassoferrato. Nel 1399 a causa dell’insicurezza del luogo i frati ottennero il permesso di trasferirsi all’interno delle mura, dove edificarono una nuova chiesa con convento dedicata a S. Maria della Misericordia o del Soccorso. La vecchia chiesa di S. Agostino perse importanza, ma continuò ad essere officiata dai religiosi e le famiglie più in vista della terra continuarono a destinargli lasciti testamentari e a sceglierla per la propria sepoltura. Oggi non è più adibita al culto ed è da tempo abbandonata a se stessa, ma si conserva abbastanza integra, anche se privata del modesto edificio monastico, che ancora si vedeva nella pianta di Ercole Ramazzani del 1594 e di cui rimanevano ruderi agli inizi del ‘900.
La costruzione presenta un’architettura molto semplice, ad un’unica navata in pietra arenaria, ornata da un portale di gusto sei-settecentesco, periodo cui risale la sua ristrutturazione. Oltre al valore di memoria storica, la chiesa riveste un notevole valore artistico per gli affreschi che ornano il suo interno. L’unico visibile attualmente raffigura la Vergine che allatta e dovrebbe risalire alla prima meta del sec. XV. Ma altri si intravvedono sotto una sottile mano di calce e potrebbero essere portati alla luce senza difficoltà. L’amministrazione comunale si sta interessando per rendere possibile il recupero, mentre l’ing. Gualtiero Mariotti sta predisponendo un progetto per il consolidamento dell’edificio, condizione indispensabile per chiedere un intervento sugli affreschi da parte della Soprintendenza di Urbino.
Resta l’ostacolo delle risorse economiche, dovute alle difficoltà di bilancio delle pubbliche amministrazioni. Ma dal momento che si tratta di un monumento della comunità e che il suo recupero arricchirebbe significativamente l’offerta turistico-culturale di Arcevia, vogliamo auspicare che anche in questa caso l’intervento munifico di qualche impresa privata possa dare una spinta all’iniziativa, permettendo di portare a compimento un altro capitolo della riscoperta dell’antica Rocca Contrada.

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