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Libri & Cultura: 'Rincorrendo stelle nel cielo notturno'

3' di lettura Senigallia 20/10/2010 -

Nel raccogliere composizioni che potremmo definire senza confini spaziotemporali – dove, anzi, il tempo si manifesta in tutta la sua precarietà e, a volte, crudeltà - si coglie il senso della scrittura di Emil Petrov, in Rincorrendo stelle nel cielo notturno (Casa Editrice Kimerik, 2010, 81 pp.). Lo stile dell’autore, in quelli che nella sua nota biografica vengono definiti “pensieri” piuttosto che poesie, sembra effettivamente molto più vicino a una prosa elegantemente stesa e articolata piuttosto che al genere che definiremmo prettamente poetico.



Si perdono i contorni del verso e della strofa nelle parole di Petrov, forse a rappresentare quella stessa precarietà che proprio le parole, spesso e volentieri, esprimono, senza essere capaci di tradurre concretamente e comprensibilmente i pensieri più profondi che si agitano nell’animo umano di ciascuno.

L’autore costruisce una storia dai contorni non ben definiti, la storia di una persona che perde e ritrova la fiducia in se stessa e negli altri. La storia di una donna, fragile e delicata, che ha bisogno di qualcuno vicino a sé, pronto a cullarla nei momenti difficili e a farle riscoprire il segreto della sua bellezza. In questa operazione il linguaggio scelto forse non è del tutto poetico, ma sicuramente evocativo.

Le varie composizioni corrispondono alle diverse fasi di un percorso esteriore ed interiore, che tocca i suoi punti più alti nella parte centrale della raccolta, in Fidati e Ali, dove la necessità di tornare indietro, al passato, per ritrovare positività e desiderio di vivere si accompagna con un senso di rinascita dell’individuo (uomo o donna che sia), che riesce a superare i ricordi amari sotterrandoli sotto ceneri di nuove eruzioni.

Un attaccamento alla vita che diventa indispensabile di fronte alla fugacità del tempo, altro filo conduttore della raccolta. Del tempo Petrov sottolinea a volte gli influssi negativi sulle decisioni umane: lo personifica attribuendogli quasi un cinismo spregiudicato, con il quale riesce a manovrare e a influenzare le azioni delle persone. Siamo in balia del tempo, che spesso non solo trascina con sé ogni ricordo, ma è in grado di polverizzare la memoria del passato, e anche le briciole di speranza in essa contenute. La riflessione sul tempo pervade tutta la raccolta, e si mescola con continue percezioni sensoriali: il contrasto luce e oscurità in Principessa, i profumi e i colori che animano la realtà in Azzurro, il mistero nascosto negli occhi in Piuma, la luce latente ma desiderosa di manifestarsi in Speranza.

È il campo visivo che prende il sopravvento sulle parole in Petrov: l’importanza del sorriso, il mistero racchiuso negli occhi di una persona. Elementi sensoriali che sembrano voler escludere le parole stesse, confinate in una perenne incapacità di esprimere la profondità dell’esperienza, spesso ridotte a segni (e suoni) vacui e inconsistenti. Le parole si scontrano nella raccolta da un lato con la dimensione del sogno nella quale i protagonisti sembrano muoversi e dall’altro con la complessità dell’uomo, di fronte alla quale non si può esprimere altro che inadeguatezza.

Tale punto di partenza si riflette anche sullo stile dell’autore, che non sembra occuparsi molto delle parole, quanto piuttosto della sensazione di fondo che può suscitare nel lettore. Lama a doppio taglio, perché se da un lato lascia maggiore libertà all’interpretazione di chi legge dall’altro confina in una realtà, a volte troppo indefinita, quelle stesse sensazioni che invece spesso potrebbe essere più utile riuscire a descrivere con maggior accuratezza e precisione.


   

da Giovanni Frulla




Questo è un articolo pubblicato il 20-10-2010 alle 19:22 sul giornale del 21 ottobre 2010 - 10157 letture

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