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comunicato stampa
Macchie di Rorschach, due poesie ‘senigalliesi’ nella raccolta di Marco Ferrazzoli

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da Laura Battisiti

macchie di Rorschach

Nel 1921 lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach con il suo “test” fu il primo ad utilizzare l'interpretazione di "disegni ambigui" come strumento di indagine psicometrica per valutare la personalità di un individuo.
Marco Ferrazzoli, giornalista, capo ufficio stampa del CNR, ha preso in prestito - o a pretesto? - le ‘Macchie di Rorschach’ per intitolare la sua raccolta di poesie.

Come le immagini, infatti, anche le riflessioni espresse in versi prendono forma e suscitano sensazioni che variano a seconda dello stato d’animo del lettore, diventando cupe o leggere, profonde o ariose. Come, d’altronde, i momenti della vita di ognuno di noi. I pensieri racchiusi nei contorni della metrica, come le macchie, esprimono dunque qualcosa di estremamente personale, unico - a volte un istante irripetibile, uno stato d’animo passeggero - eppure condivisibile dagli altri, solo che ci si mostri senza corazze né scudi, indifesi, esponendosi come si è.

Perché “la poesia è lavoro / e mettersi in gioco, / è spogliare l’anima, / è sfogliarla poco a poco / rischiando il ridicolo /con un salto nel fuoco”, come dice l’autore.

Il libro (‘Macchie di Rorschach’, ed. Terre Sommerse, € 10,00, pagg. 73) è disponibile a Senigallia presso la Libreria Sapere, in Corso 2 Giugno.

Ferrazzoli, marchigiano di origine, trascorre nella nostra cittadina le vacanze ormai da molti anni e due poesie della raccolta sono legate proprio a esperienze ed emozioni vissute durante queste pause senigalliesi. Le riportiamo per gentile concessione dell’editore.
Segnalato al Premio di poesia Giuseppe Jovine 2008.

Lampi a Cesano
“Guardare il cielo lampare
seduti sui sassi
a due passi dal mare

In scena la natura
nel cuore la paura
di un futuro oscuro

Ma l’attimo di luce
là, in fondo, ci dice
che nessun nero

È tanto duro né tanto vero
che non si possa squarciarlo
così come non c’è silenzio

Che un tuono o urlo non rompa
basta trovare la forza
tirare fuori la voce e gridarlo”
(agosto 2005)

La nuova darsena
“Hanno preso la montagna
e l’hanno fatta a pezzi
mettendola sul mare

Per proteggere le barche
o forse imprigionarle
e non farle più partire

Ma perché mai affilare
tutte quelle punte
senza girarle al largo?

Ora sono rinchiuse
negli angoli più angusti
costrette a prender porto

Anch’io sono rimasto
qui, chiuso dentro casa
non sono più partito

Sono rimasto a secco
non c’è nemmeno un’alga
a farmi da vestito”
(26 ottobre 2008)


Giudizi critici sulle poesie di Marco Ferrazzoli

Questa raccolta di poesie è un libro dell’anima, di cui ho avvertito l’autenticità e la tensione, anche se non manca qua e là la fluida ironia di chi osserva anche le cose del giorno.”
Marcello Veneziani

Sono testi di sicura qualità e di assoluta originalità, con un marchio molto personale. Ferrazzoli non fa il verso a nessuno. Ha un modo tutto suo di entrare dentro le cose della vita. Con una maturità che è prima umana e poi espressiva.”
Paolo Ruffilli

“‘Macchie di Rorschach’ è un libro molto piacevole e ben fatto. Una poesia un po’ ‘audenesca’, direi, nel senso di essere spiritosa e aperta alla vita”.
Michael McDonald

“Indubbia è l'abilità di Ferrazzoli nel formulare titoli: bella, innanzitutto, l'idea delle ‘Macchie di Rorschach’, la vita come sequenza di macchie senza significato, cioè, cui siamo costretti ad assegnargliene di volta in volta (…) I testi migliori mi appaiono quelli meno ragionati, in cui si accantonano derive contenutistiche per restituire il cortocircuito di un istante: riti di passaggio, cambi di stagione, impressioni fugaci, tenacemente ancorate al divenire, sguardo dal basso, i poveri strumenti umani avvinti alla catena della necessità…
Siamo in presenza di una musica fatta anche (talvolta soprattutto) di piccole note dissonanti sparse ad arte nel testo tramite un allungamento del verso, che poi si ricompongono in una chiusa armonica di strofa, che ha una sua pienezza espressiva che sigilla («invece io, per non spendere troppo, rimando la vita a domani»; «nel quale l'anima rimanga sempre dentro», «il poco, insomma, mi pare più di niente», «rischiando il ridicolo con un salto nel fuoco», «non c'è nemmeno un'alga a farmi da vestito», «qualcosa per qualcuno e non per niente», e via enumerando).
(…) In alcuni testi si avverte l'eco di un Caproni più assimilato che amato (di rime chiare, in –are) ma più evidente in chiave di teologia negativa – in ‘Da non crederci’, ad esempio –, anche se ‘Religiously correct’ mi ha fatto tornare alla mente il contrappunto del Montale di Satura in Fine del '68”.
Riccardo D’Anna

Note biografiche dell’autore

MARCO FERRAZZOLI
Laureato in Lettere, master in Psicologia di consultazione, giornalista professionista. Attualmente Capo ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha lavorato tra l’altro al quotidiano Libero, a Lo Stato settimanale, l'Italia settimanale, Il Borghese, Tg2-Costume e società, Rai Radiodue 31-31.
Ha collaborato con molti giornali e case editrici e curato uffici stampa; svolge docenze in diverse Università e attività convegnistica. Autore di: Padania, Italia (Le Lettere, 1997-Libero, 2008); Giubilando giubilando (Koinè, 2000); Cos’è la destra (Minotauro, 2001); Guareschi l’eretico della risata (Costantino Marco, 2001), Non solo Don Camillo (L’uomo libero, 2008), co-autore del Rapporto Italia (Eurispes, 1997). Ha ricevuto i premi Sulmona 1996, Torre di Castruccio 1998, Capitolium 2001, Assovetro 2001, Luciano Cirri 2008.





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