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Sanità e Territorio: allarme tanoressia, attenti ai raggi solari


I malati di abbronzatura, dipendenti da lampade e lettini a rischio tumori della pelle ed altri disturbi.
Di abbronzatura ci si può anche ammalare. E non solo perché l'esposizione indiscriminata ai raggi solari provoca un maggior rischio di tumori della pelle: ci sono altri disturbi in agguato, legati non tanto agli effetti dannosi delle radiazioni Uv, ma a un disturbo della percezione di sé simile all'anoressia in campo alimentare.
Anche il termine coniato per definire il problema, la tanoressia, richiama quello che definisce la patologia del comportamento della nutrizione.
E analogo è anche il meccanismo che sta alla base del problema: come un'anoressica vuole dimagrire a tutti i costi anche se è già ridotta a pelle e ossa, così chi è affetto da tanoressia, dall'inglese "tan" che significa abbronzatura, arriva a trasformare la tintarella in uno stato patologico.
Il disagio colpisce soprattutto le donne e le ragazze tra i 16 e i 40 anni. Come l'anoressico non si vede mai abbastanza magro, il tanoressico ritiene di non essere mai sufficientemente abbronzato, un eccesso che porta alla dipendenza da abbronzatura.
Sono oltre 11 milioni gli italiani dipendenti dall'abbronzatura, vera e propria malattia, la tanoressia o sindrome compulsiva da sole, che per essere curata può richiedere persino la somministrazione di farmaci. A sollevare il problema è il dermatologo Matteo Cagnoni, presidente dell'Istituto di ricerca di dermatologia globale.
L'Irdeg ha commissionato un sondaggio da cui è emerso l'identikit dell'italiano su cinque che soffre del disagio, particolarmente diffuso tra le donne. Hanno tra i 25 e i 54 anni le italiane 'malate' dell'abbronzatura, con una pelle di base già scura, per lo più magre e con il vizio del fumo. Risiedono maggiormente al nord Italia nelle aree metropolitane, e amano esporsi al sole per più di sei ore al giorno comprese le più calde, senza creme protettive, ma solo con intensificatori di abbronzatura.
Sono spinte dal "bisogno ossessivo di apparire sempre abbronzate - spiega Cagnoni - e se ciò non accade entrano in ansia e non si sentono sicure di sé. Il tono dell'umore, l'autostima e il senso di benessere sono direttamente proporzionali al livello di abbronzatura". Non vedendosi mai abbronzati, continua il dermatologo, i tanoressici hanno un basso livello di attenzione nei confronti dei pericoli dai raggi Uv, e "peferiscono qualche ruga in più o la comparsa di tumori della pelle" all'aspetto non abbronzato.
Da un nuovo studio è inoltre emerso che i farmaci antidepressivi in queste persone riescono a controllare "efficacemente" la dipendenza, limitando il bisogno di esporsi al sole, e indirizzando i pazienti all'uso di creme ad alta protezione e ad una cura maggiore della propria pelle.
“È una dispercezione corporea, come l’anoressico non si vede mai abbastanza magro, così il tanoressico ritiene di non essere mai sufficientemente abbronzato, un eccesso che porta alla dipendenza da abbronzatura. Un’eccessiva esposizione al sole può causare tumori della pelle, macchie, scottature e altre patologie; questo però ai tanoressici sembra interessare poco. Quasi una predisposizione neurobiochimica che porta il tanoressico ad “abbronzarsi ad ogni costo”. Studi recenti indicano, infatti, che esiste una relazione tra luce-tono dell’umore-serotonina. “Il tanoressico - conclude Cagnone - non è mai soddisfatto del proprio aspetto e l’esposizione continua alla luce diminuisce l’ansia migliorandone il tono dell’umore''.

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