statistiche accessi

x

Minority report: la strana pace della 'Buccelletti'

5' di lettura Senigallia 13/06/2010 -

Fermate Israele e avrete la pace. E' così che la Scuola di Pace “Buccelletti” ha risolto in quattro e quattro otto il conflitto mediorientale. Ahmadinejad si è detto d'accordo e si è prestato a contribuire alla causa donando alla Scuola di Pace una testata nucleare.



Dopo i fatti del 31 maggio scorso sulla nave turca diretta a Gaza con aiuti umanitari per la popolazione della striscia sotto embargo se ne sono sentite tante, ma tante altre non se ne sono sentite e, anzi, sono state scientemente occultate. E' un metodo di disinformazione conosciutissimo ed efficacissimo. Lo usa qualche giornalista che va per la maggiore e lo usavano in Unione Sovietica. Il metodo è: non dire mai bugie (che, come tutti sanno, hanno le gambe corte), ma dire soltanto una parte della verità, quella che fa comodo alle proprie tesi ed al proprio racconto, nascondendo l'altra parte. Si ottiene così lo stesso intento “disinformativo” che si ottiene con le bugie, senza però rischiare di essere sbugiardati. Occultare, dunque, è come mentire. Quando si racconta una storia, quindi, la si deve raccontare tutta, perché altrimenti ne esce una storia diversa da quella reale, cioè, di fatto, ne esce una bugia.


Nel comunicato apparso giorni fa su questo giornale, la Scuola di Pace non ha detto bugie: ha parlato di una nave con 700 attivisti, ha parlato di aiuti per Gaza, ha parlato di un embargo illegale di Israele, ha parlato di una strage. Tutto vero. Ma la Scuola di Pace “Buccelletti” non ha mai citato, ad esempio, la parola Qassam. I Qassam sono quei missili che, insieme ai colpi di mortaio, hanno fatto un migliaio di morti israeliani negli ultimi dieci anni. Per carità, si calcola che le rappresaglie israeliane abbiano fatto almeno il triplo delle vittime fatte dai palestinesi, ma questo esime la Scuola di Pace dal chiedere di fermare anche Hamas oltre che Israele? La Scuola di Pace dovrebbe insegnare ai propri allievi che la pace si fa in due. E allora perché parlare così, en passant, di quell'embargo come se fosse un provvedimento caduto dal cielo? Israele ha deciso l'embargo, magari sbagliando, perché, vivaddio, da Gaza arrivava un Qassam un giorno sì e l'altro pure e gli israeliani avevano la necessità di tagliare le fonti agli estremisti palestinesi. Hanno sbagliato metodo? Sì, no, forse. Ma quel che è certo è che non potevano continuare a prendere missili in testa solo per far piacere alla Scuola di Pace di Senigallia. L'embargo non nasce dal nulla. Nasce dai Qassam. Occultarlo significa dire soltanto una parte della verità.


Solo una parte della verità, poi, la si racconta anche sulla drammatica vicenda della Freedom Flotilla. Cliccate su questo link: http://fotogaleri.hurriyet.com.tr/GaleriDetay.aspx?cid=36575&p=2&rid=2


Le foto che vedete, pubblicate dal quotidiano turco Hurriyet (e non da qualche bollettino sionista), mostrano le condizioni in cui i soldati israeliani sono tornati a terra dopo il blitz sulla nave turca teatro della strage. Si vede sangue e si vedono teste spaccate. Altolà, vi blocco subito: non siamo nati ieri e sappiamo bene la differenza tra nove morti e qualche testa spaccata. Non stiamo qui a dire che gli israeliani hanno fatto bene a sparare. Diciamo un milione di volte che hanno commesso una strage insensata ed ingiustificata, ma sicuramente non inspiegabile. Vogliamo insomma raccontare anche l'altra parte della verità. O qualcuno di voi, forse, credeva che i soldati israeliani avessero cominciato a sparare all'impazzata così, senza nessuna offesa ricevuta? Tentare di forzare un blocco navale non la si può considerare un'azione di pace. Spaccare le teste non è un'azione di pace. Chiunque di voi abbia fatto il militare, poi, sa che al terzo “altolà” intimato senza risposta il soldato spara anche se a non rispondere fosse un sordomuto. E' la sua regola d'ingaggio e, farà schifo sentirlo dire, ma è anche il suo dovere. E' quello che i soldati israeliani hanno fatto. Tutto ciò non giustifica. Ma spiega. Quella della nave con a bordo gli “attivisti” è un'azione del tutto assimilabile ad un'azione di guerra, perché forzare un blocco militare è un'azione di guerra. Chi la compie non può definirsi “pacifista” perché, lo ripetiamo, forzare un blocco navale e sperare di farlo “gratis” è da illusi, tant'è vero che le persone che stavano su quella nave si erano debitamente preparate allo scontro che, ovviamente (e lo ripetiamo per l'ennesima volta) nessuno poteva pensare che potesse avere un simile esito.


Per concludere, il pacifista (e lo spieghiamo anche alla “Buccelletti”) è colui che si mette in mezzo tra due contendenti, non quello che viaggia al fianco di uno dei due, è quello che si ribella alla guerra in sé, non agli atti di guerra del contendente A, dimenticandosi di quelli perpetrati del contendente B. Chissà se un giorno la Scuola di Pace userà, per denunciare i missili Qassam, toni altrettanto accesi come quelli usati contro Israele. E chissà cosa pensa la “Buccelletti” delle minacce iraniane ad Israele e chissà cos'altro pensa delle cartine geografiche, appese nelle aule dei paesi arabi, in cui i confini d'Israele neanche appaiono. La Scuola di Pace chieda di fermarsi ad Israele, ma lo chieda anche ad Hamas ed ai suoi potenti sostenitori e, magari, lo chieda anche a qualche pacifista poco pacifico.






Questo è un articolo pubblicato il 13-06-2010 alle 03:12 sul giornale del 14 giugno 2010 - 9928 letture

In questo articolo si parla di scuola di pace, politica, marco benarrivo, minority report

Leggi gli altri articoli della rubrica Minority Report





logoEV
logoEV
logoEV