comunicato stampa
A.L.A.: avviare un censimento della coperture con lastre in amianto presenti in città


Al processo sono imputati lo svizzero Stephan Schmidhaeny ed il belga Louis De Cartier, accusati delle morti legate alla lavorazione dall’amianto. Sono interessate quattro sedi italiane: Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Verrebbe subito da domandarsi: perché in questo processo non ci siete anche voi ex dipendenti della Sacelit di Senigallia? In primo luogo perché si tratta di un percorso intrapreso tra ex dipendenti Eternit e datore di lavoro, per cui noi della Sacelit siamo di un’altra parrocchia.
Anche se, non dimentichiamo che siamo sempre nelle stesse condizioni di precarietà per aver lavorato con l’amianto ed essere stati costretti a vivere in un ambiente doloso e con l’inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza.
Personalmente, come presidente dell’associazione ALA onlus, dopo un percorso di 5 anni che non esagero definire sofferto e, allo stesso tempo, reso complicato a causa della mancanza di collaborazione da parte di organi sanitari ed istituzionali, stiamo facendo anche troppo. E’ difficile anche combattere dal momento che il sottoscritto e l’associazione sono spesso stati bersagli di denunce per aver detto semplicemente la verità: che l’amianto uccide ed ucciderà ancora!
E pensare che è accaduto anche – ad esempio – che nel corso di una conferenza presso la sala del Trono di Palazzo del Duca a Senigallia, il dott. Giovanni Fiorenzuolo si sia vantato di affermare che “a Senigallia è stato tolto un TUMORE” (parlando della bonifica fatta a CIELO APERTO alla Sacelit).
Ci sarebbe invece da vergognarsi per la negligenza di organi comunali ed istituzionali che in diverse circostanze non sono intervenuti nella giusta misura per far adottare normative circa la salvaguardia della sicurezza per la salute pubblica della città di Senigallia.
E, purtroppo, le conseguenze si vedranno con il passare degli anni. Tutto ciò è avvenuto con il disinteresse generale di personaggi del mondo politico cittadino, all’infuori del consigliere comunale prof. Roberto Mancini: l’unico che ha avuto il coraggio di presentare in Consiglio comunale mozioni a riguardo. Forse molti non sanno che al processo contro l’Eternit si sono costituiti parti civili sindaci ed organi sanitari. Autorità che – se paragonate al nostro territorio - hanno svolto funzioni tutt’altro che a nostro favore. Pensate se si dovesse svolgere una azione legale contro Pesenti: saremmo quasi certamente soli come sempre, come piccola ma efficace associazione che lotta contro l’amianto per la tutela della salute pubblica. Gli esempi a riguardo sarebbero decine e decine. Cito solamente l’ultimo del quale si è occupata anche la stampa: un’altra bonifica a cielo aperto effettuata presso l’ex palestra del liceo Perticari a Senigallia.
Per non dire delle tantissime denuncie inoltrate all’ASUR di Senigallia e non prese mai nella giusta e dovuta considerazione affinchè si possano concretamente risolvere i problemi. Quello che è strano è che a Senigallia c’è molta omertà, anche perché al sottoscritto pervengono molte segnalazioni anonime che denunciano situazioni precarie di casi di amianto rotto e vetusto da bonificare. In conclusione, rivolgo un monito al primo cittadino perché questo annoso problema dell’amianto killer a Senigallia venga veramente preso in considerazione, iniziando con un censimento della città, nella quale abbondano in maniera ragguardevole coperture con lastre Sacelit e non eternit come volgarmente detto dai più. Il sottoscritto è con la coscienza a posto, ma sottolinea con forza che per la tutela della salute a Senigallia si sarebbe e dovuto fare molto di più! Ma la speranza è sempre l’ultima a morire: a differenza purtroppo di coloro (e sono tantissimi) che sono deceduti e continueranno a morire per colpa dell’amianto.
