Il Melograno al teatro Portone con \'Il Malato Immaginario\'

2' di lettura Senigallia 19/05/2009 - ‘Il Melograno’ sarà al Teatro Portone di Senigallia il 21 maggio con un classico. E’ ‘Il Malato Immaginario’ di Molière che andrà in scena per la regia di Catia Urbinelli.

Sotto la sua abile guida che ricopre anche il ruolo di Tonina, calcheranno il palcoscenico del Teatro Portone, in ordine alfabetico, Eleonora Albani, Marco Altimani, Enrico Coacci, Andrea Guenci, Riccardo Montanari, Sergio Mallucci, Graziella Urbinelli, Daniele Vocino. Le luci saranno a cura di Lorenzo Amato e i costumi di Marinella Adani e Lina Pasquini.

‘Il Malato immaginario’ è una farsa all\'antica, colma di eccellenti spunti comici, in cui però alcuni strani elementi di verosimiglianza permettono di ipotizzare un certo mondo concreto. All\'irresistibile satira contro i medici - più che medici, asini sapienti - che sempre stimolano l\'estro comico di Molière, si contrappone piuttosto crudamente il realismo cinico e spietato di molte scene, in cui emerge il carattere di Argante, il suo rapporto egoistico e repressivo con le figlie e così il protagonista, colpevole d\'aver violato le leggi capitali della natura e della misura, paga col più grave dei castighi: il ridicolo.

Negli intrighi e nelle situazioni comiche in cui Molière ci coinvolge, è chiaro che noi ci divertiamo alle spalle del povero Argante e non è detto che nella nostra vita non ci sia capitato di imbatterci in un malato immaginario o in parenti o pseudo amici che mirano alle sue proprietà o ai suoi quattrini. A teatro, invece, Molière ci trasporta in una situazione incredibile fatta di battute esilaranti, di situazioni imbarazzanti, di cattiveria caratterizzata dai lati più orribili della natura umana.

Così Molière ci descrive un mondo fatto di cattivi consiglieri, di debolezze umane, di fortune molto ambite, di pusillanimi che cercano di approfittare della fragilità umana. Ma questo per fortuna succede solo in teatro grazie a Molière e alla soffice poltrona in quarta fila che ci ospita, o no?