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Mezza Canaja: in corteo contro il governo della paura

via carducci 4' di lettura Senigallia 20/02/2009 - \"In tempi di crisi è necessario costruire il “nemico pubblico” per darlo in pasto al popolo affamato\".

Chi è di casa, chi è straniero, chi è diverso? Partito con un sogno e rimasto senza poetica: Io, migrante italiano in America”. (da “Jackanapes - Sono tuo simile” – Signor K)




“Vengono qua e ci stuprano le nostre donne”. E già, perché le nostre donne possiamo stuprarle solo noi. In fondo è questo il sottointeso che è nella testa di tutti coloro che ripetono questa frase. Quel “nostre” dà la misura del livello di cultura maschilista, machista e fascista che è in quell’espressione. La donna è intesa come un oggetto, qualcosa che si possiede. La causa della violenza sulle donne non è l’immigrazione – neanche statisticamente – ma è l’uomo. Un uomo di merda! “Eh ma, gli immigrati sono tutti criminali, soprattutto i clandestini”. Come dire che tutti gli italiani sono mafiosi, soprattutto i siciliani. “Però ci rubano il lavoro”. Vallo a dire agli operai inglesi!



Potremmo proseguire con i luoghi comuni, soprattutto con quelli che il Governo fomenta con inaudita violenza per costruire il capro espiatorio dei mali che affliggono l’Italia. Ebbene sì, in tempi di crisi è necessario costruire il “nemico pubblico” per darlo in pasto al popolo affamato. L’Italia è in recessione, i consumi calano, gli stipendi vanno a picco, i licenziamenti e la disoccupazione andranno sempre più a costituire la quotidianità di molte persone. Chi lavora, invece, incroci le dita e speri di non essere tra quei quattro che ogni giorno ci rimettono la pelle. É la precarietà che ci rende insicuri e la nostra insicurezza è la loro sicurezza. È la sicurezza dei banchieri e dei ricchi industriali che si sono visti risarcire la crisi che hanno prodotto. È la sicurezza di imprenditori e padroni senza scrupoli che decentralizzano in est-europa mentre in Italia mettono gli operai in cassa integrazione. È la sicurezza dei baroni e delle lobby politico-economiche che gestiscono la formazione e la ricerca. Per tutti coloro che invece si ritrovano investiti dalla crisi, c’è la risposta inutile e umiliante della social card. Il sovrano non vuole che il popolo muoia di fame, tanto meno che assalti i forni!



Il governo Berlusconi e soprattutto la Lega, avevano promesso più autonomia alle regioni, federalismo fiscale, detassazione e: “Padroni a casa nostra, perché Roma è ladrona!”. Mentre i leghisti sono tutti a Roma ad occupar poltrone, nulla di tutto ciò è stato realizzato ed in più nessuna risposta reale alla crisi economica è stata data, tantomeno alcuna forma di ridefinizione dello stato sociale o redistribuzione di reddito. E allora di chi è la colpa? Qualcuno, in fondo, dovrà più degli altri pagare la crisi! Per questo serve il capro espiatorio cui addossare tutti i mali, distogliendo così l’attenzione dalle politiche ad personam del governo. Ecco i migranti, ecco i nuovi untori! La logica che sta dietro le norme vessatorie del pacchetto sicurezza nei confronti dei migranti è la stessa che ordina le cariche contro gli operai di Pomigliano e di Milano.



Il padrone che fa lavorare in nero un clandestino è lo stesso padrone che ricatta i lavoratori italiani sui salari. L’affitto o il mutuo della casa sono un furto per tutti, e il problema delle graduatorie delle case popolari non sono i migranti, bensì l’assenza decennale di una politica abitativa di cui il più grande responsabile è lo Stato. La guerra tra poveri fa comodo a Berlusconi, agli speculatori, ai banchieri, agli strozzini, ai palazzinari, alla mafia e agli squadroni fascisti paragovernativi con la loro politica di coltelli e spranghe. La guerra tra poveri è contro chi lavora, chi studia e tra le mille insidie della precarietà cerca di costruirsi un futuro. La paura, la xenofobia e il razzismo producono insicurezza per tutti e tutte, perché ci rendono diffidenti gli uni verso gli altri. Diffidenti del nostro vicino di casa o di chi ha una lingua diversa. La stessa diffidenza, la stessa paura, che viene richiesta come alibi morale a chi lavora negli ospedali per denunciare un clandestino. La sanità la vogliamo per tutti e la vogliamo gestita da medici e infermieri, non da spie e delatori.



Sabato 21 febbraio alle ore 17 saremo in via Carducci per raggiungere in corteo l’ospedale cittadino e chiedere che la direzione sanitaria locale affermi tramite una posizione netta, ufficiale e pubblica il suo impegno a non denunciare gli immigrati clandestini che necessitino di cure.



CSOA Mezza Canaja - Ambasciata dei Diritti






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 20-02-2009 alle 18:35 sul giornale del 21 febbraio 2009 - 5536 letture

In questo articolo si parla di attualità, mezza canaja, via carducci





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