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lapiagadivelluto: licenziate quelle scimmiette!!

8' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Quando la pianificazione urbanistica di una città viene delegata ai costruttori spesso bisogna correre ai ripari in fretta, per tutelare qualità della vita e incolumità delle persone. Verrebbe anche da ridere, ma non sempre.

di La Piaga di Velluto
lapiagadivelluto.splinder.com


Nella sua relazione al Piano di recupero del Centro Storico di Senigallia, l'architetto Cervellati ha rilevato un "vuoto urbanistico" in piazza Simoncelli. Ebbene, il vuoto c'è, ma non è nel Centro Storico, bensì nella pianificazione urbanistica della città, assente da molti anni e capace, quando echeggia, di errori madornali. Errori che potrebbe fare soltanto quella scimmietta bendata (la chiameremo Gaja) che all'Urbanistica si occupa delle concessioni edilizie. Gaja ha bisogno di poco per lavorare: noccioline, affetto, una mela ogni tanto e qualche parametro urbanistico, tipo superficie fondiaria e indice di edificabilità. Ottenuti questi dati e opportunamente bendata, Gaja estrae da un'urna gli interventi edilizi che possono essere autorizzati. In un'altra urna vi sono i dati sulla consistenza dei servizi esistenti nell'area, sulla mobilità, l'intelligenza, la qualità della vita e la sicurezza. Quest'ultima urna è vuota, perchè il guardiano dello zoo non saprebbe cosa metterci, non è stato formato a sufficienza. I risultati di questa economica procedura di valutazione possono essere devastanti o ridicoli, a seconda del nostro stato d'animo. Ma non lasciano mai indifferenti, o almeno non dovrebbero. Se vi lasciano indifferenti vuol dire che siete pronti per sostituire Gaja quando va in malattia.

Il semaforo di via Cellini.
In una strada urbana di gran traffico (12.000 veicoli al giorno, dati comunali) all'improvviso spunta un semaforo. Dovrebbe essere un semaforo intelligente installato a spese di quel supermercato di quartiere, l'Eurospin, che Gaja, in uno dei suoi capolavori, ha lasciato costruire lungo una delle strade più pericolose della città. Via Cellini, priva di marciapiedi e non più frequentata da pedoni e ciclisti da molti anni, dopo la costruzione della pista ciclabile alla Cesanella. All'improvviso quella strada si è riempita di pedoni e ciclisti, indomiti consumatori che pretendono di fare la spesa a rischio della vita. Occorre una soluzione e Flora, la scimmietta che si occupa di Mobilità, l'ha trovata nel semaforo intelligente. Se fai più di cinquanta ti ferma e il pedone può tentare di attraversare sulle zebre, se fai meno di cinquanta il semaforo resta verde e il pedone s'incazza perchè vai troppo piano. Contraddizioni per tenere il cervello in esercizio.

Fortunatamente, una volta completati i lavori del semaforo, alla Mobilità si sono accorti che i semafori intelligenti sono "sconsigliati" da una circolare della Motorizzazione Civile, perchè causano incidenti e pericolose manovre evasive. In realtà la circolare della Motorizzazione è stata emessa nel 2005, ma Flora era in aspettativa per maternità e nessuno si era accorto di niente. Ora il semaforo dovrà essere modificato, sempre a spese del supermercato, e trasformato in un semaforo pedonale a chiamata, un orpello del secolo scorso di cui credevamo di esserci liberati. Ai poveri pedoni la responsabilità di bloccare il traffico in via Cellini per inseguire il loro 3X2, alla povera Gaja la responsabilità di aver lasciato costruire un centro direzionale commerciale in un posto che al massimo poteva ospitare un'officina. Al guardiano dello zoo la responsabilità di tener pulita la gabbietta di Gaja.

La palestra di campagna
Un fatiscente capannone in travi di ferro, dopo anni di abbandono viene raso al suolo e si trasforma in un avveniristico centro servizi. Qui Gaja ha fatto presto: se c'è bisogno si cambia la destinazione d'uso e il gioco è fatto. Palestra, centro clinico, centro benessere, studi professionali, asilo nido privato e forse tavola calda. Un centro servizi che rappresenta un formidabile attrattore del traffico in tutte le ore del giorno, con un'unico accesso su una pericolosissima strada in discesa, subito dopo una curva, che è stata teatro, un mese fa, di un mortale incidente stradale in cui ha perso la vita un ragazzo di 25 anni. Sembra che il suo investitore andasse ad oltre 120 km/h e a Senigallia, su una strada che consente queste velocità, noi siamo in grado di costruirci un centro polifunzionale. Che sarà inaugurato domenica, presenti le massime autorità cittadine. Qui per la sicurezza si può fare ben poco: impensabile un semaforo, impossibile allargare la strada, inattuabili le barre di rallentamento. L'unica alternativa, dato che l'edificio si trova anche a venti metri dall'Autostrada, è l'apertura, a spese dell'impresa, di un casello d'uscita per il parcheggio del centro servizi. In fondo c'è in progetto la terza corsia dell'Autostrada e chissà che la scimmietta Flora non ci stia già pensando...

Strada della Marina
Qui il peccato è veniale: cosa volete che sia per Gaja lasciar costruire un condominio di dodici appartamenti a cinque metri da quella che diverrà la principale bretella di raccordo per la Complanare? Strada della Marina, un'area tutt'altro che residenziale, priva di condomini e soltanto con qualche pacifica casa bifamiliare, la strada dove verrà deviato tutto il traffico pesante di attraversamento della città. Per prendere questa decisione Gaja non sarà neanche stata bendata, il guardiano dello zoo stava spulciando Flora...

Il depuratore
Borgo Ribeca, quarantaquattro appartamenti a venti metri dalle vasche di primo salto del depuratore e una piccola bugia, per vendere le case quando il cliente arriccia il naso: il depuratore sarà spostato. Per farlo potrebbero occorrere 10-15 milioni di Euro e soprattutto qualcuno disposto a spenderli. In attesa del gonzo con le tasche bucate, il comitato contro la puzza di Borgo Ribeca avrà quarantaquattro nuovi soci e si attesterà saldamente al comando della classifica dei numerosi comitati cittadini. Qualche Consigliere comunale ha puntualmente rilevato il controsenso esistente fra la camera con vista depuratore e la sanità pubblica, ma nulla è avvenuto, neanche un tentativo di tesi negazionista. Qui a Gaja più che bendargli gli occhi hanno dovuto tappargli il naso. E tutti noi, ogni volta che andiamo in bagno, dovremmo tirare lo sciacquone con un gesto di contrizione. La solidarietà non si vede soltanto nella condivisione delle discariche.

Via Cupetta
Quello che per anni ha tentato di diventare un piccolo quartiere modello, edilizia a misura d'uomo, scuola materna ed elementare, un rapido accesso al centro città e la campagna tutt'intorno, sta diventando un deposito attrezzato di edifici grazie ad una serie d'interventi che stanno spremendo tutto lo spazio disponibile. L'ultimo in esecuzione, prevede la costruzione di un maxi condominio di trenta appartamenti proprio di fronte alle scuole, in quello che era un grosso orto. In un piccolo appezzamento di terra su via XXVIII settembre sono stati costruiti circa cinquanta appartamenti, con tutte le soluzioni per sfruttare lo spazio, compreso il condominio - sottiletta. Via Cupetta, larga solo sei metri, trafficatissima per via dell'accesso all'Ospedale, alle scuole, agli studi medici, al semaforo di via Camposanto Vecchio, rapida alternativa dell'intasatissima via Po, specialmente d'estate. Il futuro riserva per via Cupetta anche la maxi rotatoria di uscita dalla Complanare per l'Ospedale e per il centro. Niente male per un quartiere che negli anni ottanta poteva candidarsi come modello di vivibilità e servizi.

Via Monteverdi
Qui Gaja ha tutte le scusanti: è stata ingannata dagli architetti e da un progetto di edilizia ecocompatibile, quella che ti risolve tutti i problemi dentro casa per scaricarli fuori, alla collettività rozza ed inquinante. Il complesso CAMAC, all'avanguardia per vivibilità, con la sua piazza "luogo d'incontro", la fontana, i giardini, la sua "rete di mobilità interna". Nel progetto del complesso CAMAC via Monteverdi era considerata "marginale" ed "esterna", con tutta la progettualità concentrata sulla piazza. Questo nella relazione dell'architetto, con il piccolo dettaglio che l'accesso ai condomini e a tutte le numerose attività che si sono accalcate nell'avveniristico complesso avviene da via Monteverdi che è diventata una breve arteria della città, un collettore di traffico, un congestionato budello. Dall'altra parte del complesso la piazza rimane deserta, piena di erbacce e di bidoni della differenziata, nessuno la usa, non porta da nessuna parte se non nel parcheggio degli ambulatori medici e se devi fare una telefonata discreta è proprio lì che devi andare: non ti disturberà nessuno. Al CAMAC l'architettura ha commesso il suo peccato mortale: chiudersi e specchiarsi in sè stessa e scaricare problemi e criticità all'esterno, sulla città.
Un po' quello che fa Gaja, quando rimedia due coccole e un po' di noccioline.

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Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 16 gennaio 2008 - 9557 letture

In questo articolo si parla di la piaga di velluto

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