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Il turismo a Senigallia? Speriamo bene

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Sabato 29 dicembre. Io ed una mia amica di Ancona decidiamo di andare a mangiare una pizza. A Senigallia. Alle 18, vado da “Porta Braschi” per prenotare un tavolo. “Per le otto e un quarto-otto e mezzo”, dico alla cameriera.

da Mariangela Paradisi


La pizzeria è gestita da una bella ragazza, figlia di un noto ed apprezzato pizzaiolo della città. Dovrebbe conoscere bene il mestiere, dunque. Il locale è piccolissimo, ma gradevole. Seduti ai tavoli s’intrattengono rapporti quasi intimi coi vicini, tanto sono ravvicinati. Ma, tant’è: sono le dure regole del mercato. E’ comprensibile.

Arriviamo alle 20,45. Vediamo un tavolo libero e, dicendo alla cameriera: “Dev’essere quello che abbiamo prenotato”, ci “accomodiamo”. Nel senso che la mia amica - un po’ in carne - riesce a far passare indenne il suo sedere sulla pizza del vicino ed io, più fortunata col peso, a sistemare il mio lungo cappotto sulla sedia a mo’ di coperta.

La cameriera ci porta il menu. Ma dopo qualche minuto arriva la proprietaria, e mi dice: “Questo tavolo lo dobbiamo utilizzare per aggiungerlo a quelli vicini: alle 21 arriva una comitiva di nove persone”. Rispondo: “Ok, ci spostiamo. Ma dove? Non vedo altri tavoli liberi”. E lei: “Siete arrivate in ritardo, e il suo tavolo l’ho ceduto”. A quel punto, rispondo (a bassa voce) che non importa, ce ne andiamo. Ma che, forse, lei ha trovato il modo giusto per perdere clienti: in vita mia, mai mi era capitato che un ristorante – e non una mensa aziendale che fa i turni per i pasti – non mantenesse fede ad una prenotazione anche quando si ritarda un po’, come può capitare uscendo di sabato sera. Sto per uscire dal locale, quando mi sento dire (ad alta voce dal centro del locale) dalla gentile proprietaria: “Allora lei è una cafona!”.

A questo punto mi chiedo: è questa la famosa e beneducata accoglienza “di velluto”? Senigallia, non campa di turismo? E in una pizzeria troppo piccola per essere remunerativa senza turni massacranti di clienti che s’ingozzano per far posto a quelli che incombono a dieci centimetri dal piatto, non sarebbe più professionale appendere sulla porta un cartello con scritto: “Non possiamo accettare prenotazioni”? E se la proprietaria avesse voluto risolvere gentilmente la faccenda, come tutti si aspettano che faccia un gestore di un locale, non sarebbe stato meglio dire con eleganza: “Mi dispiace per il contrattempo, signora. La ospito domani sera, se vuole”, anziché lasciarsi andare agli insulti, al di là di chi poteva avere ragione o torto?

Il turismo a Senigallia? Speriamo bene, gente…





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 31 dicembre 2007 - 3800 letture

In questo articolo si parla di turismo, mariangela paradisi





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