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Pericolosità sismica, Senigallia non è al sicuro

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Presentato martedì pomeriggio a San Rocco il risultato di uno studio che ha coinvolto La Pprotezione Civile, la Regione Marche, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e numerose università italiane tutto dedicato al rischio sismico nella fascia costiera di Senigallia, tra l'autostrada ed il litorale. Interessanti i risultati.
Assenti Guido Bertolaso e Ginmario Spacca.

di Michele Pinto
michele@vivere.marche.it


L'incontro, presentato da Roberto Oreficini Rosi direttore della Protezione Civile delle Marche è stato aperto da Luana Angeloni e Patrizia Casagrande Esposto.
"Non si tratta di uno studio puramente accademico, ma sarà uno strumento molto utile in mano alle amministrazioni locali e alla Protezione civile per garantire la sicurezza dei cittadini." ha detto Luana Angeloni.
"Sono consapevole dell'importanza di questo problema - ha detto Patrizia Casagrande Esposto - perché tutti i 49 comuni della regione sono a rischio sismico, tanto che ho deciso di tenere per me la delega alla protezione".

Lo studio è stato diviso in numerosi aspetti, ciascuno affidato ad un'università diversa, che ha potuto avvalersi dei dati e delle ricerche effettuate dalle altre istituzioni.
E' stato quindi creato un percorso che nel pomeriggio di martedì è stato ripercorso dai vari relatori, dala raccolta dei dati fino alla presentazione dei risultati.

Marco Mucciarelli dell'Università della Basilicata ha spiegato come il titolo della Ricerca, Scenari di Pericolosità sismica nella fascia costiera marchigiana. La microzonazione sismica di Senigallia sia una sorta di "Facciamo finta che". Ovvero una raccolta di ipotesi di eventi sismici di cui si studiano le possibili conseguenze, di modo che si possa sapere da subito cosa potrebbe succedere e come reagire all'eventualità di un terremoto.

Gianluca Valensise, dell'INGV si è occupato della ricerca e dell'identificazione delle possibili sorgenti dei sismi.
Le faglie nel nostro sottosuolo sono numerose, ma corte e spezzate. Da questo ha concluso che la potenza massima che possiamo aspettarci non potrebbe essere superiore a quella del terremoto del 30 Ottobre del 1930.

Gabriele Scarascia Mugnozza dell'università la Sapienza di Roma ha ricostruito il sottosuolo senigalliese.
Questo ha comportato un enorme lavoro di raccolta di tutti i dati pregressi, circa 500 interventi, e di alcune trivellazioni effettuate appositamente.
Il territorio senigalliese è molto variegato, presenta delle "terrazze marine" al Cesano, dei depositi fluviali in centro e zone più antiche a sud della città.
Questo a portato alla creazione di un modello in 3d del sottosuolo cittadino.

Teresa Crespellani dell'Università degli Studi di Firenze ha studiato, a partirte dal modello realizzato dall'università romana, il possibile comportamento dei terreni in caso di sisma, avvalendosi dei pochi dati storici a disposizione e di molte simulazioni al computer.

Maria Rosario Gallipoli del CNR ha raccolto numerose misurazioni, ottenute con sismografi di piccoli terremoti, ad esempio di un microsisma verificatosi a Falconara, di modo che si potessero studiare le differenze nei differenti luoghi della città ed anche in 17 edifici messi a disposizione da privati.
Ne è risultato che la risonanza maggiore è stata rilevata dai sismografi situati alle Saline e al Foro Annonario. E' stata anche studiata la relazione tra il tipo di edifici ed il tipo di terreno su cui sono costruiti.

Enrico Priolo dell'INOGS di Trieste ha realizzatoun modello in 3d del sottosuolo che va da Chiaravalle a Mondolfo 30x25x10Km, comprendente tutte le faglie sismiche. Dalle simulazioni realizzate con un super computer a 16 processori ne è risultata una maggior amplificazione delle onde sismiche nella zona costiera.

Elena Speranza ha coordinato un complicato studio sugli edifici della città. Ne è risultato che Senigallia è una città estremamente variegata, tanto che è stato necessario dividerla in 21 comparti e identificare be 35 tipologie di edifici.
Se molto pochi sono gli edifici particolarmente vulnerabili, di cui nessuno nel centro storico, altrettanto pochi sono quelli realizzati in maniera completamente antisismica. Questi ultimi si trovano soprattutto nelle zone di ultima urbanizzazione.

Ha tratto alcune conclusioni Marco Mucciarelli dell'Università della Basilicata.
Le zone del centro storico e quelle più vicine al mare, a causa della maggior quantità di sedimenti, amplificano maggiormente le onde sismiche, ma riescono comunque ad attenuare di più la forza di un eventuale sisma, e questo le rende più sicure.
Col tempo a Senigallia sono stati costruiti edifici sempre migliori, ma le nuove zone di urbanizzazione sono più pericolose, la percentuale degli edifici che sopravviverebbero ad un sisma quindi non è cambiato molto.








Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 05 dicembre 2007 - 5521 letture

In questo articolo si parla di michele pinto, terremoto, auditorium san rocco





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