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Il piacere della parola scritta

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Domenica scorsa nell'ambito degli "Intermezzi d'agosto" promossi dal Circolo d'iniziativa culturale e dalla rivista "Sestante", è stata presentata l'opera prima di Luca Rachetta, un giovane scrittore senigalliese.

di Fabrizio Chiappetti
direttore@viveresenigallia.it


Secondo uno dei tanti luoghi comuni gli italiani amano descriversi come un popolo di santi, poeti e navigatori.
Tralasciando stavolta l'indagine sulle virtù morali e marinare, gli eredi di Dante e Petrarca non è che se la passino benissimo quanto a uso e apprezzamento della propria lingua madre. Se è vero, come è vero, che lo standard linguistico per i programmi televisivi si aggira intorno ai duecento vocaboli; oppure, che la percentuale dei compatrioti che acquista e legge più di due libri all'anno non sfonda il muro del 10%. La giaculatoria, come al solito altro vizio patriottico, potrebbe continuare. E invece si ferma subito, per salutare una bella novità narrativa.
Domenica scorsa, infatti, nell'ambito degli "Intermezzi d'agosto" promossi dal Circolo d'iniziativa culturale e dalla rivista "Sestante", è stata presentata l'opera prima di un giovane scrittore senigalliese, Luca Rachetta. Si tratta di una raccolta di racconti, intitolata "Dove sbiadisce il sentiero" (L'Autore Libri, 2006), il cui merito primo è quello di riconciliarci con la lingua italiana.
In tempi di frasi corte, sms, scritture sincopate per non dire strozzate, specchio di un pensiero altrettanto corto, è decisamente stimolante ritrovare pagine costruite con perizia, selezione del lessico, sintassi ricca ma senza ripiegamenti: una buona scrittura che fa toccare con mano quell'ampio ventaglio di potenzialità espressive che in molti, compresi gli scrittori professionisti, sembrano aver dimenticato.
E così il pubblico che ha riempito il cortile di palazzo Mastai ha potuto fruire della lettura di Mauro Pierfederici, che ha proposto quattro racconti dei diciannove che compongono il volume. Si scopre in questo modo un mondo letterario assai variegato, tanto nei registri stilistici quanto nella caratterizzazione dei personaggi e nella costruzione delle trame. Un mondo intimo, di cui lo scrittore si fa carico con una buona dose di umorismo (forse il registro migliore), elegante nella forma quanto irriverente nella sostanza: antidoto prezioso in tempi in cui ridere è diventato un obbligo sociale, un pilastro delle pubbliche relazioni, della politica come dello spettacolo.
Quello è un ridere a comando, a seconda delle convenienze. Mentre il sorriso che fa ritrovare "Dove sbiadisce il sentiero" è prodotto da uno sguardo intelligente sulla vita quotidiana, senza eludere le tante zone d'ombra che comunque la costellano.






Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 16 agosto 2007 - 2583 letture

In questo articolo si parla di fabrizio chiappetti, sestante





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