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Barbara: presentato il libro Americo Severini, campione di Ciclocross

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Se nella vita esistesse solo il ciclismo... sarei stato più volte campione del mondo. A tutti i ciclisti la mia memoria, a tutti gli amici il mio cuore”.
La chiosa e la dedica di Americo aprono e condensano (con una di quelle fulminee e geniali sortite alla... Severini) il “suo” libro.

da Umberto Martinelli
Il libro “Americo Severini, campione di Ciclocross” stato presentato nella sua Barbara, con il pieno concorso del suo paese (guidato dal suo sindaco) e del suo pubblico pedalato.

Migliore accoglienza non poteva esserci per Giordano Cioli e per la sua signora Mirella Meloni: l’amalgamato e affiatato tandem autore del lavoro editoriale, per i tipi della Donchisciotte (tanto per rimanere in perfetta linea con il personaggio “bizzarro e frizzante come pochi”: parole di Lino Secchi, il vicepresidente della Federciclismo che ha telefonato dal Messico per salutare nel corso del vernissage il suo ed il nostro “Micco”).

Americo Severini, Campione di Ciclocross - L’amore infinito per la bici: questo il titolo dell’opera, di cui subito hanno incominciato a godere gli appassionati-estimatori-tifosi-simpatizzanti-curiosi della vita.

Una corsa lunga 117 pagine con ricco corredo fotografico (più appendici): dall’omaggio dell’allievo pentairidato Renato Longo ai ringraziamenti rivolti a tutti i sostenitori e collaboratori, dai versi di Gianni Messersì all’avventura milanese, dal “Piccoletto tra i Grandi” (Coppi, Bartali, Magni...) al pratista, dal professionista all’ “Eterno secondo di Enzo Tortora”, dai quattro podi mondiali ai tre titoli italiani (e ai sette argenti tricolori), dal “Grazie Americo” all’addio al professionismo.

La presentazione non poteva che tradursi in spettacolo.
Nella gremitissima arena dello storico Salone Comunale (a porte aperte vista l’impossibilità di contenere tutti), è bastato infatti solo stuzzicare e provocare ogni tanto l’indomito scattante torello 76enne sempre in forma (classe 1931) per ottenerne quelle reazioni gagliarde che l’avevano fatto e lo fanno grande personaggio.
- Micco, con il senno di oltre mezzo secolo dopo, rifaresti quello che hai fatto?
Farei peggio!
Americo invece ha dato il meglio, quale autorevole capitano, ottimamente spalleggiato e scortato dai gregari di lusso della kermesse.
In testa ai quali il primo cittadino Raniero Serrani e Luciano Antonietti, presidente del Consiglio Provinciale e già sindaco di quella pedalatissima Corinaldo, in cui Severini non poteva che vincere, ai tempi belli.

I quali (come ha sottolineato lo storico Ettore Baldetti) sono forse oggi ancora più “belli”, considerando l’infinita giovinezza (provate a togliervi di ruota in pianura l’eterno “Scoiattolo del ciclocross”!) e la calda notorietà (con annessi premi-gratificazioni-inviti) di cui gode il privilegiato barbarese.

“Barbarin” era uno dei suoi soprannomi: “per associare Barbara (il toponimo del piccolo paese collinare d’origine) alla sua minuscola taglia, è nato il personaggio”.
Questo il profilo tratteggiato da Luigi Severi del Club Amici della Bici di Senigallia, sodalizio orgoglioso di aver “adottato” con immenso affetto Severini, come ha ricordato ai coinvoltissimi e reattivi astanti il presidente societario Fabio Mancini.

Alle spalle degli ospiti-relatori, a fungere da sfondo emblematico, era la vecchia bici “uscita dalle officine Giuseppe Olmo di Celle Ligure nel 1947, portata in gara da Americo Severini nei primi anni della sua lunga carriera”.

Il gioiello è stato messo a disposizione dal collezionista Leonardo Stefanini, amico degli amici senigalliesi, che da diversi anni voleva soddisfare il grandissimo desiderio della pubblicazione del libro: “Il sogno si è realizzato, Americo si merita questo.”

La compartecipe, plaudente e riconoscente barbaresità ha avuto le voci del prete-mito della comunità, don Irio Giuliani, e del simbolo del genius loci, il regista (già maestro-professore-direttore didattico fuori schema) Mario Tinti. Puntualmente alla consolle: il tecnico Leonardo Rossini.

Il dvd creato dal fotografo Angelo Papi ha portato la serata al culmine dell’emozione e della commozione: il giovane Severini è riemerso insieme alla vecchia cara Barbara (grazie alla fototeca di Raffaele Rossini), che si è divertita a ricreare gran gruppo compatto con i campioni della veracità e della sorgività: gli indimenticati e ribattezzati “ranocchiari”, primi dei quali mamma Emma e babbo Collatino Severini.

Il campanile di Barbara si è stagliato altissimo sulle valli del Misa e del Nevola, ben oltre i suoi quotidiani 25 metri.
In profondità sono invece andati tutti gli intervenuti, a cominciare dall’amico Alfredo, che ha ricordato a quello che era anche etichettato “Tetano” (per la sua amabile e fantasiosa selvatichezza) la prima vittoria in assoluto, a Jesi, 61 anni addietro.