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Da Senigallia in marcia verso il G8 di Rostock

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
C’era una volta la “belle epoque” neoliberale. C’era Clinton con la sua mascella da soap-opera e l’idea dell’ “ulivo mondiale”. Era la fine degli anni novanta dello scorso secolo, la storia era finita già da un pezzo ed i potenti della terra si riunivano nelle piazze delle capitali mondiali in una pubblica manifestazione di sfarzo, lusso e potere.

dal Csa Mezza Canaja


Tutti potevano guardare, tutti potevano ammirare, tutti potevano desiderare, tutti potevano “partecipare” alla corte postmoderna di Re Sole. I sudditi osservavano la magnificenza dei regnanti nell’illusione che un giorno – molto presto – un briciolo di quella ricchezza e di quello sfarzo sarebbe toccata anche a loro. E in fondo perché non crederci, l’impero del male non esisteva più, la democrazia a stelle e strisce aveva vinto, l’economia privata cresceva svendendo patrimoni pubblici e diritti. Insomma, la storia umana si avviava verso il meritato lieto fine.

Ma qualcosa andò storto: la mascella di Clinton divenne ancora più pronunciata quando vide quelli che riteneva i suoi sudditi più devoti – in quanto i più ricchi – prendere per il bavero i delegati che si dirigevano al grande banchetto indetto dal WTO. I sudditi si erano ribellati, avevano tolto la tovaglia dal banchetto rompendo tutta l’argenteria. Il WTO falliva, la democrazia neoliberale restava nuda e per coprire la propria vergogna decretò lo stato d’assedio ... Seattle, 30 novembre 1999.

Il resto è storia. La storia di una “belle epoque” mai esistita, di paesi come l’Argentina ridotti alla fame dalle politiche di rapina del FMI, di diritti sociali venduti al miglior offerente, di profitti privati fatti sulla pelle e col sudore di migliaia di persone in tutto il mondo, di multinazionali, banche ed organismi sopranazionali che decidono ed organizzano un sistema economico fondato sulla costante rapina dei beni pubblici e comuni, spingendosi fino a brevettare la vita. E’ anche la storia del nostro paese e dello “spazio europeo” in cui viviamo, aperto per merci e capitali, ma chiuso agli esseri umani che fuggono dalla guerra e dalla fame. Uno spazio dove flessibilità e precarietà hanno tolto la possibilità ad ogni persona di poter dare una prospettiva alla propria vita. Uno spazio dove il lavoro nelle mani della “libera concorrenza” genera più di tre morti al giorno. Uno spazio dove da sinistra a destra si lanciano campagne allarmistiche sulla sicurezza, il controllo, il proibizionismo moralista e dove contemporaneamente, tramite imprese e cooperative, si sfrutta ogni angolo delle città, ogni risorsa ambientale per accaparrarsi profitti da reinvestire nel loro mercato clientelare.

In questi spazi però si determina una resistenza. Le battaglie nelle strade di Genova e di Buenos Aires hanno sparso semi. I frutti raccolti portano il sapore delle lotte in difesa dei beni comuni dalla Val Di Susa a Vicenza, dell’insorgenza delle banlieues e della lotta vincente contro il CPE, del rifiuto della privatizzazione delle università in Grecia e nella difesa dei centri sociali sotto sgombero da Copenaghen a Trento. Dal 6 al 8 giugno gli otto grandi si riuniranno in Germania per pianificare i prossimi passi della belligerante svendita del nostro pianeta, per organizzare e gestire quel processo di distruzione continua chiamato neoliberismo, che fa sì che nel mondo una persona muoia di fame ogni minuto, che il divario tra ricchi e poveri aumenti sempre di più, che la guerra sia il principale strumento per risolvere la crisi economica ormai strutturale in cui versa l’occidente e che per eliminare ogni opposizione riduce la libertà al codice antiterrorismo.

Da Senigallia partiamo con molti per raggiungere i molti ed insieme tentare d’impedire lo svolgimento del G8. Il capitalismo è una creazione umana e come tale ha avuto un inizio ed avrà una fine. Partiamo verso la Germania per dare il nostro piccolo ed umile contributo affinché ciò avvenga il prima possibile … See you on the Barricades!





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 04 giugno 2007 - 2821 letture

In questo articolo si parla di mezza canaja





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