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Il congresso della Margherita non è stata un'occasione di dibattito

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
La Margherita di Senigallia ha vissuto il 17 febbraio scorso il suo secondo, e probabilmente ultimo, Congresso locale in preparazione di un soggetto riformista più ampio: il Partito Democratico all’interno dell’area del Centro Sinistra per candidarsi ad una rinnovata guida politica del Paese.

dagli iscritti della Margherita
sostenitori della candidatura di Giovanni Tinti


Il Congresso locale della Margherita, putroppo, però, anziché essere colto come occasione per un serio dibattito sui temi che oggi rappresentano il cuore della politica nazionale è stato utilizzato in gran parte per “l’esercizio” di posizioni personalistiche e autoreferenziali che hanno impedito, di fatto, qualsiasi seria riflessione, il clima vissuto infatti è stato quello della “conta interna”, per la volontà di alcuni di portare al proprio referente di corrente il “peso” di tessere che pur esistenti ancora come meccanismo di adesione e di rappresentanza nei Partiti non devono “uccidere” la capacità di elaborazione e di riflessione della base del Partito.

Fasulle sono e non corrispondenti alla realtà le “etichette” dietro le quali si sono nascosti durante il Congresso Comunale alcuni esponenti della Margherita locale: “Ulivisti non Ulivisti”, “Prodiani non Prodiani”, un esempio concreto su tutti fin troppo evidente ai più attenti alle vicende politiche locali: l’aver spacciato per “vittoria Ulivista” l’elezione del Segretario locale con i voti determinanti di qualche esponente di lungo corso che ha criticato e polemizzato duramente e a più riprese con la segreteria politica in carica fino a pochi giorni fa giudicata chiusa e integralista rispetto alle culture diverse che si riconoscono nella Margherita.

Chi ha vera cultura politica non ha bisogno di slogan e di suggestioni, ma propone contenuti, metodi, e azioni politiche ed amministrative di prospettiva. Per molte persone impegnate nella Margherita locale essere “Ulivisti” significa: saper leggere ed interpretare i nuovi bisogni della Società Civile, in particolare delle nuove generazioni sempre più disorientate e sempre più prive di riferimenti culturali e politici, saper valorizzare il patrimonio culturale e politico cattolico democratico in grado di confrontarsi e dialogare con pari dignità con l’esperienza politica comunista fatta di cattolici e non. Significa agire nella gestione interna del Partito con metodi aperti e trasparenti e non con metodi integralisti che sviliscono e riducono ogni proposta diversa ad attacchi personalistici a questo o a quello, personalizzando il dibattito e dividendo le persone tra “amici e nemici”, senza comprendere che la differenza degli altri ci sfida verso due direzioni: ci mette di fronte al nostro limite, ma anche alla nostra unicità, ma poi ci costringe a trovare ogni volta un ponte, a cercare ciò che è comune, a costruire il linguaggio e le regole dello scambio.

Quindi ci sentiamo di fare un augurio sincero al nuovo Segretario della Margherita locale, di non ripetere l’errore fatto dal Segretario che l’ha preceduto di essere continuamente in contraddizione tra teoria e prassi, di saper dimostrare con i fatti la sua autonomia da interessi personali di piccolo cabotaggio, perché, anziché guidare la Margherita locale nel delicato e complesso percorso di confronto verso la nascita del Partito Democratico porterebbe la Margherita ad un’implosione ed a una chiusura improduttiva su vecchie logiche senza capacità di attrarre nuove persone nella presunzione sterile di possedere la verità politica che in realtà produce solo arroganza e paura del confronto.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 17 marzo 2007 - 17728 letture

In questo articolo si parla di margherita, giovanni tinti





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