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Moni Ovadia e le storie del signor Keuner

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Cartelli che passano, spezzoni di storia proiettati su di un muro, un’orchestra di uomini travestiti da donzelle, e una cantante appesa al soffitto. Ci sono tutti gli ingredienti per non sapere dove guardare. Questo è la messa in scena di le storie del signor Keuner di Bertold Brecht fatta da Moni Ovaia e Roberto Andò, tenutasi giovedì sera presso il teatro la Fenice.

di Giulia Angeletti


Serata inaugurale di scuola di pace e un importante appuntamento nella stagione teatrale della Fenice, le storie del signor Keuner fatta da Moni Ovaia e Roberto Andò sono state accolte con molto entusiasmo da un pubblico quanto mai numeroso.

A cinquant’anni dalla morte di Bertold Brecht, Moni Ovaia e Roberto Andò, riprendono un’opera ancora non molto conosciuta della letteratura brechtiana, le storie del signor Keuner, una serie di parabole e di racconti, in parte ancora inediti in Italia.

Le riflessioni del signor Keuner sono quelle dello stesso Brecht, che si interroga su il rapporto tra il cittadino e la guerra, il patriottismo, il nazionalismo, ed altri temi all’epoca scottanti. Brecht-Keuner si ritrova ad essere due volte esule, a causa del nazismo, e poi a causa di un comunismo in cui non si riconosce.

Il testo di Brtecht viene riadattato da Ovaia e Andò con un taglio cabarettistico molto particolare. Innanzi tutto c’è un miscuglio di lingue diverse ( oltre l’italiano c’è il tedesco, il russo, il francese, l’Yiddish e lo spagnolo ), c’è poi l’uso di coreografie e di una multimedialità del tutto inusuali per il teatro italiano, che catturano il pubblico, che non sa più dove guardare.

Accanto ad Ovaia che recita, da uno schermo appeso al palcoscenico parla il signor Keuner impersonato da alcuni personaggi famosi, tra i quali Alessandro Bergonzoni, Massimo Cacciari, Dario Fo, Gino Strada e molti altri.

Sottofondo dello spettacolo, la bravissima e divertentissima orchestra, la Stage Orchestra, dove i musicisti suonano, cantano e ballano vestiti da donne, e loro stessi sembrano aver indossato quei costumi per la prima volta tanto si divertono a prendersi in giro come in una mascherata.

Infine lunghi minuti di applausi, e un saluto speciale di Moni Ovaia, che ha messo in luce l’importanza della pace al giorno d’oggi come valore alternativo a quello delle vittorie militari e della guerra, che portano solo morti e sciagure.

Moni Ovadia ringrazia il pubblico di Senigallia





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 24 novembre 2006 - 5229 letture

In questo articolo si parla di teatro, teatro la fenice, giulia angeletti





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