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culture migranti: Assef: lontano da un paese occupato

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Assef viene da Jenin, città della Palestina che nel 2002 fu teatro della terribile strage del campo profughi. Nel ’90, a venti anni, arriva a Senigallia con una borsa di studio messa a disposizione dal suo paese che lo porta tra i banchi di un istituto professionale.
Sono passati 16 anni ed Assef è tornato in Palestina solo tre volte, aspettando che la situazione migliori. Lì si continua a morire, mentre il mondo guarda in silenzio.

di Giulia Angeletti


Con altri studenti palestinesi, Assef è partito nel ’90 alla volta dell’Italia con un aereo giordano, poiché gli aeroporti della Palestina sono controllati e usati dagli israeliani. Assef aveva infatti ricevuto una borsa di studio per completare la sua formazione in una scuola professionale delle Marche. Lui ha scelto l’istituto alberghiero Panzini di Senigallia.

In Palestina Assef aveva frequentato il liceo classico, con gli ottimi risultati che gli hanno permesso di ricevere la borsa di studi.
Arrivato in Italia, appena ventenne, ha frequentato un corso di lingua per tre mesi a Jesi, e poi il 18 settembre, come ancora ricorda bene, ha iniziato di nuovo la scuola superiore, ma questa volta in Italia.

Nella sua classe, racconta, c’erano altri 5 ragazzi che come lui avevano ottenuto delle borse di studio. Di quei 5, però, soltanto un altro ragazzo oltre a lui ora è rimasto in Italia, mentre gli altri sono tornati in Palestina, alcuni anche prima di finire gli studi. Il problema, almeno nel suo caso, si è verificato al terzo anno di scuola quando gli hanno tolto la borsa di studio. Per continuare gli studi, che gli piacevano molto, è stato quindi costretto a trovarsi un lavoretto.

Come primo lavoro Assef ha fatto quindi il portiere in un hotel, e intanto studiava. Questo lavoro gli ha permesso di rimanere in Italia, e allungare la sua permanenza per motivi di studio.
Preso il diploma è subito entrato nel mercato del lavoro, trovando quelle difficoltà che trova qualsiasi giovane alla ricerca di un’occupazione. Ha fatto il pizzaiolo in vari ristoranti e pizzerie, fino al gennaio scorso da quando lavora per il Panzarotto.

Assef ha una famiglia molto numerosa: padre, madre, 5 fratelli e una sorella, tutti rimasti in Palestina; dal suo arrivo in Italia è tornato nel suo paese solo tre volte, un po’ per questioni di lavoro, un po’ perché la situazione non è certo delle migliori. Assef racconta che due anni fa la moglie è tornata in Palestina per un mese, ma che durante la sua permanenza è restata sempre chiusa in casa, perché era pericoloso andare per strada, soprattutto per una donna.

Quella di Jenin è una zona molto calda, dove avvengono spesso scontri armati, e “punizioni” collettive da parte dei soldati israeliani. Assef ricorda ancora, quando era ragazzo, che più di una volta era stato arrestato dai soldati israeliani senza alcun motivo plausibile. E le cose oggi non sono cambiate da 16 anni fa: ancora stragi, odio e sangue, sotto lo sguardo indifferente di un mondo, o di una parte di mondo, che non ha abbastanza interessi in gioco per intervenire.

I problemi in Palestina ci sono. Sorvolando l’aspetto politico, basta osservare la vita che fanno i suoi cittadini: le attività sono molto ristrette, e controllate da vicino dagli israeliani, come nel caso della scuola; non si possono usare o leggere libri politici; c’è poi l’embargo che non permette, tra le altre cose, ai palestinesi di trattare con le banche. Assef racconta inoltre l’esempio dei suoi fratelli, che da sette mesi non prendono più gli stipendi.

La cultura della Palestina, è abbastanza diversa da quella Italiana, ma questo non ha costituito un ostacolo per Assef, che dice di essersi subito ambientato benissimo con la gente e con le loro tradizioni. “La nostra è una società mista. La Palestina è la culla del cristianesimo, eppure io sono mussulmano. Le vostre tradizioni, come il Natale, o la Pasqua, sono ormai state assimilate dalla nostra cultura”, racconta Assef.


   

EV




Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 17 novembre 2006 - 20043 letture

In questo articolo si parla di immigrati, senigallia multietnica, giulia angeletti

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