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Michael Nyman non delude il pubblico di Senigallia

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
In poco più di ora di esibizione il compositore e la sua band hanno offerto all’affollatissima platea del Teatro La Fenice alcuni dei pezzi più preziosi dell’immenso repertorio dell’ecclettico compositore londinese.

di Michela Sbaffo
redazione@vivereosimo.it


Una rassegna di Kino-music, musica da film, filone eccellente nel quale Nyman ha saputo emergere sin dalla fine degli anni ’60 regalando suono e vita alle pellicole di Peter Greenaway, Jane Campion, Michael Winterbottom e innumerevoli altri registi.

Complici il palco minimamente arredato e la tinta nera predominante di impalcature e strutture, chi avesse voluto avrebbe potuto con facilità astrarsi dalla presenza dei musicisti per ‘riproiettare’ –diciamo così- davanti a sè le immagini dei film.

Wonderland (1999, di Winterbottom) al primo posto della scaletta d’esecuzione: un tema per ognuno dei protagonisti, dal dialogo tra il sax soprano e il pianoforte di “Molly” all’intensità orchestrale e fragorosa di “Eddie”, per terminare con “Nadia”, più passionale nel dolce contrappunto di flauto e archi.

La vicenda surreale dello shakesperiano mago Prospero (Prospero’s Books, 1991, di Greenaway) esplode con vigore nel rincorrersi degli archi cadenzato dalle trombe in “Prospero’s Curse” e con “Yellow Sand” mantiene il suo ritmo incalzante di trombe e sassofoni. Chiude in crescendo “Miranda” affaticando in ritmi veloci e sostenuti la coppia di sax soprani e gli archi.

Nyman affastella temi su temi in una scriptio continua, un moto perpetuo di note, di temi che tornano ossessivamente nella partitura pur se mai identici a sè stessi: mutamenti quasi impercettibili a mano a mano scompaginano la frase musicale in un continuo divenire e imprigionano l’ascoltatore alla catena melodica.

L’energia del ciclo del mago Prospero si stempera nell’abbraccio raccolto degli archi che selezionano alcuni momenti di The Libertine (2004, di Laurence Dunmore) e richiamano una fumosa Londra secentesca ancora illuminata dalle torce e teatro delle spregiudicate imprese del conte Wilmot.

La Michael Nyman Band, elettronicamente amplificata, produce suoni giganteschi, apparentemente sproporzionati al reale organico di musicisti. Perciò quando il suono del pianoforte di Nyman per la prima volta si è levato da solo, non accompagnato dal resto dell’orchestra, si è immediamente percepita la forte intimità del momento, del resto forse il momento più atteso dal pubblico, ovvero l’esecuzione di parte dei temi di The Piano (Lezioni di piano, 1993, di Jane Campion, Palma d’Oro a Cannes, 3 premi Oscar).

Se forse si può definire meccanica e fredda, quasi affrettata, l’esecuzione di “Big my secret” e del successivo “Silver fingered fling”, con “The Heart asks Pleasure first” Nyman ha saputo ritrovare quelle sonorità calde e passionali che, costellando la travagliata vicenda amorosa ed esistenziale di Ada, sono rimaste impresse nel cuore del pubblico mondiale. Da qui un lungo applauso che ha segnato un crescendo nel rapporto tra platea e orchestra (e Nyman ovviamente) fino a qui ancora un pò ingessato.

Rotto finalmente il ghiaccio, applausi sempre più numerosi per i successivi movimenti di The Draughtsman’s Contract (1982, di Greenaway) “Chasing Sheep”, “Eye for Optical Theory” dal sapore chiaramente barocco, e di Drowning by Numbers (1988, sempre di Greenaway) “Trysting Fields/Sheep and Tides”, “Wheelbarrow Walk”, “Fish Beach” “Knowing the Ropes”, fino al travolgente applauso finale, richiesta di bis e autografi da parte degli estimatori del maestro, che gentilmente si è reso disponibile.






Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 06 novembre 2006 - 2687 letture

In questo articolo si parla di musica, teatro la fenice, michela sbaffo





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