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Alle Fenice personaggi, maschere, attori, vita e finzione: Pirandello insomma

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Sabato sera e domenica pomeriggio, due fortunate rappresentazioni alla Fenice, hanno portato in scena i “sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, con regia di Carlo Cecchi, che recitava anch’egli nella veste di regista.

di Giulia Angeletti
La stagione teatrale della Fenice è iniziata alla grande con il doppio appuntamento di sabato e domenica con i “sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello. La rappresentazione curata da Carlo Cecchi è approdata a Senigallia dopo essere stata messa in scena in 77 città, per un totale di 295 recite. Lo scorso ottobre la compagnia si è esibita a Berlino, e il prossimo dicembre sarà presente a Parigi.

Sei personaggi in cerca d’autore”, insieme con “ciascuno a suo modo” e “questa sera si recita a soggetto”, fa parte della Trilogia del teatro nel teatro, dedicata ai conflitti tra gli elementi che concorrono a dar vita allo spettacolo teatrale, e cioè: autore, capocomico o regista, attori, spettatori e critici. Metateatro.

Pirandello stesso scrive di come quei sei personaggi gli siano apparsi: “Qualcosa brulicava in quell’ombra, in un angolo della mia stanza. Ombre nell’ombra che seguivano commiseranti la mia ansia, le mie smanie, i miei abbattimenti, i miei scatti, tutta la mia passione, da cui forse erano nate o cominciavano ora a nascere”. E ancora: “Sei personaggi presi in un dramma terribile, che mi vengono appresso, per essere composti in un romanzo, un ossessione, e io che non voglio saperne, (…) e loro che mi mostrano tutte le loro piaghe, e io che li caccio via…”.

Quei personaggi, venuti fuori dall’ombra, da una parte nascosta dell’autore che non vuole più saper nulla di loro, sono costretti ad andare in giro per trovare qualcuno che rappresenti il dramma della loro vita. Il dramma di una famiglia.
Arrivano così alla compagnia teatrale diretta da Carlo Cecchi. Ognuno di loro racconta frammenti di storie personali che insieme compongono una verità fatta di abbandoni, sofferenze, desideri di vendetta e morte.

Il padre, uno dei personaggi dice al regista “…si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla…o donna. E si nasce anche personaggi!”.
Paradossalmente il dramma dei personaggi, invece di diventare realtà nelle parole e nei gesti degli attori, rimane qualcosa di finto, come se i veri personaggi, i veri manichini fossero gli attori. E i personaggi, nati dalla fantasia, da un’illusione, acquistassero una loro vera e autentica realtà.
Gioco strano, in cui non si capisce più chi recita e chi sta ad ascoltare, chi vive e chi fa finta di vivere.