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Non c'è spazio nelle mense scolastiche per bimbi vegetariani

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Sono un padre che porta sua figlia ad una scuola materna di un comune marchigiano, Senigallia, ed ho preso la decisione di scrivere questa lettera perché amo mia figlia e credo in una società fondata sulle diversità e nella loro integrazione, cioè a che le persone che la compongono, ciascuna nella loro particolarità di credo, quale che esso sia e a qualsiasi livello si ponga, possano stare insieme nel rispetto reciproco.

da Gianluca Bucci
genitore
Faccio questa premessa ad ampio respiro per introdurre un fatto che altrimenti potrebbe sembrare di poco conto a chi la pensa diversamente da me. La questione riguarda l’alimentazione alle mense scolastiche ed in particolare alla scuola materna che frequenta mia figlia. Io e la mia famiglia adottiamo una dieta vegetariana da anni, vale a dire, nello specifico, che non facciamo uso di carne, pesce e limitiamo l’uso delle uova. Non scenderò nei particolari di una scelta che trovo profondamente sana, etica e non in contrasto con i fondamenti della religione cristiana, per motivi che non voglio qui argomentare e non certo perché mancano, ma perché voglio solo portare un piccolo spunto di riflessione più semplice. Ai tempi dell’asilo nido ci siamo affidati, per l’alimentazione di nostra figlia, alla gentilezza delle gestrici di un asilo privato disponibili all’acquisto e alla preparazione di alimenti vegetariani.

Alla scuola materna il discorso è stato fin da subito diverso perché non c’è stata disponibilità ad accogliere la diversità della nostra scelta alimentare. E ci siamo dovuti adattare. Il risultato è stato, per il primo anno di frequenza, l’uso massiccio di formaggi, ricotta quasi sempre, con cui mia figlia ha finito spesso per fare delle palline per giocare. All’inizio di quest’anno, il secondo, le cose sembravano cambiate. Proprio alla scuola ci è stato consegnato uno stampato del comune di Senigallia a cura dei ‘Servizi educativi, culturali, sociali e sport’ e dell’ASUR Marche, zona territoriale n.4, Senigallia, Dipartimento di Prevenzione, Servizio igiene alimenti e nutrizione. Il titolo dello stampato è: ‘Come ottenere diete speciali’. Lo stampato in questione è stato giustamente diviso in ‘diete che necessitano di prescrizione medica’ e ‘diete che non necessitano di prescrizione medica’. In quest’ultima sezione c’è la parte che ci interessa e cioè la ’dieta etico religiosa’, perché trovo queste parole ben rappresentative della nostra scelta alimentare come famiglia : etica e religiosa.

Come ho già detto non voglio entrare nel merito delle motivazioni religiose – e non parlo di una religione piuttosto che un’altra ma, se possibile, delle motivazioni di tutte le religioni - e neppure di quelle etiche, che potrebbero apparire troppo sofisticate. Voglio fare solo una semplice riflessione su ciò che è successo. Posto che, come specificato nello stampato, abbiamo indirizzato all’ente preposto, cioè l’ufficio comunale competente, la domanda per una ‘dieta etico religiosa’, spiegando la scelta alimentare che desideravamo per nostra figlia nei pasti che consuma a scuola. Posto che, sempre dallo stampato : “ Il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione valuta l’adeguatezza dal punto di vista sanitario, mentre l’Ufficio Comunale verifica la compatibilità con l’organizzazione complessiva del servizio di refezione scolastica” e che “ Non può essere adottata nessuna dieta (…) se non preventivamente autorizzata”, ebbene, posto tutto questo abbiamo ricevuto la telefonata della dietista dell’ASUR che ci avvertiva del fatto che nostra figlia non avrebbe potuto avere a scuola un’alimentazione adeguata e che portarla a pranzo a casa qualche volta poteva essere una scelta saggia per riequilibrare l’alimentazione. Quando abbiamo chiesto spiegazioni le risposte avute ci hanno veramente lasciato l’amaro in bocca.

La dieta che avevamo richiesto non è stata accettata cosi che la logica conseguenza era che nostra figlia doveva arrangiarsi con quello che c’era, nello specifico tre giorni alla settimana su cinque senza secondo. Le motivazioni, queste : non è previsto nel capitolato di spesa del comune l’acquisto di alimenti.e preparati a base vegetale (seitan, tofu ed altri) ormai facilmente disponibili sul mercato come ottima e alternativa fonte proteica per l’alimentazione di ogni essere umano. Alla richiesta di mia moglie di poter almeno integrare l’apporto proteico mancante con un maggior impiego di cereali e legumi, la risposta è stata che questi sono alimenti che richiedono troppo tempo per essere preparati e cucinati e che non era possibile inserirli più di quanto già previsto nella dieta per non rallentare il lavoro di chi cucina e prepara il cibo nelle mense scolastiche (!).

Ci è stato chiesto inoltre di firmare una lettera in cui autorizzavamo questo tipo di dieta. Noi non lo abbiamo fatto perché non era la nostra scelta far sedere a tavola nostra figlia a guardare gli altri bambini mangiare. Noi desideriamo che nostra figlia abbia ogni giorno un pasto completo e che si senta fiera della sua diversità e non emarginata. La risposta è stata che se non firmavamo a nostra figlia sarebbe stato servito il pasto standard. Conosco persone che hanno avuto un trattamento simile e non lo trovo rispettoso né sul piano etico né su quello religioso ma soprattutto, senza scomodare parole e riflessioni complesse, non lo trovo rispettoso sul piano umano. Qual è il senso di uno stampato che pubblicizza e informa di un servizio se questo servizio non c’è la disponibilità o la volontà a renderlo operativo ? Per finire, pensando a come sta diventando multietnica la nostra società e quindi anche la nostra cultura e quanto probabilmente ancor più potrà diventarlo in futuro, non lo trovo foriero di buoni auspici per i nostri figli. Ci sono molti segni nel nostro tempo di come questo atteggiamento può essere pericoloso. Anche su larga scala. La diversità esiste ed è la bellezza del mondo secondo un noto proverbio . Si può cercare di rispettarla o si può ricondurla all’omologazione. Io preferisco la prima scelta.