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Intimidazioni della polizia alla stampa locale

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Fare informazione è di per sé compito arduo. Lo è ancor di più quando quelli che dovrebbero essere i “gestori dell’ordine” impediscono ai giornalisti di fare il proprio mestiere: quello di raccontare ciò che accade.

da Marco Benarrivo
Il Messaggero
da Michele Pinto
Vivere Senigallia


Acquisire informazioni per tentare di raccontare al meglio i fatti è un’attività che non impedisce ai poliziotti di fare il loro lavoro, né li ostacola in alcun modo, né esaspera animi già caldi come quelli che c’erano sabato pomeriggio nel piazzale della Rotonda.

Ed invece nel momento in cui mi sono avvicinato ai manifestanti di Forza Nuova per raccogliere qualche loro dichiarazione su quanto stava accadendo, due ispettori in forza al Commissariato di Senigallia hanno cercato d’impedire a me e a miei colleghi di altre testate di avvicinarci a quelli dell’estrema destra.

Non sono riusciti nel loro intento perché io e i miei colleghi abbiamo molte più “palle” di loro. Non ho avuto nessun problema a far capire ai due ispettori cosa pensavo del loro atteggiamento che, con tutta la mia ingenuità, ritenevo dettato soltanto da quel “rambismo” che a volte si riscontra in qualche esponente (pochi per fortuna) delle forze dell’ordine.

Forze dell’ordine che ho sempre rispettato, difeso ed a volte persino aiutato. Invece purtroppo non era “rambismo”, ma molto peggio: era un velleitario e malriuscito tentativo di impedire che noi giornalisti raccogliessimo le dichiarazioni dei militanti di Forza Nuova che, guarda caso, volevano criticare proprio la polizia (come si può leggere nel loro intervento pubblicato da Viveresenigallia).

I poliziotti, insomma, volevano semplicemente impedire che sui giornali uscisse anche una sola riga che mettesse in cattiva luce il loro operato anche se quella sola riga sarebbe poi stato il virgolettato della dichiarazione di un esponente di una forza estremistica e quindi difficilmente recepibile come “verità assoluta” dalla maggior parte dei lettori.

Chiaramente sono stato minacciato di denuncia da uno dei due ispettori in questione. Non vedo l’ora che quella denuncia mi venga notificata. So che altri colleghi sono stati trattati analogamente, Michele Pinto compreso, e spero che abbiano l’ardire di dire la loro. Il tutto per amore della verità e della completa informazione. Basta con i “circolare per favore” e basta con le macchine fotografiche sequestrate, quando tutto ciò viene fatto non per difendere interessi generali o diritti riconosciuti dalla legge, ma solo per difendere se stessi e la propria pusillanimità.

Marco Benarrivo

Durante i momenti più tesi di sabato pomeriggio un signore in borghese mi si avvicina, si presenta, e mi dice che mi hanno visto fare delle foto in primo piano ai poliziotti. Non avendone fatti mi faccio accompagnare da un poliziotto per fargli controllare.
Sfogliando sulla macchina digitale le foto fatte, dove ovviamente non ci sono primi piani, il poliziotto individua una foto ed un video dei poliziotti in stato di sommossa.
Mi ordina, non chiede, ordina, sebbene molto gentilmente, di cancellarle. Io non voglio problemi e cancello. Si avvicina un altro poliziotto, che mi aggredisce verbalmente ripetendomi quello che il suo collega mi aveva detto più educatamente.

Poco dopo ho scattato foto molto simili alle precedenti che vedete pubblicate negli articoli di oggi.
Come potete vedere dalle foto non c'era nulla di eclatante e sinceramente non mi spiego il comporatamento di quei due poliziotti.
Se non volevano pubblicassi loro foto per non essere riconosciuti era sufficiente chiedermi di non pubblicarle, non avrei avuto problemi.

Giudico il loro gesto dei due poliziotti grave perché lede la libertà di informazione. Per questo non ho voluto che passasse sotto silenzio.

Ci tengo anche a precisare che, a mio avviso, il comportamento delle forze dell'ordine durante tutto il pomeriggio è stato esemplare.
Se non ci sono stati scontri il merito va tutto a Polizia e Carabinieri.

Michele Pinto

   

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Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 04 settembre 2006 - 3947 letture

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