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Adè nonna v’arconta d.la fiera d S.nigaja

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
C’era na volta…ma num è na fola,
c’era na volta machì na gran fiera.
Ma miga durava na giurnata sola,
durava ‘n mes e più, matina e sera.

Dalle parole di Renata Sellani prende via la storia della nostra Fiera Franca di Senigallia, che ha radici sin dal 1200.

di Giulia Angeletti
poesie di Renata Sellani


La leggenda vuole che la Fiera sia iniziata nel 1200, quando le reliquie di Santa Maria Maddalena furono portate da Marsiglia a Senigallia. Per l’occasione si costruì una chiesa intitola alla santa, e per la consacrazione, il 22 Luglio, si fece una grande festa. L’affluenza alla festa incoraggiò a replicarla anche gli anni seguenti.

Questa grande partecipazione di persone alla festa della Maddalena invogliò i mercanti a portare ed esporre le loro merci. I mercanti e i compratori che portavano fuori e dentro le merci dalla città dovevano pagare un “dazio di passo”, che venne abolito solo nel 1458, quando la fiera divenne non più una festa religiosa, ma un vero e proprio mercato.

Ritroviamo questa storia anche in una sonetto in dialetto senigalliese di Renata Sellani:

Sent la storia: c’era na signora,
vuleva f.st.già la Madalena.
Ha fatt costruì na chiesa ‘ncora
p.r la r.liquia e facc na novena.

Vuleva tanta gent a tutt l’ora
e ha ‘nv.ntat na festa e a malapena
c’ bucava la gent. Cr.sceva alora
sempr d’ più e la città era piena

p.r pr.gà ‘n-t-la chiesa propri nova,
a ved la r.liquia, ch’era nuta
da Marsiglia. Acusì fann na prova.

Sa tanta gent cunvien a fa na fiera
e d’acord tutti quanti l’hann vuluta
e ha incumunciat propri ch.la sera.


Il luogo della Fiera era il così detto “Porto”. Si intendeva con tal nome, non solo il rione, ma anche il lungomare di destra.
Le merci vendute erano cappelli, stoffe, calzature, mercerie, lavori di legno e in ferro, terraglie comuni, stracci, pale, archibugi e profumi. Senigallia assumeva nei giorni della Fiera un aspetto caratteristico per la ricchezza e la varietà dei prodotti, per le vie affollate, per la pittoricità e varietà dei costumi, e per la diversità delle lingue (accorrevano anche greci, tedeschi, francesi, svizzeri…).

Durante il periodo della Fiera, che durava nei tempi migliori fino ad un mese, la popolazione passava dai 8000 ai 30000 abitanti.
L’innovazione più originale fu quella del cosiddetto Tendato: un enorme telone che veniva steso all’altezza del primo piano di case, che aveva la funzione di riparare uomini e merci dai raggi del sole di Luglio, trasformando la vecchia cittadina in una sorta di grandiosa galleria.

La fiera raggiunse il suo massimo splendore all’inizio del 1700, per poi subire una lenta decadenza dovuta al problema dei dazi, la pericolosa rivalità di Ancona e in seguito di Venezia, e la diffusione di alcune epidemie che rendevano problematico l’approdo delle navi nel porto.
Infine, con la proclamazione del regno di Italia nel 1861, il Porto franco di Senigallia venne abolito, e la Fiera si trascinò per alcuni anni fino a scomparire del tutto. L’ultima celebrazione della Fiera Franca risale al 1869.

Montesquieu, il grande pensatore illuminista francese, durante i suoi viaggi, visitò anche la Fiera di Senigallia, e racconta nei sui scritti dei mercanti di ogni nazione che ha incontrato nelle vie della Fiera: “ i Greci portano pellami, sete ed altre mercanzie del loro paese; i mercanti di Francia e di Buccarizza, legname; quelli di Brescia ferro lavorato; quelli di Napoli vasi di ceramica, olio, frutta; da Venezia arrivano manufatti”.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 28 agosto 2006 - 3776 letture

In questo articolo si parla di fiera sant'agostino, renata sellani, giulia angeletti

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