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Arrivano i nostri

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Paolo Ferrero nella prima sua intervista rilasciata come ministro della Solidarietà Sociale ha annunciato che proporrà la regolarizzazione di tutti i lavoratori clandestini.

da Malih Mohamed


Sono bastate queste parole per dare i crismi dell’ufficialità alla voce, da tempo in circolazione, ma alla quale mancava, sinora, l’avallo di una fonte attendibile, circa una sanatoria prossima ventura. Lacuna colmata.
I primi ad avvertirne l’eco sono stati i gestori dei Phone center che, pochi attimi dopo la dichiarazione del neo ministro, hanno visto crescere di parecchio il loro volume d’affari.
Il motivo è presto svelato: il popolo migrante ha preso d’assalto computer, telefoni e tutto l’armamentario tecnologico necessario e ha scandagliato il web e occupato l’ettere per chiedere conferma e scambiarsi notizie sulla sanatoria che verrà.
Un tam tam (bit bit) elettronico che, partendo dal Rione porto, in men che non si dica, ha diffuso l’intenzione del neo ministro, facendola giungere fino alla tenda più sperduta del deserto marocchino.
E poco importa se quella che all’origine era poco più che una mezza intenzione, strada facendo, ha assunto le sembianze di qualcosa di molto simile a un decreto legge a cui, tutt’al più, mancherebbe solo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale prima della sua effettiva entrata in vigore.

Ringalluzziti dalla buona novella, molti “Vu Cumpra” (brutta espressione…meglio ambulanti) sembra quasi che portino con non chalance e meno inarcati del solito il giogo ingombrante del borsone nero che di solito si trascinano appresso e dove è possibile trovare di tutto: dalle mutande da due soldi, passando per capi firmati, all’ultimo grido in fatto di DVD e CD (cosa non ti combina la globalizzazione…).
A gioire, però, non sono solo i clandestini: sicuramente ci sarà anche qualche furbetto a cui non mancherà, certo, modo per trarre profitto dalle peripezie burocratiche in cui molti suoi compaesani ’incapperanno per mettersi in regola.
Molto si può ancora fare, se sanatoria sarà e per passare a cose più serie, per evitare a migliaia di persone disagi e disavventure simili a quelli che il “Decreto flussi” con le sue “quote d’ingresso” aveva causato solo pochi mesi fa.
Le ultime di cronaca ci dicono che è ricominciata la cosiddetta emergenza sbarchi.

C’è da aspettarsi che quest’anno, per via della possibile sanatoria, un numero ancora più cospicuo di clandestini sfideranno la sorte mettendo in gioco la loro stessa vita nel tentativo di raggiungere via mare l’Italia.
Molte sono le imbarcazioni di fortuna, infatti, per imperizia di chi li capitanava o per aver affrontato la traversata in condizioni di mare improbe, non sono mai giunte a destinazione, o si sono incagliate a pochi metri dalla meta, scaricando a riva i loro carichi di morte e speranza. Una lugubre contabilità stima ad oggi in 20.000 i morti.
A questo proposito la senatrice dei verdi Tana de Zelueta ha annunciato che ripresenterà il disegno di legge (seguito all’appello che i quattro premi Nobel italiani e 200 parlamentari rivolsero all’allora governo in carica ) per chiedere il recupero della nave e delle vittime, quasi trecento migranti, del naufragio avvenuto nella notte di natale del 1996, così da permettere ai familiari delle vittime il sacrosanto diritto di piangere i loro cari. Ecco le parole di Pecoraro Scanio in appoggio alla senatrice: “E ora di recuperare il relitto e con esso la dignità del nostro paese. Sarebbe un gesto utile anche per l’immagine internazionale dell’Italia”.

Mi permetto di sottoporre all’attenzione della nascente ambasciata dei diritti questa iniziativa della senatrice Tana de Zelueta perché credo che interessarsi della tragedia della “nave fantasma” (come la stampa italiana ha battezzato questo naufragio) possa rientrare in pieno nella sua missione: solo un ambasciata può, per via della lunga distanza che separa i familiari delle vittime del naufragio dal luogo dove esso è avvenuto, infatti, a ragione, chiedere e pretendere (avvalendosi del megafono della fitta rete delle sue consociate), che il diritto all’elaborazione del lutto possa infine avvenire.
Questa può essere anche un occasione per riscattarsi dalle scontate accuse che certi incontinenti commentatori spesso muovono ai promotori dell’Ambasciata dei diritti, secondo cui il protagonismo del Mezza Canaja nel rivendicare i diritti dei più deboli sia mosso più che altro da un malcelato esibizionismo propagandista.

   

EV




Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 26 maggio 2006 - 3245 letture

In questo articolo si parla di immigrati, malih mohamed

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