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Un'arma in casa? Meglio di no

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
La sezione senigalliese dell'Associazione Nazionale Carabinieri, con un incontro dibattito a San Rocco ha cercato di spiegare le normative che regolano la "legittima difesa" soprattutto dopo la nuova normativa. Giovanni Tinti

di Michele Pinto
michele@vivere.marche.it


L'uso delle armi e la legittima difesa nella privata dimora e nel luogo di esercizio dell'attività commerciale. Questo il titolo dell'incontro organizzato dall'ANC per spiegare la nuova normativa e per capire se valga la pena prendere il porto d'armi per difendersi da se.
Su una cosa l'avvocato Lorenzo Mecarelli ed il Magg. cc. Aldo Scalinci, relatori dell'incontro, e tutti gli interventi del publico erano concordi. Si tratta di una legge "di fine legislatura", una legge affrettata che presenta al suo interno numerose contraddizionie si presta a diverse interpretazioni anche da parte dei giudici.
Solo dopo alcuni anni di applicazione, ha precisato l'avvocato Mencarelli, se ne potrà dare un'interpretazione certa.

Di fatto la novità portata dalla nuova legge consta della possibilità di difendere anche i beni propri o altrui oltre che la vita, propria o altrui.
Rimangono però molti limiti. Rimane la proporzionalità della difesa rispetto all'offesa.
I relatori hanno hanno evidenziato però come un aggredito non può certo, in una situazione concitata, starsi a chiedere se la propria reazione sia sproporzionata o meno.
Emblematica la conclusione dell'avvocato Mencarelli: "Meglio un brutto processo che un bel funerale".

Giovanni Tinti, organizzatore dell'incontro, ha concluso, in base a quanto ascoltato, che, nonostante la nuova legge, preferirà non prendere il porto d'armi.

Ma i temi trattati nell'ottica di cosa convenga fare al cittadino lanciano altre importanti domande, che escono dalla sfera dell'incontro organizzato dall'ANC, ma che hanno trovato un vasto interesse nel dibattito seguente.

Il Magg. cc. Aldo Scalinci ha evidenziato come la giurisprudenza nordeuropea ed americana abbia un approccio verso questo problema assolutamente diverso rispetto a quello della giurisprudenza latina. Come è stato ben sisntetizzato in un intervento dell'Avvocato Roberto Paradisi: "Noi vorremmo dalla parte di Abele e non da quella di Caino".

Giuseppina Massi, della Scuola di Pace ha invece fatto notare come sia inumano mettere sullo stesso piano la difesa della vita con quella dei beni materiali.

Giovanni Tinti, Aldo Scalinci e Lorenzo Mencarelli

   

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Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 22 maggio 2006 - 4513 letture

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