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Paradisi: che farsa queste quote rosa

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
"La inqualificabile bagarre che si è scatenata sul nome del nuovo assessore che dovrà entrare a far parte della Giunta offre un esemplare spaccato della qualità degli uomini che governano Senigallia e della loro forte provincialità".

da Roberto Paradisi


Sia chiaro: questo dibattito fatto di rivendicazione di prebende e posticini al sole, non ci appassiona.
Nemmeno ci appassiona sapere se in consiglio comunale tornerà Nardella (l’ex berlusconiano che di danni al turismo ne ha fatti fin troppi) o altri.
Quello che lascia divertiti (qui l’indignazione non ha più senso) è l’ordine perentorio del sindaco sulle cosiddette “quote rosa”.
Si tratta della nuova patetica frontiera del “politicamente corretto”, per cui se si nasce donne si è intelligenti, sensibili e si ha innegabilmente (per chi?) un valore aggiunto. Se si nasce uomini, il valore bisogna dimostrarlo.
Non basta dunque prendere centinaia di voti (e quindi dimostrare di essere persone stimate dai cittadini che si amministrano) per fare l’assessore dunque.
Mentre è sufficiente, se si è donne, avere preso sì e no i voti dei propri familiari. E’ il caso di certi nomi al femminile in quota Margherita di cui si è discusso in questi giorni.
Persone che non hanno ottenuto la fiducia della città, e dunque fatte uscire dalla porta del consiglio comunale dai senigalliesi, erano pronte a rientrare dalla finestra della cooptazione (istituto giuridico tanto antico quanto fortemente anti-democratico). Un bel modo di intendere la politica.
La stessa Patrizia Giacomelli, sulla cui serietà nulla vi è da obiettare, rischia seriamente di diventare assessore non perché i senigalliesi le hanno dato fiducia o per particolari qualità tecniche, ma semplicemente perché “donna”.
Tutto questo ha l’aria della farsa. Sarebbe bello tornare a discutere tra uomini e donne in termini normali, in cui il valore delle persone non lo stabilisce il sesso ma il merito.
Ma sarà difficile fino a che saremo immersi in questa sottocultura di deriva femminista, minoritaria tra la cittadinanza e maggioritaria nel mondo politico (gli stessi politicanti uomini attribuiscono alle donne un valore aggiunto al loro, tanto che continuo a chiedermi per quale motivo non si dimettono dagli incarichi lasciando spazio alle non-elette).
Certe femministe dovrebbero chiedersi perché gli elettori, piuttosto che certe donne in politica, preferiscono votare gli uomini.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 12 maggio 2006 - 3227 letture

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